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Isole Tremiti

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Wikipedia:WikiProject/Progetto geografia/Antropica/Comuni Isole Tremiti
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Immagine:Isole Tremiti-Stemma.png
Stato: Italia
Regione: Puglia
Provincia: Foggia
Coordinate:
Latitudine: 42° 7′ 0′′ N
Longitudine: 15° 15′ 0′′ E
Mappa
Altitudine: 40 m s.l.m.
Superficie: 3 km²
Abitanti:
367 2001
Densità: 122 ab./km²
Frazioni: San Domino e San Nicola 
Comuni contigui: nessuno
CAP: 71040
Pref. tel: 0882
Codice ISTAT: 071026
Codice catasto: E363 
Nome abitanti: tremitesi 
Santo patrono: Santa Maria Assunta 
Giorno festivo: 15 agosto 
Comune
Posizione del comune nell'Italia
Sito istituzionale


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«...non va dimenticata la dimensione storica delle isole. Ciò che consiglio è di fare una vacanza della conoscenza, per ricostruire la memoria storica dell’arcipelago, protagonista, nei secoli scorsi, di rilevanti avvenimenti storici. Queste isole sono così ricche di storia, di cultura e di leggende che vale la pena conoscerle per poterne godere a piene mani.»
(Lucio Dalla, in un'intervista sul web, maggio 2002)

Le isole Tremiti sono un arcipelago dell'Adriatico, sito a 12 miglia nautiche a nord del promontorio del Gargano (Lago di Lesina) e a 24 ad est della costa molisana (Termoli).

Amministrativamente, l'arcipelago costituisce il comune di Isole Tremiti (367 abitanti) della provincia di Foggia. Il comune fa parte del Parco Nazionale del Gargano ed è dal 1989 riserva marina.

Anche essendo il più piccolo e il secondo meno popoloso (con meno abitanti vi è solo Celle di San Vito) comune della Puglia è uno dei centri turistici più importanti dell'intera regione. Per la qualità delle sue acque di balneazione è stata più volte insignita della Bandiera Blu, prestigioso riconoscimento della Foundation for Environmental Education.

Per approfondire, vedi le voci Isola di San Domino, Isola di San Nicola, Isola di Capraia (Tremiti), Cretaccio (Tremiti) e Isola di Pianosa (Tremiti).

Indice

[modifica] Composizione dell'arcipelago

L'arcipelago è composto dalle isole di:

  • San Domino, la più grande, dedita al turismo dove è presente l'unica spiaggia sabbiosa dell'arcipelago (Cala delle Arene).
  • San Nicola, ivi risiede la maggior parte della popolazione, è il gioiello storico-artistico dell'arcipelago.
  • Capraia, o Caprara o Capperaia, la seconda per grandezza, completamente disabitata.
  • Pianosa, distante una ventina di chilometri dalle sue sorelle maggiori, si presenta come un pianoro roccioso in mezzo ai flutti del mare, anch'essa completamente disabitata.
  • Il Cretaccio, anziché la più piccola isola dell'arcipelago può essere considerato il suo più grande scoglio, è un gigantesco cumulo di creta incastonato tra San Domino e San Nicola.
  • Degno di nota, al fianco del Cretaccio, lo scoglio chiamato la Vecchia.

[modifica] Storia

Abitate già in antichità (IV-III secolo a.C.) le isole per secoli furono soprattutto un luogo di confino. In epoca romana l'imperatore Augusto vi relegò la nipote Giulia che dopo vent'anni di soggiorno forzato ivi morì. Nel 780 Carlo Magno esiliò alle Tremiti Paolo Diacono che, però, riuscì a fuggire.
Nell'VII secolo fu fondata l'abbazia benedettina sull'isola di San Nicola, che da questo momento in poi legherà saldamente il suo nome alle vicende storiche, politiche ed economiche delle isole adriatiche. Le prime notizie certe dell'abbazia di Santa Maria a Mare (definita da Émile Bertaux la Montecassino in mezzo al mare) sono datate all'inizio dell'XI secolo. Si ha notizia della riedificazione da parte dell'abate Alderico della chiesa con consacrazione nel 1045 da parte del vescovo di Dragonara. L'abbazia rimase un possedimento dell'abbazia di Montecassino per circa un secolo, nonostante le richieste di autonomia e le proteste dei religiosi tremitesi. Nel XIII secolo, oramai svincolata dal monastero cassinese, aveva possedimenti in terraferma dal Biferno fino alla cittadina di Trani. Nel 1237 il possesso dell'abbazia passa ai monaci cistercensi. In seguito Carlo I d'Angiò munisce il complesso abbaziale di opere di fortificazione. Nel 1300 l'abbazia fu depredata dal corsaro dalmata Almogavaro e dalla sua flotta, i quali trucidarono i monaci mettendo fine alla presenza cistercense nell'arcipelago. Nel 1412, in seguito a pressioni e lettere apostoliche, e su diretto ordine di Gregorio XII, una piccola comunità di Lateranensi, proveniente dalla chiesa di San Frediano in Lucca e guidata da Leone da Carrara si trasferì sull'isola per ripopolare l'antico centro religioso. I Lateranensi restaurarono il complesso abbaziale, ampliandone inoltre le costruzioni, soprattutto con la realizzazione di numerose cisterne ancora oggi funzionanti ed estesero i possedimenti dell'abbazia sul Gargano, in Terra di Bari, Molise e Abruzzo. Nel 1567 l'abbazia-fortezza di San Nicola riuscì a resistere agli attacchi della flotta di Solimano il Magnifico. L'abbazia fu soppressa nel 1783 da re Ferdinando IV di Napoli che nello stesso anno istituì sull'arcipelago una colonia penale. Nel periodo napoleonico l'arcipelago fu occupato dai murattiani che si trincerarono all'interno della fortezza di San Nicola resistendo validamente agli assalti di una flotta inglese. Di questi attacchi sono visibili ancora oggi i buchi delle palle di cannone inglesi sulla facciata dell'abbazia. Nel 1843 re Ferdinando II delle Due Sicilie con l'intento di popolare le isole vi deportò delinquenti comuni dei bassifondi napoletani. Nel 1911 furono confinati alle Tremiti circa milletrecento libici che si opponevano all'occupazione coloniale italiana. A distanza di un anno circa un terzo di questi erano morti. In epoca fascista l'arcipelago continuò a svolgere la sua funzione di confino, ospitando tra l'altro anche il futuro Presidente della Repubblica Sandro Pertini.

