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Freyr

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Questa raffigurazione del XIX secolo rappresenta Freyr con il suo cinghiale e la sua spada.
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Questa raffigurazione del XIX secolo rappresenta Freyr con il suo cinghiale e la sua spada.

Freyr (talvolta anglicizzato "Frey") è una delle più importanti divinità della mitologia norrena. Adorato come un dio della bellezza e della fecondità, Freyr «concede pace e piacere ai mortali». Egli domina sulla pioggia, sullo splendere del sole e il raccolto dei campi. Egli è figlio di Njörðr, fratello di Freyja, figliastro di Skaði. La sua sposa è Gerðr, per amore della quale cedette la sua spada a Skìrnir, oltre al cavallo (presumibilmente il suo fido Blóðughófi) capace di cavalcare attraverso le fiamme. A causa di questo dono, Freyr affronterà il Ragnarök con maggiore pericolo. Suo avversario sarà infatti Surtr, capo dei giganti di fuoco provenienti da Múspellheimr, contro il quale finirà per soccombere.

Il suo nome significa semplicemente signore.

Gli dèi gli diedero Álfheimr, il reame degli elfi, come un regalo di dentizione. Egli cavalca lo splendente cinghiale fatto dai nani, detti "figli di ĺvaldi", Gullinbursti e possiede Skíðblaðnir, la nave che ha sempre vento a favore e, in caso di necessità, può essere piegata insieme e portata in una borsa quando non viene usata. Egli ha i servi Skírnir, Byggvir e Beyla.

Freyr era soprattutto associato alla Svezia e visto come un antenato della casa reale svedese.

Indice

[modifica] Nelle fonti

[modifica] Adamo di Brema

Una delle fonti scritte più antiche sulle religioni pagane scandinave pre-cristiane è l'opera di Adamo di Brema "Gesta Hammaburgensis Ecclesiae Pontificum".

Scrivendo attorno al 1080 Adamo pretese di avere accesso a informazioni di prima mano sul paganesimo ancora praticato in Svezia. Parla di Freyr con il suo nome latinizzato di "Fricco" e riporta che una sua effigie a Skara fu distrutta da un missionario cristiano. La sua descrizione del Tempio di Uppsala ci dà ulteriori dettagli sul dio.god.

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«In hoc templo, quod totum ex auro paratum est, statuas trium deorum veneratur populus, ita ut potentissimus eorum Thor in medio solium habeat triclinio; hinc et inde locum possident Wodan et Fricco. Quorum significationes eiusmodi sunt: 'Thor', inquiunt, 'praesidet in aere, qui tonitrus et fulmina, ventos ymbresque, serena et fruges gubernat. Alter Wodan, id est furor, bella gerit, hominique ministrat virtutem contra inimicos. Tertius est Fricco, pacem voluptatemque largiens mortalibus'. Cuius etiam simulacrum fingunt cum ingenti priapo.»
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«In questo tempio, completamente rivestito d'oro, le persone adoravano tre statue di dèi, così che il più mitico fra loro, Thor, occupa un trono nel mezzo della stanza. Wotan e Fricco si trovano nelle altre parti. Il significato di questi dei è il seguente: Thor, dicono, presiede l'aria, dalla quale governa il tuono e il fulmine, i venti e le piogge, il bel tempo e il grano. L'altro, Wodan, scatena le guerre, e impartisce agli uomini la forza contro i nemici. Il terzo è Fricco, che dona la pace e il piacere ai mortali, i quali usano come suo simbolo un grosso fallo. »

Successivamente nel resoconto, Adamo afferma che quando viene celebrato un matrimonio, si fa una libagione col vino al simulacro del dio Fricco. Questa associazione del dio con i matrimoni, sicuramente lo identifica come dio della feritilità.

Gli storici sono divisi sull'affidabilità del resoconto di Adamo. Poiché racconta eventi a lui contemporaneai, Adamo enfatizza volontariamente il ruolo dell'Arcidiocesi di Brema nella cristianizzazione della Scandinavia. Il periodo di tempo della cristianizzazione della Svezia si scontra con altre fonti, come le iscrizioni runiche, e prove archeologiche non confermano l'esistenza di un grande tempio a Uppsala. D'altra parte l'esistenza di idoli fallici è stata confermata nel 1904 con un ritrovamento a Rällinge nel Södermanland.

