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Vittorio Alfieri

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Vittorio Alfieri
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«\mathfrak{B}isogna sempre dare spontaneamente quello che non si può impedire ti venga tolto»
(V.Alfieri)

Vittorio Alfieri (Asti, 16 gennaio 1749 - Firenze, 8 ottobre 1803) è stato un celebre letterato e poeta italiano.

"Nella città di Asti, in Piemonte, il dì 17 gennaio[1] dell’'anno 1749, io nacqui di nobili, agiati ed onesti parenti". Così Vittorio Alfieri - maggiore poeta tragico italiano del Settecento - presenta sé stesso nella sua Vita scritta da esso, autobiografia scritta intorno al 1790. Nel corso della sua breve quanto intensa esistenza lo scrittore del Volli, e sempre volli, e fortissimamente volli non trascurerà neppure questo genere letterario. Del resto, il suo carattere tormentato, oltre che a delineare la sua vita in senso avventuroso, lo renderà un precursore delle inquietudini romantiche.

Indice

[modifica] Vita ed opere

Ritratto di Giulia Alfieri
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Ritratto di Giulia Alfieri

[modifica] Infanzia e educazione

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«\mathfrak{R}imasto dunque io solo di tutti i figli nella casa materna, fui dato in custodia ad un buon prete, chiamato don Ivaldi...»
( da Vita di V.Alfieri)

Vittorio Amedeo Alfieri nacque dal conte di Cortemilia Antonio Amedeo Alfieri e dalla savoiarda Monica Maillard de Tournon ( già vedova del marchese Alessandro Cacherano Crivelli ).
Il padre morì nel primo anno di vita di Vittorio e la madre si risposò nel 1754 con il cavaliere Carlo Giacinto Alfieri di Magliano.
Visse fino all'età di nove anni e mezzo ad Asti a Palazzo Alfieri (la residenza paterna), affidato ad un precettore, senza alcuna compagnia .Dei due fratelli che aveva, Giuseppe Maria morì dopo pochi mesi di vita e la sorella Giulia, fu mandata presso un monastero astigiano.

Nel 1758, per volere del suo tutore, lo zio Pellegrino Alfieri, governatore di Cuneo e nel 1762 viceré di Sardegna, fu iscritto all' Accademia Reale di Torino .

Alfieri frequentò l'Accademia dove compì i suoi studi di grammatica, retorica, filosofia, legge.Venne a contatto con molti studenti stranieri, i loro racconti e le loro esperienze lo stimolarono facendogli sviluppare la passione per i viaggi.
Dopo la morte dello zio, nel 1766 lasciò l'Accademia non terminando il ciclo di studi che lo avrebbero portato all'avvocatura e si arruolò nell'Esercito, diventando "portinsegna" nel reggimento provinciale di Asti.Rimase nell'esercito fino al 1774 e si congedò col grado di luogotenente.

[modifica] I viaggi

Vienna nel XVIII secolo, Bernardo Bellotto detto il Canaletto,(1760) Kunsthistorisches Museum,Vienna
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Vienna nel XVIII secolo, Bernardo Bellotto detto il Canaletto,(1760) Kunsthistorisches Museum,Vienna
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«\mathfrak{A} ogni conto voleva io assolutamente morire , ma non articolai però mai tal parola a nessuno; e fingendomi ammalato perchè l'amico mio mi lasciasse, feci chiamare il chirurgo perchè mi cavasse il sangue, venne e me lo cavò.»
( da Vita di V.Alfieri)

Tra il 1776 ed il 1772, Alfieri cominciò un lungo vagabondare in vari stati dell'Europa.Visitò l'Italia da Milano a Napoli sostando a Firenze e a Roma, nel 1767 giunse a Parigi dove conobbe Luigi XV che gli parve un monarca tronfio e sprezzante. Deluso anche dalla città, a gennaio del 1768 giunse a Londra e dopo un lungo giro nelle province inglesi, andò in Olanda.

All'Aia, visse il suo primo amore con la moglie del barone Imhof, Cristina. Costretto a separarsene per evitare uno scandalo, tentò il suicidio, fallito per il pronto intervento di Elia, il suo fidato servo che lo seguiva in tutti i suoi viaggi.