[modifica] Leggende

[modifica] I miti legati a Diomede

L'arcipelago ha legato nel corso dei millenni il suo nome ha quello dell'eroe acheo Diomede, tanto che in antichità le isole furono chiamate isole Diomedee (Insulae Diomedeae). La leggenda vuole che nacquero per mano di Diomede, quando gettò in mare tre giganteschi massi (corrispondenti a San Domino, San Nicola e Capraia) portati con sè da Troia, e misteriosamente riemersi sotto forma di isole. Qui l'eroe approdato, ebbe il primo contatto con la Daunia, prima di sbarcare sul Gargano, nei pressi di Rodi alla ricerca di un terreno più fecondo, peregrinando per la Daunia e unendosi in matrimonio con la figlia Euippe (secondo alcuni si chiamava Drionna, secondo altri Ecania) di Dauno, re dei Dauni. Una variante di questo mito, con meno basi epiche, vuole che i tre massi fossero avanzati dal carico che l'eroe omerico aveva utilizzato per tracciare i confini del suo nuovo regno, la Daunia, quindi con collocazione dell'episodio già dopo il matrimonio con Euippe.
Ma la leggenda non vuole solo la nascita delle Tremiti legata a Diomede, ma annoda anche la morte di questi all'arcipelago pugliese.

Molte narrazioni diverse tra loro sono accomunate dal collocare il luogo della scomparsa dell'eroe nelle isole dell'Adriatico. Alcune parlano della morte avvenuta in seguito ad un naufragio, ma la versione più comune della leggenda narra del ritiro di Diomede, insieme ai suoi compagni, sull'arcipelago dove l' eroe andrà incontro alla morte. Sull'isola di San Nicola vi è una tomba di epoca ellenica chiamata ancora oggi la tomba di Diomede.

Particolare interessante della leggenda riguarda le diomedee (che i tremitesi chiamano arenne), caratteristici uccelli che popolano le falesie e le scogliere dell'arcipelago. Infatti si vuole che questi uccelli, dal nome riconducibile all'eroe greco, siano i compagni di quest'ultimo trasformati da Afrodite per compassione (secondo varie versioni, tra cui quella di Dionisio di Alessandria) o per vendetta (secondo Virgilio).

In quest'ultima versione la metamorfosi dei compagni dell'acheo non è collegata alla morte dell'eroe, ma ai contrasti di questo con la dea Afrodite. La versione non virgiliana, che è anche quella più narrata, vuole invece che la dea per compassione verso il dolore dei compagni di Diomede li abbia trasformati in uccelli, appunto le diomedee, che con i loro garriti (simili ai vagiti di un bimbo), soprattutto notturni, continuano a piangere affranti la scomparsa del loro condottiero.

[modifica] Il Tesoro di "Diomede"

il tipico paesaggio delle isole tremiti in una foto d'atmosfera
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il tipico paesaggio delle isole tremiti in una foto d'atmosfera

