Leggi razziali fasciste
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Verso la fine degli anni trenta - quindi nel pieno del ventennio del regime fascista - in Italia vennero varati dei provvedimenti (alcuni dei quali veri e propri regi decreti legge) contro le persone di religione ebraica.
Questo insieme di provvedimenti è passato alla storia con l'indicazione di leggi razziali antisemite.
Dopo l'entrata in vigore, nel 1937 del regio decreto legge n. 880, che vietava il madamismo e il matrimonio degli italiani coi sudditi delle colonie africane, altre leggi di spiccata indole razzista vennero promulgate dal parlamento italiano.
[modifica] Il Manifesto della razza
Per approfondire, vedi la voce Fascismo e questione ebraica. |
Tutto viene fatto risalire alla pubblicazione di un Manifesto della razza (avvenuta il 15 luglio del 1938), firmato da scienziati aderenti o quanto meno simpatizzanti del regime, noto come "Manifesto degli scienziati razzisti".
Al regio decreto legge del 5 settembre 1938 - che fissava Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista - e a quello del 7 settembre - che fissava Provvedimenti nei confronti degli ebrei stranieri - fece seguito (6 ottobre) una dichiarazione sulla razza emessa dal Gran Consiglio del Fascismo; tale dichiarazione venne successivamente adottata dallo stato sempre con un regio decreto legge che porta la data del 17 novembre.
Sempre fra la fine dell'estate e l'autunno del 1938 furono diversi, quindi, i decreti legge firmati come capo del governo da Benito Mussolini e promulgati dal re Vittorio Emanuele III che legittimavano una visione razzista della questione ebraica anche da parte del fascismo.
L'insieme dei questi decreti e dei documenti sopra citati costituisce l'intero corpus delle cosiddette leggi razziali.
Alcuni degli scienziati ed intellettuali ebrei colpiti dal provvedimento del 5 settembre (riguardante in special modo il mondo della scuola e dell'insegnamento) emigrarono negli Stati Uniti: tra loro ricordiamo Emilio Segrè, Achille Viterbi (padre di Andrea Viterbi), Enrico Fermi (che aveva sposato un'ebrea), Bruno Pontecorvo e molti altri.
Chi rimase venne costretto ad abbandonare la cattedra (tra essi possiamo ricordare Benvenuto Terracini, Attilio Momigliano e Mario Fubini). L'insegnamento in scuole riservate agli ebrei non venne proibito. Tra le dimissioni illustri vi furono quelle di un membro dell'Accademia dei Lincei: Albert Einstein.
[modifica] Elenco dei principali documenti e regi decreti legge in chiave antisemita
- Wikisource contiene opere originali di o su Leggi razziali fasciste
- R.D.L. 5 settembre 1938, Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista
- R.D.L. 7 settembre 1938, Provvedimenti nei confronti degli ebrei stranieri
- R.D.L. 23 settembre 1938, Istituzione di scuole elementari per fanciulli di razza ebraica
- R.D.L. 15 novembre 1938, Integrazione e coordinamento in testo unico delle norme già emanate per la difesa della razza nella Scuola Italiana
- R.D.L. 17 novembre 1938, Provvedimenti per la razza italiana
- R.D.L. 29 giugno 1939, Disciplina per l'esercizio delle professioni da parte dei cittadini di razza ebraica
- Manifesto della razza
- Dichiarazione sulla razza del Gran Consiglio Fascista, 6 ottobre 1938
- Il documento fu pubblicato dal "Foglio d'ordine" del Partito Nazionale Fascista il 26 ottobre 1938, e successivamente adottato dal regio decreto legge del 17 novembre.
[modifica] La disposizione contro il movimento pentecostale
Quando si parla di leggi razziali si dimentica sovente che una apposita disposizione riguardò il movimento pentecostale.
Tale disposizione (numero di protocollo 600/158, Archivio di Stato serie PS GI busta 26 fasc. 299 1-c-z), risalente al 9 aprile 1935 e a firma del sottosegretario all'interno, Buffarini Guidi, controfirmata dal capo della polizia Arturo Bocchini, vietava il culto pentecostale in tutto il Regno in quanto "esso si estrinseca e concreta in pratiche religiose contrarie all'ordine sociale e nocive all'integrità fisica e psichica della razza".
Nel 1953, a dieci anni dalla caduta del fascismo e quasi cinque dall'entrata in vigore della Costituzione della Repubblica italiana, il ministro dell'Interno (democristiano) Mario Scelba affermava di fronte al Parlamento che "l'esercizio del cosiddetto culto pentecostale non è ammesso in Italia".
Tale disposizione fu dichiarata dichiarata non più in vigore il 16 aprile 1955.
In conseguenza a questa circolare vi furono molti arresti e invii al confino di semplici credenti e di Pastori pentecostali. Uno fra i più importanti di essi, Roberto Bracco, fu arrestato diciassette volte. Inoltre due credenti pentecostali morirono per la loro fede; il primo - Filardo De Simone, che si trovava nel carcere romano di Regina Coeli per la sua fede pentecostale - fu trucidato alle Fosse Ardeatine insieme alle altre trecentotrentacinque persone, il 23 marzo 1944; l’altro - Antonio Brunetti - fu ucciso nel campo di concentramento di Mauthausen.