Rientrò a Torino dove alloggiò in casa di sua sorella Giulia che nel frattempo aveva sposato il conte Giacinto Canalis di Cumiana.
Rimase lì fino al compimento del ventesimo anno di età, quando entrando in possesso della sua cospicua eredità decise di lasciare nuovamente l'Italia.

Berlino Bruederstrasse, Eduard Gaertner, Berlino, St. Petersburg
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Berlino Bruederstrasse, Eduard Gaertner, Berlino, St. Petersburg

Tra il 1769 ed il 1772, in compagnia del "fidato" Elia compì il secondo viaggio in Europa, partendo da Vienna, passò per Berlino, incontrando con fastidio e rabbia Federico II, toccò la Svezia e la Finlandia, giungendo in Russia, dove non volle neppure essere presentato a Caterina II, avendo sviluppato una profonda avversione al dispotismo.

Raggiunse Londra e nell'inverno del 1771, conobbe Penelope Pitt, moglie del visconte Edward Ligonier, con la quale instaurò una relazione amorosa,
Il visconte, scoperta la tresca, sfidò a duello l'Alfieri. Lo scandalo che seguì ed il processo per adulterio, pregiudicarono una possibile carriera diplomatica dell'Alfieri, che in seguito a questi fatti, fu costretto a lasciare la donna e la terra d'Albione.

Riprese così il suo girovagare prima in Olanda, poi in Francia, Spagna ed infine Portogallo, dove a Lisbona incontrò l'abate Valperga di Caluso che lo spronò a proseguire la sua carriera letteraria. Nel 1772, cominciò il viaggio di ritorno.

[modifica] Ritorno a Torino

Torino, Bernardo Bellotto detto il Canaletto (1745), Torino Galleria Sabauda
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Torino, Bernardo Bellotto detto il Canaletto (1745), Torino Galleria Sabauda

Il ventiquattrenne Alfieri rientrò nel capoluogo piemontese nel 1773 e si dedicò allo studio della letteratura, rinnegando in tal modo, secondo le sue stesse parole,anni di viaggi e dissolutezze; a Torino prese una casa in Piazza San Carlo, la ammobiliò suntuosamente , ritrovò i suoi vecchi compagni di Accademia militare e di gioventù.
Con loro istituì una piccola società che si riuniva settimanalmente in casa sua per "banchettare e ragionare su ogni cosa" , la "Societé des Sansguignon", in questo periodo scrisse "cose miste di filosofia e d'impertinenza" per la maggior parte in lingua francese, tra cui l' Esquisse de Jugement Universél, ispirato agli scritti di Voltaire.

Ebbe anche una relazione con la marchesa Gabriella Falletti di Villafalletto, moglie di Giovanni Antonio Turinetti marchese di Priero.Tra il 1774 ed il 1775 portò a compimento la tragedia Antonio e Cleopatra , rappresentata a giugno di quello stesso anno a Palazzo Carignano, con successo.

Nel 1775 troncò definitivamente la liaison amorosa con la marchesa Falletti, e studiò e perfezionò la sua grammatica italiana riscrivendo le tragedie Filippo e Polinice, che in una prima stesura erano state scritte in francese.

Nell'aprile dell'anno seguente si recò a Pisa e Firenze per il primo dei suoi "viaggi letterari", dove iniziò la stesura dell'Antigone e del Don Grazia .Tornò in Toscana nel 1777, in particolare a Siena, dove conobbe quello che sarebbe diventato uno dei suoi più grandi amici, il mercante Francesco Gori Gandellini. Questi influenzò notevolmente le scelte letterarie dell'Alfieri, convincendolo ad accostarsi alle opere di Machiavelli. Da queste nuove ispirazioni nacquero "La congiura dè Pazzi", il trattato "Della Tirannide", l' "Agamennone" , l' "Oreste" e la " Virginia "(che in seguito susciterà l'ammirazione del Monti ).

