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Morgano

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Wikipedia:WikiProject/Progetto geografia/Antropica/Comuni Morgano
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Stato: Italia
Regione: Veneto
Provincia: Treviso
Coordinate:
Latitudine: 45° 39′ 0′′ N
Longitudine: 12° 6′ 0′′ E
Mappa
Altitudine: 23 m s.l.m.
Superficie: 11 km²
Abitanti:
3.754
Densità: 341 ab./km²
Frazioni: Badoere 
Comuni contigui: Istrana, Paese, Piombino Dese (PD), Quinto di Treviso, Zero Branco, Trebaseleghe (PD).
CAP: 31050
Pref. tel: 0422
Codice ISTAT: 026047
Codice catasto: F725 
Nome abitanti:  
Santo patrono:  
Giorno festivo:  
Comune
Posizione del comune nell'Italia
Sito istituzionale

Morgano è un comune di 3.754 abitanti della provincia di Treviso.

La struttura urbanistica è impostata su via San Martino (già via Bigolo e via Morgano) e sul corso del fiume Sile.

Indice

[modifica] Storia

Il territorio conserva tracce di presenza umana riferibili ad insediamenti di epoca preistorica. L'insediamento dell'attuale Morgano ebbe tuttavia origine forse in epoca romana, tra la fine del I secolo a.C. e gli inizi del I d.C., quando l'intera zona fu centuriata.

Le prime notizie di Morgano si riferiscono all'esistenza di una chiesa dedicata a san Martino di Tours, che fu forse fondata intorno al IX secolo dai Franchi e che alla fine del XII doveva già essere un centro di culto importante.

Morgano è una delle località interessate dalle vicende umane e storiche che si svolsero tra il XI secolo e il XIII secolo e dalle numerose proprietà che videro protagonisti i vari componenti della famiglia degli Ezzelini. Proprietà che furono certosinamente accertate, censite e documentate dopo la loro definitiva sconfitta avvenuta nel 1260.

Fu feudo della famiglia comitale che ne assunse il nome: i conti Da Morgano ebbero un ruolo rilevante nella vita politica trevigiana, fino a quando non caddero in disgrazia, avendo complottato per consegnare Treviso a Cangrande della Scala, nel 1318.

Con l'annessione al governo della Serenissima il territorio fu suddiviso fra grandi proprietà terriere, gestite dai membri di poche nobili famiglie veneziane: i Basadonna, i Badoer, i Marcello.

Il primo castello di Morgano era stato incendiato e distrutto nel 1234, nel corso di una guerra tra padovani e trevigiani; più tardi, nel 1405, fu costruito un secondo fortilizio a Settimo, lungo il Sile, voluto dai Veneziani come protezione contro gli attacchi carraresi.

La popolazione condivise il destino degli abitanti l'entroterra veneto e godette di una certa prosperità, perché la presenza delle acque (il Sile, lo Zero, il Rio) garantì la pesca e le attività legate all'industria molitoria.

[modifica] La leggenda di Murgania

Una antica leggenda in merito alle origini del paese è tramandata dall'autore dell'Hypnerotomachia Poliphili, Francesco Colonna, e narra di una fanciulla, chiamata Murgania, dalla quale il paese avrebbe preso il nome.

Murgania, sarebbe stata figlia del console romano Lelio Sylirio o Syliro e di Trivisia Calardia Pia. La fanciulla avrebbe osato paragonarsi per bellezza a Venere e il popolo per ignoranza l'avrebbe creduta la dea stessa e le avrebbe eretto un sacello:

“Gli plebei, et il vulgo rude et ignobile, et inculto populo, non altramente che così arbitravano che Murgania fusse essa Venere. Diqué negli suburbani lochi construsseron uno Sacello. Nel quale ella latitante a sortiti tempi, cerimoniosamente se dimonstrava mentita[1]. Et cum annuali et supplici voti supersticiosamente il populario concurso colevano[2]. D’indi naque, tale nome, dalle giente fino hogi di Phada Murgania[3]. Et il loco serva ancora il memoriale nome Murganio.”

Gli dei, risentiti, avrebbero quindi distrutto il sacello e Murgania con un fulmine, mentre la medesima sorte sarebbe toccata a Quintia e a Septimia, sorelle di Murgania. Il padre, Lelio Sylirio sarebbe stato trasformato nel fiume Sile, che da lui avrebbe preso il nome:

“fulminato lo impiato[4] tempio la casa regia fulguritiamente in carbone redacta[5], non de qui molto distante, ove per ventura essa alhora trovavase rimanse eterno nome Casa Carbona et Murgania in fonti, cum tuti quegli che in esso loco se trovorono conversi. Et così similmente Quintia, et Septimia. Sorore fugabonde non luntano da Murgania et elle transformate in manali fonti”
“Il suo nome perpetuo a quelli lochi dederono lambenti in unde amplexano[6] il dolce patre Lelio Siliro. Et egli transmutato in liquante materia aucto dalle chare filiole, fae uno celebre fiume, di purgatissime aque manale[7], che ancora in quella periucunda[8] regione fluente freschissimo si vede.”