[modifica] Nell'Edda in prosa

Quando Snorri Sturluson stava scrivendo in Islanda nel XIII secolo, gli antichi dèi pagani erano ancora ricordati, benché non esistesse più un culto da più di due secoli.

Nella prima parte della sua Edda in prosa, il Gylfaginning, Snorri introduce Freyr come uno degli dèi maggiori.

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«Njörðr í Nóatúnum gat síðan tvau börn, hét sonr Freyr en dóttir Freyja. Þau váru fögr álitum ok máttug. Freyr er hinn ágætasti af ásum. Hann ræðr fyrir regni ok skini sólar, ok þar með ávexti jarðar, ok á hann er gott at heita til árs ok friðar. Hann ræðr ok fésælu manna.»
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«Njörðr a Nóatún ebbe due figli, il figlio si chiamò Freyr e la figlia Freyja. Erano belli d'aspetto e potenti. Freyr è il più nobile fra gli Æsir; egli governa la pioggia e lo splendore del sole, e quindi i frutti della terra. È bene invocarlo per le messi e per la pace. Egli ha potere sulla prosperità degli uomini.»
(Snorri Sturluson - Edda in prosa - Gylfaginning XXIV)
Molte placche d'oro Scandinave sono credute rappresentare l'incontro fra Freyr e Gerðr.
Molte placche d'oro Scandinave sono credute rappresentare l'incontro fra Freyr e Gerðr.

Questa descrizione ha somiglianze con il racconto di Adamo di Brema, ma le differenze sono interessanti. Adamo assegna il controllo delle condizioni meteo a Thor, mentre Snorri afferma che è il dio Freyr ad avere potere in questo campo. Snorri inoltre omette riferimenti sessuali espliciti nella sua descrizione di Freyr.

Queste discrepanze possono essere spiegate in molti modi: è possibile che gli dèi della mitologia norrena non avessero gli stessi ruoli sia nel paganesimo svedese che in quello islandese, ma bisogna senza dubbio ricordare che Adamo e Snorri scrivevano con intenti completamente differenti. Adamo molto probabilmente era più intenzionato a stupire i lettori con storie oscene dal paganesimo, mentre Snorri tratta la mitologia con l'intenzione di intrattenere il suo pubblico. Sia Adamo che Snorri però potrebbero aver avuto informazioni distorte.

L'unico mito su Freyr trattato ampiamente nell'Edda in prosa riguarda la storia del suo matrimonio:

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«Þat var einn dag, at Freyr hafði gengit í Hliðskjálf ok sá of heima alla. En er hann leit í norðrætt, þá sá hann á einum bæ mikit hús ok fagrt, ok til þess húss gekk kona, ok er hon tók upp höndum ok lauk hurð fyrir sér, þá lýsti af höndum hennar bæði í loft ok á lög, ok allir heimar birtust af henni. Ok svá hefnði honum þat mikla mikillæti, er hann hafði setzt í þat it helga sæti, at hann gekk í braut fullr af harmi. Ok er hann kom heim, mælti hann ekki. Ekki svaf hann, ekki drakk hann. Engi þorði ok at krefja hann orða.»
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«Un giorno Freyr si recò fino a Hliðskjálf e guardò su tutti i mondi. E quand'egli si volse verso settentrione video in un podere un edificio grande e bello e verso questa casa andava una donna e quand'ella levà le mani e aprì la porta dinnanzi a sé, dalle sue mani si diffuse luce nell'aria e sul mare e tutti i mondi se ne illuminarono. In tal modo fu punita l'audacia di Freyr di essersi seduto su quel sacro seggio ed egli se ne andò pieno di dolore. E quando tornò a casa non parlò, né dormì, né bevve e nessuno osò rivolgergli la parola.»
(Snorri Sturluson - Edda in prosa - Gylfaginning - XXXVII)

La donna è Gerðr, una gigantessa bellissima. Freyr immediatamente s'innamora di lei e diventa depresso e taciturno. Dopo aver meditato per un po' di tempo, chiama il suo fido Skírnir e gli racconta la storia, aggiungendo che probabilmente morirà se non potrà averla. Allora chiede al suo servo di andare da lei e corteggiarla in nome suo.