[modifica] La contessa d'Albany

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«\mathfrak{U}n dolce foco negli occhi nerissimi accoppiato (che raro addiviene) a candidissima pelle e biondi capelli davano alla di lei bellezza un risalto, da cui difficile era di non rimanere colpito o conquisto.»
( da Vita di V.Alfieri)
Alfieri e la contessa d'Albany, F.X.Fabre, 1796, Torino , Museo Civico di arte antica
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Alfieri e la contessa d'Albany, F.X.Fabre, 1796, Torino , Museo Civico di arte antica

Nell'ottobre del 1777, mentre terminava la stesura di Virginia,conobbe la donna che lo tenne a se legato per tutto il resto della vita : Luisa Stolberg d'Albany , moglie di Carlo Edoardo Stuart, pretendente al trono d'Inghilterra. Nello stesso periodo l'Alfieri si dedicò alle opere di Virgilio e terminò il trattato " Del Principe e delle lettere " e il poema in ottave "L'Etruria vendicata ".

Nel 1780, con l'avallo del governo granducale , la contessa d'Albany riuscì ad abbandonare il marito rifugiandosi a Roma presso il convento delle Orsoline, con l'aiuto di suo cognato cardinale e duca di York.

Dopo qualche tempo, l'Alfieri , che nel frattempo donò tutti i beni e le proprietà feudali alla sorella Giulia riservandosi un vitalizio ed una parte del capitale[2] , raggiunse a Roma la contessa e si recò poi a Napoli dove terminò la stesura dell' "Ottavia" ed ebbe modo di iscriversi alla loggia massonica della " Vittoria ".

Roma, veduta di Santa Maria Maggiore, di Giovanni Paolo Pannini,(1744)
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Roma, veduta di Santa Maria Maggiore, di Giovanni Paolo Pannini,(1744)

Tornò a Roma stabilendosi a Villa Strozzi presso le Terme di Diocleziano, con la contessa d'Albany, che nel frattempo ottenne una dispensa papale che le permise di lasciare il monastero. Nei due anni successivi di soggiorno "romano", lo scrittore portò a compimento le tragedie "Merope" e " Saul".
Nel 1783, Alfieri fu accolto all' Accademia dell'Arcadia col nome di Filacrio Eratrastico. Nello stesso anno terminò anche l' "Abele". Tra il 1783 ed il 1785 pubblicò in tre volumi la prima edizione delle sue tragedie stampate dai tipografi senesi Pazzini. e Carli.

Ma questo periodo idilliaco, fu bruscamente interrotto dal cardinale di York , il quale scoprendo la relazione dello scrittore con la cognata, gli intimò di abbandonare Roma.

Alfieri, con il pretesto di far conoscere le tragedie ai maggiori letterati italiani, intraprese una serie di viaggi. Conobbe Ippolito Pindemonte a Venezia, Melchiorre Cesarotti a Padova, Pietro Verri e Giuseppe Parini a Milano.Ma le critiche letterarie per le tragedie raccolsero per la maggior parte giudizi negativi. Solamente il critico Ranieri dé Calzabighi si complimentò con lo scrittore che con le sue opere aveva posto il teatro italiano sullo stesso piano di quello transalpino.

Nell'aprile del 1784, la contessa d'Albany, per intercessione di Gustavo III di Svezia, ottenne il divorzio dal marito ed il permesso di lasciare Roma e si congiunse ad agosto con l'Alfieri a Colmar nel castello di Martinsbourg in segreto, per salvare le apparenze e la pensione della contessa. A Colmar, l'Alfieri scrisse l' Agide, la Sofonisba e la Mirra.

Costretti ad abbandonare l' Alsazia alla fine dell'anno,per l'obbligo della contessa di risiedere negli stati pontifici,l'Alfieri si sistemò a Pisa e la Stolberg a Bologna.
La già insostenibile situazione fu aggravata dalla improvvisa morte dell'amico Gori.Sono di quel periodo alcune rime tra cui il Panegirico di Plinio e Traiano e le Note , sorte in polemica risposta verso le critiche negative alle sue tragedie.