[modifica] Luoghi di interesse

[modifica] L'edicola o altarino ("capitello") di san Cristoforo

Numerose edicole e piccoli altari ("capitelli"), spesso dotati di immagini sacre, accompagnano il corso del Sile, caratterizzando il paesaggio rurale trevigiano con l’espressione di una diffusa religiosità popolare. La loro collocazione presso le rive del fiume deriva dall'importanza di questo e dei fenomeni atmosferici per l'economia locale, basata soprattutto sull'agricoltura: i "capitelli" erano posti vicino ai luoghi da proteggere (campo, abitazione, corso d'acqua), verso i quali guardavano. Servivano come punto d’incontro per la recita del rosario (soprattutto nel mese di maggio), e come stazioni dinanzi alle quali potersi raccogliere in preghiera durante le processioni, come poteva avvenire per il Corpus Domini, l’Ascensione, il Venerdì Santo o per il rito delle rogazioni.

Il "capitello" di Morgano, dedicato a san Cristoforo, protettore dei pellegrini e invocato contro le inondazioni, si trova nelle immediate vicinanze del ponte di legno sul Sile, un tempo semplice passerella, dietro ai moderni impianti sportivi. L'edicola sacra era destinata a proteggere chi doveva attraversare il fiume. All'interno della nicchia esistono affreschi, raffiguranti il santo dedicatario, risalenti al Cinquecento (come altri nei "capitelli" di Cendon e di San Giuseppe). Sulla volta della nicchia un recente restauro ha rimesso in luce una colomba bianca,

[modifica] La vecchia fornace

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Un tempo lungo il fiume Sile si trovavano numerose fornaci per la produzione dei laterizi, concentrate in particolare nel basso corso del fiume, dopo Treviso, tra Sant’Antonino e Musestre, tanto che questo tratto era conosciuto anche come “la riviera delle fornaci”. Gli stabilimenti erano chiamati "fornasotti" e i forni rimanevano accesi quattro o cinque giorni, in corrispondenza di ogni infornata di laterizi. Si trovavano in aree ricche di argilla, e quando la vena del materiale si esauriva, venivano spostate in un altro luogo. A questa attività si riferisce l'antico adagio "Omo de fornasa, caval de restèra, femena de risèra". Nella seconda metà del Novecento, il numero di fornaci crebbe per far fronte alla crescente domanda di materiale edilizio e nello stesso periodo fece la sua comparsa il forno Hoffmann, che grazie ad un sistema a ciclo continuo permise un sensibile aumento della produzione.

Ai primi dell'Ottocento le amministrazioni prima napoleonica e poi austriaca diedero impulso alla rete stradale locale, in particolare tra il 1830 e il 1848 e la ghiaia necessaria per questi lavori venne ricavata dal fondo del fiume: nacquero nuove professioni, come quella degli “abboccatori” (cavatori di ghiaia) con zattere e “baiòn” (grande badile con manico di circa un metro e con all’estremità fissato una sorta di cesto realizzato con una maglia di rete e funzionante a mo’ di setaccio).

Il catasto napoleonico del 1810 testimonia nel territorio di Morgano la presenza di una fornace, di proprietà della famiglia Basadonna. Questa si trovava in località Settimo, presso le vie Fornaci e Barbasso. Nei pressi si trovano le attuali “buse de Carlesso”, una profonda palude, in località “Ongarie”, che segna il luogo dei vecchi giacimenti dai quali gli operai della adiacente fornace Carlesso estraevano la crèa (argilla). La palude è costituita da numerosi stagni collegati da lingue di terra ed è ricca di pesce. Vi si trovano la ninfea bianca e la folaga, mentre in estate è presente anche l'airone rosso.

Nei pressi dell'antica fornace si trova inoltre un vecchio mulino a più ruote. Nei pressi una busa, formatasi per l'intensa attività di escavazione, offre rifugio a diverse specie di volatili (martin pescatore, beccaccini, anatidi, folaghe, gallinelle d'acqua, porciglioni, garzette, nitticore, aironi cenerini, poiane e falchi pescatori) Tra le specie vegetali si citano la salcerella, il garofanino d'acqua e il cardo palustre. Nelle vicinanze sono stati realizzati due capanni per l'osservazione e la caccia fotografica, vista la ricchezza di specie migratorie e stanziali che praticano questo invaso. Sull'argine destro è stato inoltre realizzato un sentiero che consente di osservare, stando sulla sponda opposta del fiume, la grande palude asciutta, di circa trenta ettari.

[modifica] La ferrovia Treviso-Ostiglia

Il comune di Morgano è attraversato dalla tratta della ex Ferrovia Treviso-Ostiglia, oggi dismessa, adibita a pista ciclopedonale.


[modifica] La sagra del Carmine

I festeggiamenti per la Beata Vergine Maria del Monte Carmelo ricorrono il 16 luglio di ogni anno. La tradizione, secondo i documenti conservati dall’antica “Confraternita Carmine”, è attestata dall’anno 1628.

Durante la sagra si assaggia di fronte alla chiesa l'anatra arrosto.

[modifica] Evoluzione demografica

Abitanti censiti


[modifica] Bibliografia

Francesco Colonna, Hypnerotomachia Poliphili, Venezia, Aldus Manutius (ed.), dicembre 1499.

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