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«Þá svarar Skírnir, sagði svá at hann skal fara sendiferð en Freyr skal fá honum sverð sitt. Þat var svá gott sverð at sjálft vásk. En Freyr lét eigi þat til skorta ok gaf honum sverðit. Þá fór Skírnir ok bað honum konunnar ok fekk heitit hennar, ok níu nóttum síðar skyldi hon þar koma er Barey heitir ok ganga þá at brullaupinu með Frey.»
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«Skírnir rispose dicendo che egli avrebbe compiuto l'ambasciata, ma che Freyr doveva dargli la sua spada, ch'era tanto buona da combattere da sola. E Freyr non si fece pregare e gli diede la spada. Allora Skírnr partì, chiese la mano della donna e ottenne il suo consenso: di lì a nove notti ella sarebbe giunta nel luogo chiamato Barrey e avrebbe celebrato le nozze con Freyr.»
(Snorri Sturluson - Edda in prosa - Gylfaginning XXXVII)

La perdita della spada di Freyr ha pesanti conseguenze: inizialmente quando deve affrontare il gigante Beli senza la sua arma, lo vince usando un paio di corna di cervo. Ma la conseguenza più rilevante si ha quando, nel Ragnarök, dovrà combattere contro il gigante del fuoco Surtr, e perderà proprio perché sprovvisto della sua magica arma.

[modifica] Nell'Edda poetica

Freyr è menzionato in molti dei poemi dell'Edda poetica.

[modifica] Völuspá

Nella Völuspá ("la profezia della veggente"), il poema eddico più conosciuto, descrive così il confronto fra Freyr e Surtr durante il Ragnarök:

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« Surtr ferr sunnan

með sviga lævi,
skínn af sverði
sól valtíva;
griótbiörg gnata,
en gífr rata,
troða halir helveg,
en himinn klofnar.

Þá kømr Hlínar
harmr annarr framm,
es Óðinn ferr
við ulf vega,
en bani Belia
biartr at Surti;
þá mun Friggiar

falla angan.»
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« Surtr viene da sud

col veleno dei rami.
Il sole splende
sulla spada degli dèi guerrieri.
Le rocce si fendono,
si accasciano gigantesse:
gli uomini prendono la via degli inferi,
il cielo si schianta.

Ecco viene a Hlín
un altro dolore,
quando Odino viene
a combattere col lupo, e l'uccisore di Beli
splendente contro Surtr;
allora di Frigg

la gioia cadrà.»

[modifica] Grímnismál

il Grímnismál, un poema eddico che consiste di informazioni varie sugli dèi, cita Freyr così:

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«Ýdalir heita,

þar er Ullr hefir
sér um görva sali.
Álfheim Frey
gáfo i árdaga

tívar at tannfé.»
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«Ýdalir si chiama

il luogo dove Ullr ha
costruito per sé una corte.
Álfaheimr a Freyr
donarono in principio

gli dèi per il suo primo dente.»

Il fatto che l'Álfheimr sia un regalo fatto dagli dèi a Freyr in occasione del suo primo dente, e che Álfheimr significhi "Mondo degli elfi", è un'indizio importante per le connessioni fra i Vanir e gli elfi.

[modifica] Lokasenna

Nel poema Lokasenna, Loki accusa gli altri dèi per il loro comportamento. Accusa i Vanir di incesto, affermando che Njörðr ebbe Freyr con sua sorella. Asserisce inoltre che gli dèi hanno scoperto Freyr e Freyja mentre avevano rapporti sessuali. Il dio Týr parla in difesa di Freyr così:

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«Freyr er beztr

allra ballriða
ása görðum í;
mey hann né grætir
né manns konu

ok leysir ór höftum hvern.»
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«Freyr è il migliore

di tutti gli dèi esaltati
nella corte degli Æsir
non fa piangere nessuna ragazza,
nessuna moglie di uomo,

e scioglie tutto dai legami.»
(Edda poetica - Lokasenna XXXVII)

Nella Lokasenna si aggiunge inoltre che Freyr ha due servi chiamati Byggvir e Beyla. Sembrano che siano stati associati con la preparazione del pane.

[modifica] Skírnismál

La corte di Freyr a Gerðr è trattata ampiamente nel poema eddico Skírnismál.

AM 748 I 4to, uno dei due manoscritti che conservano lo  Skírnismál, ha note a margine che indicano chi parla in ogni verso. Alcuni studiosi pensano che questo possa essere un indizio sull'origine dell'opera, che potrebbe essere stata concepita per essere recitata a teatro.
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AM 748 I 4to, uno dei due manoscritti che conservano lo Skírnismál, ha note a margine che indicano chi parla in ogni verso. Alcuni studiosi pensano che questo possa essere un indizio sull'origine dell'opera, che potrebbe essere stata concepita per essere recitata a teatro.