Nel 1785 portò a termine le tragedie Bruto primo e Bruto secondo.Nel dicembre del 1786, l'Alfieri e la Stolberg (che diverrà vedova due anni dopo), si trasferirono a Parigi , acquistando due case separate , in questo periodo furono ripubblicate le sue tragedie per opera dei famosi stampatori Didot. Nel salotto della Stolberg l'Alfieri conobbe molti letterati, in particolare fece la conoscenza di Andre Chérnier, che ne rimase talmente colpito da dedicargli alcuni suoi scritti.

[modifica] La rivoluzione francese e Napoleone

La presa della Bastiglia,(1793) Charles Thévenin . Musée Carnavalet, Parigi
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La presa della Bastiglia,(1793) Charles Thévenin . Musée Carnavalet, Parigi
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«\mathfrak{L}aonde io addolorato profondamente, sì perchè vedo continuamente la sacra e sublime causa della libertà in tal modo tradita, scambiata e posta in discredito da questi semifilosofi.»
( da Vita di V.Alfieri)

Nel 1789, l'Alfieri fu testimone oculare dei moti rivoluzionari di Parigi, che in un primo tempo gli fecero comporre l'ode "Parigi sbastigliato", ma che poi rinnegò e l'entusiasmo si trasformò in odio verso la rivoluzione che si materializzò nelle rime del Misogallo .

Firenze , Basilica di Santa Croce. Monumento funebre di Antonio Canova.
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Firenze , Basilica di Santa Croce. Monumento funebre di Antonio Canova.

Nel 1792, l'arresto di Luigi XVI e le stragi del 10 agosto , convinsero i due a lasciare definitivamente la città per tornare in Toscana e tra il 1792 ed il 1796 , l'Alfieri si immerse totalmente nello studio dei classici greci traducendo Euripide, Sofocle, Eschilo, Aristofane.Proprio da queste ispirazioni nel 1798 nacque l'ultima tragedia alfieriana : l' "Alceste seconda".


Tra il 1799 ed il 1801 le vittorie francesi sul suolo d'Italia costrinsero l'Alfieri a fuggire da Firenze per rifugiarsi in una villa presso Montughi. Il suo "misogallismo" gli impedirà persino di accettare la nomina a membro dell' Accademia delle scienze di Torino nel 1801.

Tra il 1801 ed il 1802, compose sei commedie : "L'uno", "I pochi", "I troppi", tre commedie sulla visione satirica dei governi dell'epoca; "Tre veleni rimesta, avrai l'antidoto ", sulla soluzione ai mali politici ( quasi un testamento politico dell'Alfieri), "La finestra, ispirata ad Aristofane" ed "Il divorzio" frutto di riminiscenze giovanili.

Si spense l' 8 ottobre 1803,e venne sepolto nella basilica di Santa Croce.
A sua memoria rimane lo splendido monumento funebre di Antonio Canova.

[modifica] Opere

Della tirannide (trattato, 1777-1790); Del principe e delle lettere (trattato, 1778-1786); Della virtù sconosciuta (trattato 1786); Rime (raccolta di versi, 1789); Satire (1786-1797); Il Misogallo (1798); Vita (autobiografia, 1790);commedie: L'uno ; I pochi; I troppi; L'antidoto; La finestrina; Il divorzio (tra il 1801-1802); Giornali (1774-1777).

[modifica] Le tragedie

Per approfondire, vedi la voce Vittorio Alfieri (tragedie).
I littori riportano a Bruto i corpi dei suoi figli,1789 Jacques-Louis David,Parigi, Louvre
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I littori riportano a Bruto i corpi dei suoi figli,1789 Jacques-Louis David,Parigi, Louvre

Sono ventuno,in endecasillabi sciolti. L' Alfieri sceglie questa metrica, seguendo il concetto di unità aristotelica.Ecco l'elenco completo :

  • Agide (1788)
  • Bruto primo (1789)
  • Bruto secondo (1789)
  • Cleopatra ( da lui stesso poi rinnegata , 1774 - 1775)
  • Don Garzia (1789)
  • Filippo (1781, pubblicata nel 1783)
  • Maria Stuarda (1788)
  • Merope (1785)
  • Ottavia (1783,ripubblicata nel 1788)
  • Della tirannide
  • Rosmunda (1783)
  • Saul (1782)
  • Sofonisba

Tragedie greche:

Tragedie definite della libertà:


Egisto sollecita Clitennestra esitante prima di uccidere Agamennone, nel dipinto Morte di Agamennone di Pierre-Narcisse Guérin 1818, Louvre, Parigi
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Egisto sollecita Clitennestra esitante prima di uccidere Agamennone, nel dipinto Morte di Agamennone di Pierre-Narcisse Guérin 1818, Louvre, Parigi

Terminata l'Accademia militare a Torino, e dopo un lungo giovanile vagabondare in vari stati dell'Europa, nel 1775 (l'anno della conversione) rientra nel capoluogo piemontese e si dedica allo studio della letteratura, rinnegando in tal modo - secondo le sue stesse parole - anni di viaggi e dissolutezze; completa così la sua prima tragedia, Cleopatra, che registra un grande successo; seguiranno poi Antigone, Filippo, Oreste, Saul, Maria Stuarda, Mirra.

La fama delle sue tragedie è legata alla centralità del rapporto libertà-potere e all'affermazione dell'individuo sulla tirannia. Una profonda e sofferta riflessione sulla vita umana arricchisce la tematica quando il poeta si sofferma sui sentimenti più intimi e sulla società che lo circonda.

Le sue tragedie furono rappresentate quando il poeta era ancora in vita ed ebbero un notevole successo nel periodo giacobino.

A Bologna vennero rappresentate tra il 1796 e il 1798, ben quattro tragedie (Bruto II, Saul, Virginia, Antigone).

Le reazioni negli spettatori erano spesso molto singolari, ne parla anche il Leopardi nel suo Zibaldone (1823), che citando la rappresentazione a Bologna dell'Agamennone racconta che :

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«\mathfrak{D}estò vivissimo interesse negli uditori , e fra l'altro tanto odio verso Egisto,che quando Clitenestra esce dalla stanza del marito col pugnale insanguinato , e trova Egisto, la platea gridava furiosamente all'attrice che l'ammazzasse.»

Anche Sthendal in Roma, Napoli, Firenze scrive :

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«\mathfrak{27} febbraio 1817. Esco ora dal Saul al Teatro Nuovo...Il pubblico va in visibilio. »

[modifica] Libertà ideale, titanismo e catarsi

Vittorio Alfieri dipinto da François-Xavier Fabre, Firenze 1793
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Vittorio Alfieri dipinto da François-Xavier Fabre, Firenze 1793

Fin da giovane Vittorio Alfieri dimostrò un energico accanimento contro la tirannide e tutto ciò che può impedire la libertà ideale. In realtà risulta che questo antagonismo sia diretto contro qualsiasi forma di potere che appare iniqua e oppressiva. Anche il concetto di libertà che egli esalta non possiede precise connotazioni politiche o sociali, ma resta un concetto astratto.

La libertà alfieriana, infatti, è espressione di un individualismo eroico e desiderio di una realizzazione totale di sé. Infatti, Alfieri sembra presentarci, invece che due concetti politici (tirannide e libertà), due rappresentazioni mitiche: il bisogno di affermazione dell'io, desideroso di spezzare ogni limite e le "forze oscure" che ne ostacolano l'agire. Questa ricerca di forti passioni, quest'ansia di infinita grandezza, di illimitato è il tipico titanismo alfieriano, che caratterizza, in modo più o meno marcato, tutte le sue opere.

Ciò che viene tanto osteggiato da Alfieri è molto probabilmente la percezione di un limite che rende impossibile la grandezza, tanto da procurargli costante irrequietezza, angosce e incubi che lo costringono a cercare nei suoi innumerevoli viaggi ciò che può trovare soltanto all'interno di se stesso.

Il sogno titanico è accompagnato da un costante pessimismo che ha le radici nella consapevolezza dell'effettiva impotenza umana. Inoltre la volontà di infinita affermazione dell'io porta con se un senso di trasgressione che gli causerà un senso di colpa di fondo, che verrà proiettato appunto nelle sue opere per trovare un rimedio al proprio malessere; fenomeno, questo, che viene chiamato catarsi.