Un'altra leggenda legata all'arcipelago, riportata dalla Cronica Istoriale di Tremiti scritta da don Benedetto Cocarella nel '500, narra di un eremita che scelse l'isola di San Nicola intorno al 312 d.C. come luogo di ritiro e di contemplazione. Secondo la leggenda, una notte gli apparve in sogno la Madonna indicandogli il luogo in cui doveva scavare per rinvenire un tesoro di monete e monili, il cosiddetto tesoro di Diomede, e di edificare con questi una chiesa in onore della Vergine Maria. La cronaca vuole che l'eremita, o perché temesse l'opera diabolica dietro l'apparizione, o per non abbandonare la meditazione e l'ascesi per improvvisarsi costruttore, ignorò l'invito mariano. Allora la Madonna riapparve al monaco, questa volta «con viso alterato e occhi sdegnati» in segno di rimprovero per l'atto di disobbedienza. In seguito a questa seconda apparizione il monaco superò le sue diffidenze e obbedì agli ordini mariani, ritrovando il tesoro e costruendo con questo un edificio dedicato alla Vergine. Pare che la storia del prodigioso ritrovamento si diffuse in fretta trasformando San Nicola in meta di avventurieri in cerca di tesori, o come riporta la Cronica, di pellegrini che accorrevano per la notizia del miracolo, e l'eremita in difficoltà dovette chiedere l'aiuto del Papa che affidò il governo dell'isola all'Ordine di San Benedetto.

[modifica] Altre

La fantasia popolare ha coronato ogni luogo delle isole di suggestioni. All'isola-scoglio del Cretaccio è legata una leggenda, dalle tinte macabre, che vuole che su di esso si aggiri di notte, soprattutto in concomitanza di bufere, un uomo che regge tra le mani la sua testa, popolando lo scoglio argilloso delle sue urla. Sarebbe il fantasma di un detenuto evaso dalla colonia penale presente un tempo nell'arcipelago, che una volta ricatturato, fu decapitato proprio su quest'isolotto. Ad arricchire la suggestione si aggiunge la credenza popolare che vuole che sullo scoglio attiguo, chiamato la Vecchia, prima di ogni temporale compaia il fantasma di una vecchia (da cui il nome dello scoglio) intenta a filare. Sarebbe lo spirito di una strega che in epoca remota fu proprietaria dello scoglio.

[modifica] Clima

Le isole Tremiti, da un punto di vista generale, presentano marcatamente un clima mediterraneo, e nel dettaglio caratterizzato dai seguenti aspetti climatologici:

  • Temperatura - andamento annuale riconducibile ad inverni miti ed estati calde. Mancanza di un prolungato e marcato periodo di aridità estiva.[1]
  • Piovosità - quasi esclusivamente concentrata nel periodo autunno-invernale, risulta limitata (~476 mm medi annuali). [2]
  • Ventosità - il regime anemologico è dominato dai venti provenienti dal 2° (Levante, Scirocco, ecc.) e dal 4° quadrante (Ponente, Tramontana, Maestrale, ecc.). [3]
  • Stato del mare - soprattutto favorevoli nel periodo estivo mentre mareggiate e burrasche sono più frequenti nel periodo autunno-invernale. [4]

[modifica] Evoluzione demografica

Abitanti censiti


[modifica] Amministrazione comunale

Sindaco: Giuseppe Calabrese dal 25/05/2003
Centralino del comune: 0882 463063
Email del comune: info@comune.isoletremiti.fg.it

[modifica] Curiosità

  • Alle Tremiti si parla la lingua napoletana: questo è spiegabile in quanto l'isola fu popolata da Ferdinando II nel 1843 con numerosi parteneopei dei bassifondi, che anche lontani dalla città continuarono a parlare e a diffondere la lingua d'origine.
  • Nel 1987 Muammar Gheddafi stupì dichiarando che a suo avviso le Tremiti erano libiche in quanto abitate dai discendenti dei libici qui deportati dal 1911 al 1943. L'affermazione spinse alcuni giornali all'epoca a parlare di pretese territoriali sull'arcipelago da parte di Tripoli anche se probabilmente la frase fu usata dal leader libico sapientemente per ricordare la deportazione dei libici alle Tremiti e in altre isole italiane effettuate soprattutto dal governo Giolitti. Ad onor del vero negli archivi comunali non risultano discendenti dei deportati dalla Libia, anche perché la stragrande maggioranza di loro morì di tifo petecchiale quasi immediatamente arrivati nelle isole.

[modifica] Galleria fotografica

[modifica] Note

  1. I dati si riferiscono a misurazioni effettuate presso la Stazione di San Nicola per un ventennio (1959÷1979) e pubblicati sugli annali meteorologici dell'ISTAT.
  2. I dati si riferiscono a misurazioni effettuate presso la Stazione di San Nicola per un ventennio (1959÷1979) e pubblicati sugli annali meteorologici dell'ISTAT.
  3. I dati si riferiscono a rilevezioni effettuate nel periodo 1930÷1946 dalla Stazione meteomarina dell'isola di Pelagosa (posta a circa 37 miglia marine a Est-NordEst dalle Tremiti) e pubblicati dall'Istituto Idrografico della Marina di Genova.
  4. I dati si riferiscono a rilevezioni effettuate nel periodo 1930÷1946 dalla Stazione meteomarina dell'isola di Pelagosa (posta a circa 37 miglia marine a Est-NordEst dalle Tremiti) e pubblicati dall'Istituto Idrografico della Marina di Genova.

[modifica] Voci correlate

[modifica] Altri progetti

[modifica] Collegamenti esterni

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