Freyr è depresso dopo aver visto Gerðr. Njörðr e Skaði chiedono a Skírnir di andargli a parlare. Freyr rivela allora la causa del suo dispiacere e chiede al suo servo di andare nello Jötunheimr per corteggiare Gerðr in sua vece e gli dà il suo cavallo e la sua spada per l'avventura.

Ecco un breve passo dell'opera:

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«Freyr:


"Mar ek þér þann gef
er þik um myrkvan berr
visan vafrloga,
ok þat sverð
er siálft mun vegaz,

ef sá er horskr er hefir."»
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«Freyr disse:


"Il cavallo ti consegno
che per l'oscura ti porti
guizzante fiamma famosa,
e questa spada
che da sé combatterà

se chi la tiene è accorto."»

[modifica] Poesia scaldica

Freyr è citato molte volte nella poesia scaldica. Nell'Húsdrápa si dice che cavalcasse il suo cinghiale al funerale di Baldr

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«Ríðr á börg til borgar

böðfróðr sonar Óðins
Freyr ok folkum stýrir

fyrstr enum golli byrsta.»
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«The battle-bold Freyr rideth

First on the golden-bristled
Barrow-boar to the bale-fire

Of Baldr, and leads the people.»
(Húsdrápa)

In un poema di Egill Skalla-Grímsson, Freyr è invocato insieme a Njörðr per guidare Eric I di Norvegia dalla Norvegia. Il medesimo scaldo menziona nell'Arinbjarnarkviða che il suo amico è stato benedetto dai due dèi.

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«[E]n Grjótbjörn

of gæddan hefr
Freyr ok Njörðr

at féar afli.»
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«Freyr e Njörðr

hanno donato
rock-bear

with wealth's force
(Egill Skalla-Grímsson - Arinbjarnarkviða)

Nel Nafnaþulur si racconta che Freyr cavalcava Blóðughófi (Zoccolo insanguinato).

Il nome di Freyr è spesso ricorrente, come quello degli altri dèi, in alcune kenning sui guerrieri.

[modifica] Saga degli Ynglingar

Snorri Sturluson racconta la sua storia epica dell'origine dei re di Norvegia nella sua Saga degli Ynglingar, un evemeristico resoconto degli dèi norreni. Qui Odino e gli Æsir sono uomini originari dell'Asia che ottengono i loro poteri sovrannaturali attraverso il valore guadagnato in battaglia. Ma quando Odino attacca i Vanir, si accorge di essere andato troppo oltre le sue potenzialità, e la pace viene negoziata dopo una lunga e lacerante guerra. Sono scambiati ostaggi per siglare definitivamente l'accordo, così i Vanir mandano Freyr e Njörðr dagli Æsir. A questo punto la saga, come la Lokasenna, cita di come l'incesto fosse praticato tra i Vanir:

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«Þá er Njörðr var með Vönum, þá hafði hann átta systur sína, því at þat váru þar lög; váru þeirra börn Freyr ok Freyja. En þat var bannat með Ásum at byggja svá náit at frændsemi.»
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«Finché Njörðr era con i Vanir, aveva preso sua sorella come sposa, perché era consentito dalla loro legge; e i loro figli erano Freyr e Freyja. Ma tra gli Æsir era proibito il matrimonio fra così strette parentele.»
(Snorri Sturluson - Saga degli Ynglingar IV)

Odino rende Njörðr e Freyr sacerdoti dei sacrifici e diventano guide molto influenti. Odino parte alla conquista del Nord e si stabilisce in Svezia, dove regna come un sovrano, riscuote le tasse e offre sacrifici. Dopo la morte di Odino, Njörðr gli succede. Durante il suo regno c'è pace e i raccolti sono buoni e gli svedesi credono che sia Njörðr a controllare queste cose, finché egli non si ammala e muore.