[modifica] L'odio antirivoluzionario: il Misogallo

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«\mathfrak{I}o aveva riposto la mia vendetta e quella della mia Italia; e porto tuttavia ferma speranza, che quel libricciuolo col tempo gioverà all'Italia, e nuocerà alla Francia non poco.»
( da Vita di V.Alfieri)

Il Misogallo è un opera che aggrega generi diversi : prose, sonetti, epigrammi ed un'ode.Questi componimenti si riferiscono al periodo compreso tra l'insurrezione di Parigi nel luglio 1789 e l'occupazione francese di Roma nel febbraio 1798.

E' una feroce critica di Alfieri, sulla Francia e sulla Rivoluzione, ma egli rivolge l'invettiva anche verso il quadro politico e sociale europeo, verso i molti tiranni antichi e recenti, che dominarono e dominano l'Europa . Per l'Alfieri, "i francesi non possono essere liberi, ma potranno esserlo gli italiani", mitizzando così un'ipotetica Italia futura, "virtuosa, magnanima, libera ed una".

[modifica] Alfieri e la Massoneria

Nel capitolo della "Vita" riferito al 1775,l'Alfieri narra come durante un banchetto di liberi muratori declamò alcune rimerie :

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«\mathfrak{E}gli ti additi il murator primiero,

Del grande Ordine infin l'origo estrema
E se poi ti svelasse un tanto arcano,
Avresti tu sì nobili concetti
E ad inalzare il vol bastante mano?
Ah, scusatela si, fratei diletti;
Non ragiona l'insana, oppur delira

Quando canta di voi con versi inetti.»
Assmblea massonica.Vienna 1791
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Assmblea massonica.
Vienna 1791

Egli chiede scusa ai fratelli se la sua musa inesperta osa cantare i segreti della loggia.Poi il sonetto prosegue menzionando il Venerabile, il primo Vigilante, l'Oratore, il Segretario.

Anche se negli elenchi della massoneria piemontese il nome dell'Alfieri non è mai comparso, Roberto Marchetti suppone che egli fosse stato iniziato in Germania o Inghilterra , nel corso di uno dei suoi viaggi giovanili.

E' assodato che moltissimi suoi amici furono massoni e dall'elenco , posseduto dal centro alfieriano di Asti, che menziona i personaggi ai quali il Poeta inviò la prima edizione delle sue tragedie (1783), compaiono i fratelli von Kaunitz, di Torino, Giovanni Pindemonte e Gerolamo Zulian a Venezia, Annibale Beccaria(fratello di Cesare), Luigi Visconte Arese e Gioacchino Pallavicini di Milano, Carlo Gastone Rezzonico a Parma, Saveur Grimaldi a Genova, Alessandro Savioli a Bologna , Kiliano Caraccioli Maestro venerabile a Napoli , Giuseppe Guasco a Roma.

L'Alfieri compare alcuni anni dopo, al numero 63 dell'elenco nel "Tableu des Membres de la Respectable Loge de la Victoire à l'Orient de Naples" in data 27 agosto 1782, con il nome di "Comte Alfieri, Gentilhomme de Turin".
La sua affiliazione alla loggia di Napoli fu sicuramente favorita dai frequenti soggiorni in quella città e soprattutto dall' importanza che Napoli accrebbe nei confronti della Massoneria, dal momento che i Savoia,di lì a poco chiusero ogni attività massonica in Piemonte (1783), costringendo il conte Asinari di Bernezzo , capo della massoneria italiana di rito scozzese, a cedere la carica proprio al principe Diego Naselli di Napoli.

Durante il periodo dell'affiliazione , Alfieri si cela per la sua corrispondenza ai confratelli sotto lo pseudonimo di conte Rifiela.

Con il sopraggiungere in Europa dei venti rivoluzionari che sfoceranno poi nella rivoluzione francese , l'Alfieri prese le distanze dalla setta , forse perchè essa accentuò l'impegno giacobino, antimonarchico, anticlericale, o forse anche per quel suo aspetto caratteriale indipendente fino all'ossessione . Nella satira di "Le imposture" (1797) si scaglierà contro i suoi vecchi confratelli apostrofandoli come fratocci che imbambolavano gli adepti per farne creature proprie, ingenuo piedistallo per i furbi.