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«Freyr tók þá ríki eptir Njörð; var hann kallaðr dróttinn yfir Svíum ok tók skattgjafir af þeim; hann var vinsæll ok ársæll sem faðir hans. Freyr reisti at Uppsölum hof mikit, ok setti þar höfuðstað sinn; lagði þar til allar skyldir sínar, lönd ok lausa aura; þá hófst Uppsala auðr, ok hefir haldizt æ síðan. Á hans dögum hófst Fróða friðr, þá var ok ár um öll lönd; kendu Svíar þat Frey. Var hann því meir dýrkaðr en önnur goðin, sem á hans dögum varð landsfólkit auðgara en fyrr af friðinum ok ári. Gerðr Gýmis dóttir hét kona hans; sonr þeirra hét Fjölnir. Freyr hét Yngvi öðru nafni; Yngva nafn var lengi síðan haft í hans ætt fyrir tignarnafn, ok Ynglingar váru síðan kallaðir hans ættmenn. Freyr tók sótt; en er at honum leið sóttin, leituðu menn sér ráðs, ok létu fá menn til hans koma, en bjoggu haug mikinn, ok létu dyrr á ok 3 glugga. En er Freyr var dauðr, báru þeir hann leyniliga í hauginn, ok sögðu Svíum at hann lifði, ok varðveittu hann þar 3 vetr. En skatt öllum heltu þeir í hauginn, í einn glugg gullinu, en í annan silfrinu, í hinn þriðja eirpenningum. Þá hélzt ár ok friðr.Þá er allir Svíar vissu, at Freyr var dauðr, en hélzt ár ok friðr, þá trúðu þeir, at svá mundi vera, meðan Freyr væri á Svíþjóð, ok vildu eigi brenna hann, ok kölluðu hann veraldar goð ok blótuðu mest til árs ok friðar alla ævi síðan. »
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«Freyr successe a Njörðr, e fu chiamato Drótt dagli Svedesi, e loro gli pagavano le tasse. Lui era, come suo padre, fortunato nelle alleanze e nelle buone stagioni. Freyr costruì un grande tempio a Uppsala, e lo rese la sua sede, e gli diede tutte le tasse, le sue terre e tutti i beni. Allora fu l'inizio dei domini di Uppsala, che rimangono tuttora. Allora cominciò la pace di Fróði, e ci furono buone stagioni, in tutte le terre, che gli svedesi attribuivano a Freyr, così lui era adorato molto più degli altri dèi, giacché tutti in quel tempo divennero più ricchi grazie alla pace e al tempo. Sua moglie era chiamata Gerðr, figlia di Gymir e il loro figlio si chiamava Fjölnir. Freyr era chiamato anche con il nome di Yngvi; e questo nome fu considerato a lungo un epiteto d'onore, tanto che i suoi discendenti sono chiamati gli Ynglingar. Freyr si ammalò, e man mano che la sua malattia peggiorava, i suoi uomini permisero sempre a meno persone di avvicinarsi. Nel frattempo costruirono un tumulo, e vi misero una porta con tre fori. Quando Freyr morì lo seppellirono segretamente nel tumulo, ma dissero agli svedesi che era ancora vivo; e loro continuarono a badargli per tre anni, portando tutte le tasse al tumulo: per un foro mettevano l'oro, per l'altro l'argento e per il terzo il rame. La pace e le buone stagioni continuarono. Quando gli svedesi seppero della morte di Freyr, e le condizioni favorevoli continuavano, credettero che sarebbe rimasto così finché Freyr fosse rimasto in Svezia, pertanto non bruciarono i suoi resti, ma lo elessero dio di questo mondo e successivamente continuarono a offrirgli blót, principalmente per ottenere pace e buoni raccolti.»
(Snorri Sturluson - Saga degli Ynglingar XII)
Yngvi-Freyr costruisce il Tempio di Uppsala in questo lavoro dei primi del XX secolo di Hugo Hamilton.
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Yngvi-Freyr costruisce il Tempio di Uppsala in questo lavoro dei primi del XX secolo di Hugo Hamilton.

Freyr ebbe un figlio chiamato Fjölnir, che gli successe nel trono e regnò nel seguente periodo di prosperità. I discendenti di Fjölnir sono descritti nell'Ynglingatal, che descrive i re mitologici della Svezia.


[modifica] Gesta Danorum

Il danese Gesta Danorum descrive Freyr con il name di Frø, come "viceré degli dèi" as the "viceroy of the gods".