[modifica] La piemontesità

Statua di Vittorio Alfieri opera di G.Dini, 1862. Asti, Piazza Alfieri
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Statua di Vittorio Alfieri opera di G.Dini, 1862. Asti, Piazza Alfieri

Giosuè Carducci affermò, che l'Alfieri, insieme all'Alighieri e a Machiavelli : "è il nume indigete d'Italia".
Secondo Pietro Cazzani, direttore del "Centro studi Alfieriani" tra il 1939 ed il 1957,la differenza di fondo (oltre a quelle ben più evidenti): "è la "toscanità" del fiorentino, i cui umori si trasformano in aggressive ironiche fantasie, contrapposta al "piemontesismo" dell'astigiano , la cui seria moralità prende toni cupi con impensabili estri ".

Per Umberto Calosso,ne L'Anarchia di Vittorio Alfieri, (Bari 1924) il poeta non dimenticò mai le sue origini, con quel : "misto di ferocia e generosità, che non si potrà mai capire da chi non ha esperienza dei costumi e del sangue piemontese" .

Alfieri scrisse poi due sonetti (gli unici)in lingua piemontese datati aprile e giugno 1783.
Ecco il testo del primo:

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«\mathfrak{S}on dur, lo seu, son dur, ma i parlo a gent

ch'ha l'ànima tant mola e dëslavà
ch'a l'é pa da stupì se 'd costa nià
i-j piaso apen-a apen-a a l'un për sent.

Tuti s'amparo 'l Metastasio a ment
e a n'han j'orije, 'l cheur e j'euj fodrà:
j'eròj a-j veulo vëdde, ma castrà,
ël tràgich a lo veulo, ma imponent.

Pure im dogn nen për vint fin ch'as decida
s'as dev troné sul palch o solfegé,
strassé 'l cheur o gatié marlàit l'orìa.

Già ch'ant cost mond l'un l'àutr bzògna ch'as rida,
l'è un mè dubiet ch'i veui ben ben rumié:

s'l'é mi ch'son 'd fer o j'italian 'd potìa.»
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«\mathfrak{S}ono duro, lo so,sono duro,ma parlo a gente

che ha l'anima tanto fiacca e sporca
che non c'è da stupirsi se a questa cricca
io piaccio appena all'uno per cento.

Tutti si imparano a memoria il Metastasio
e ne hanno piene le orecchie,il cuore e gli occhi:
gli eroi li vogliono vedere sì,ma castrati,
il tragico lo vogliono ma imponente.

Eppure io non mi dò per vinto finchè non si decida
se sul palco si deve tuonare o solfeggiare,
agitare i cuori o accarezzarsi un poco l'orecchia.

Giàcche in questo mondo bisogna che si rida l'uno dell'altro,
io ho un piccolo dubbio che voglio ben bene rimirare:

se sono io che sono di ferro o gli italiani di fango.»

[modifica] Alfieri e la musica

Umberto Calosso accosta l'opera di Alfieri "illuminista in fervido movimento" a quella di Beethoven, per il critico : i motivi profondi dell'Alfieri risuonano "nei precipizi abissali della sinfonia di Beethoven".

Anche per il Cazzani,in molte tragedie alfieriane, ci troviamo davanti alla stessa solitudine cosmica del maestro di Bonn.

Nella sua autobiografia il poeta racconta di come la musica suscitava nel suo animo grande commozione.L'Alfieri più volte raccontò come quasi tutte le tragedie siano state ideate o durante l'ascolto di musica o poche ore d'opo averla ascoltata.

Alcuni manoscritti contengono anche le indicazioni delle musiche da eseguirsi durante le rappresentazioni teatrali ( per esempio il Bruto II).

Il Cazzani ipotizza anche che tra i musicisti prediletti dell'Alfieri ci sia il piemontese Giovanni Battista Viotti, che fu presente a Torino, Parigi e Londra negli stessi anni dei soggiorni alfieriani.

[modifica] Alfieri e l'arte

Perseo e Andromeda, Anton Raphael Mengs,1776, Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo
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Perseo e Andromeda, Anton Raphael Mengs,1776, Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo

Il poeta che più di una volta confessò di essere sensibile alle bellezze naturali, davanti alle opere artistiche manifestava una certa "ottusità d'intelletto".