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«Frø quoque deorum satrapa sedem haud procul Upsala cepit, ubi veterem litationis morem tot gentibus ac saeculis usurpatum tristi infandoque piaculo mutavit. Siquidem humani generis hostias mactare aggressus foeda superis libamenta persolvit.»
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«C'era anche un viceré degli dèi, Frø, che prese la residenza non lontano da Upssala e cambiato l'antico sistema dei sacrifici, praticato per secoli da molte persone, in una forma di indicibile e triste espiazione. Egli introdusse come offerta alle divinità superiori il sacrificio umano.»
(Gesta Danorum - III)

Che Freyr avesse un culto a Uppsala, è confermanto in molte altre fonti. Il riferimento in un cambio di abitudini rituali può riflettere la memoria storica. Ci sono prove archeologiche di un aumento nel numero dei sacrifici umani nella tarda età vichinga, benché, fra le divinità norrene, la maggior parte di essi sono collegati a Odino. Un altro rimando a Frø e i sacrifici si può trovare in un passo precedente dell'opera, dove è collegato all'inizio di un blót annuale per lui. Il re Hadingus è maledetto dopo aver ucciso una creatura divina ed espia il suo peccato con un sacrificio.

[modifica] Yngvi

Per approfondire, vedi la voce Yngvi.

Sembra che Yngvi, Ingui o Ing sia l'antico nome di Freyr (quest'ultimo sarebbe solo un epiteto con il significato di "signore").

Una strofa del del poema runico anglosassone del XII secolo afferma:

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«Ing fu il primo fra i Geti visto dagli uomini»

Questo può riferirsi al culto di Ingui nelle aree tribali che Tacito descrive nel suo "De origine et situ Germanorum" come popolate dalle tribà Inguieonniche. Uno storico danese successivo elenca Ungui come uno dei tre fratelli dal quale discendono le tribù danesi. La strofa afferma anche che: «allora [Ingui] tornò indietro sulle onde, il suo carro dietro di lui». Questo può collegare Ingui a una delle prime concezioni di pionerismo di Nerthus, e una delle ultime dei viaggi di Freyr.

Ingui è citato anche in altre opere della letteratura anglosassone sotto altri nomi, nel Beowulf, ad esempio, i re vengono descritti con l'epiteto di "capo degli amici di Ing".

La dinastia reale svedese fu quella degli Ynglingar, poiché discendono da Yngvi-Freyr. Questa tesi è avallata da Tacito, che afferma sui Germani: "Nelle loro antiche canzoni, il loro unico metodo di ricordare il passato, venerano il dio "Tuisco" e il suo figlio "Mannus", come progenitori della loro stirpe. Stabiliscono che Mannus ebbe tre figli, dal nome dei quali, sono chiamate le tribù della costa Ingaevoni; quelli dell'entroterra Herminoni e gli altri Istaevoni.

[modifica] Similitudini con i Santi cristiani

Si pensa che questo particolare di una tappezzeria svedese del XII secolo rappresenti (da sinistra a destra), Odino senza un occhio, Thor e il suo martello e Freyr con una spiga di grano. Altri affermano che questi sono Olaf II di Norvegia, San Canuto e Sant'Erik.
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Si pensa che questo particolare di una tappezzeria svedese del XII secolo rappresenti (da sinistra a destra), Odino senza un occhio, Thor e il suo martello e Freyr con una spiga di grano. Altri affermano che questi sono Olaf II di Norvegia, San Canuto e Sant'Erik.

Nel cattolicesimo molti santi hanno capacità e riti simili a quelli di Freyr. In alcune aree dell'Europa occidentale, San Biagio era riconosciuto come il patrono degli agricoltori. La benedizione del grano prima della semina era associata a lui e celebrata nel giorno del patrono, il 3 febbraio, con una processione. Durante questa, un uomo che rappresentava il santo veniva trasportato su un carro attraverso la campagna. In alcuni villaggi San Biagio era considerato il patrono della fertilità e alcune donne che volevano sposarsi pregavano davanti alla sua statua.

In Scandinavia e in Inghilterra, Santo Stefano può avere ereditato qualcosa da Freyr. Il suo giorno è il 26 dicembre e così prese parte nelle celebrazioni di quel periodo che in precedenza erano associate a Freyr. Nell'antica arte svedese, Stefano è talvolta dipinto mentre gestisce i cavalli e porta la testa di un cinghiale al banchetto.

Un altro santo con una possibile connessione con Freyr è Sant'Erik, che visse nel XII secolo. Gli agricoltori pregavano Sant'Erik per avere un buon raccolto e per la pace. Se per caso capitava un anno di carestia, gli offrivano una spiga di grano d'argento, o donavano cavalli alla chiesa. Il 18 maggio, giorno del patrono, le sue reliquie venivano portate in un carro da Uppsala a Gamla Uppsala. Il culto di Sant'Erik fu l'unico ad essere permesso dopo la riforma.

[modifica] Bibliografia

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