A Firenze, per la prima volta nel 1766, dichiarò che le visite alla Galleria e a Palazzo Pitti, si svolgevano forzatamente, con molta nausea , senza nessun senso del bello.

Di Bologna scrisse : "...dei suoi quadri non ne seppi nulla".

Quando visse a Roma nascevano i primi fermenti del movimento archeologico che precedette il Neoclassicismo, non fece nessuna menzione degli artisti che ne presero parte,ed anche il salotto della contessa d'Albany, a Parigi frequentato dagli artisti più noti dell'epoca ( tra cui Jacques-Louis David) non era per lui di alcun interesse, e del Louvre gli interessò "solo la facciata".

Questo spiega perchè, fatta eccezione dei ritratti di Fabre, nessuna tela di un certo valore adornò le pareti degli appartamenti abitati da Alfieri nel corso della vita.

L'Alfieri e la contessa d'Albany, nell'agosto 1792,dovettero abbandonare precipitosamente Parigi per l'insurrezione repubblicana. Dall'inventario degli oggetti d'arte della casa di Parigi ( Maison de Thélusson, rue de Provence n°18), stilato dal governo rivoluzionario dopo la confisca degli immobili e contenuto negli Archives nationales di Parigi si è potuto risalire ai quadri presenti negli appartamenti.

Anche in questo caso l'elenco è deludente : si tratta più che altro di riproduzioni incise per lo più dei Carracci , della Cappella Sistina, della Scuola di Atene, della galleria Farnese, con qualche incisione riproducente opere di Elisabeth Vigée-Lebrun, di Angelika Kauffman, di Anton Raphael Mengs .

[modifica] Tributi

[modifica] Alfieri nei francobolli italiani

Emissione per le colonie del 1932
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Emissione per le colonie del 1932
Emissione del 2003
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Emissione del 2003

Tre francoboli commemorativi sono stati emessi dalle poste italiane per ricordare la figura del trageda astigiano.

  • Il primo , da 25 centesimi, disegnato da F.Chiappelli emesso il 14 marzo 1932 per la società "Dante Alighieri",per la corrispondenza nazionale ed una seconda tiratura per le emissioni generali delle colonie italiane in versione sovrastampata (tiratura 60.000 esemplari).
  • Il secondo emesso il 4 giugno 1949 ( tiratura 2.812.000 esemplari),opera del disegnatore E.Pizzi, in occasione del bicentenario della nascita.
  • Il terzo l' 8 ottobre 2003,con tiratura di 3.500.000 esemplari, è stato emesso in occasioni delle commemorazioni per il bicentenario della sua morte.Il ritratto opera della bozzettista Rita Fantini è liberamente ispirato ad un dipinto di François Xavier Fabre, attualmente esposto presso Palazzo Alfieri di Asti, mentre sullo sfondo si vede la facciata interna del palazzo , sede sia del Centro nazionale di studi alfieriani che del Museo alfieriano.

[modifica] Note

  • ^  Anche se può sembrare strano la voce è corretta. Vittorio Alfieri nasce il 16 gennaio, ma nella sua biografia scrive 17 gennaio.
  • ^  Nell'atto di donazione del 1778 , nel quale Vittorio cedette alla sorella Giulia tutte le proprietà in cambio di un vitalizio , accanto ai campi, prati, orti, vigne,boschi, gerbidi e ai coltivi che egli possedeva in Asti, Vigliano d'Asti, Costigliole d'Asti, Montegrosso d'Asti, Cavallermaggiore, Ruffia, ci sono anche dei mulini in quella zona della città che ora è denominata via dei mulini.Inoltre l'Alfieri cedette anche il palazzo natio (Palazzo Alfieri (Asti)|Palazzo Alfieri), che venne messo in affitto : alla contessa Giulia rendeva 910 lire piemontesi all'anno, ed il palazzo di Piazza San Secondo in Asti comprendente cinque botteghe sotto i portici e quattro in legno fuori dai medesimi, il quale rendeva 1000 lire piemontesi annue.

[modifica] Bibliografia

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