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Le confessioni d'un italiano

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Le confessioni d'un italiano è un romanzo di Ippolito Nievo d'intreccio amoroso sullo sfondo politico e patriottico dei cinquant'anni che vanno dalla campagna napoleonica in Italia alle rivoluzioni del 1848.

Indice

[modifica] Prima scrittura, pubblicazione postuma e popolarità

Il romanzo fu scritto - tra il dicembre del 1857 e l'agosto del 1858 - in ventitré capitoli, ognuno dei quali anticipato da un breve epilogo. Nievo però non riuscì a pubblicare subito la sua opera non trovando un editore disposto ad affrontare le difficoltà della lunghezza del testo e della censura.

"Le confessioni" vennero pubblicate quindi postume con il titolo "Le confessioni di un ottuagenario" nel 1867 a Firenze dall'editore Le Monnier e a cura di Erminia Fuà Fusinato, moglie di Arnaldo Fusinato, amico dello stesso Nievo.

La presunta incompiutezza del romanzo autorizzò correzioni dell'opera, modifiche che crearono parecchi fraintendimenti critici soltanto di recente messi nella loro chiara luce.

L'opera ebbe una buona popolarità. A cavallo fra gli anni Sessanta e anni Settanta ne venne ricavata una riduzione per la televisione.

[modifica] La vicenda come testimonianza autobiografica

Nel romanzo viene narrata, sotto la forma autobiografica, la vicenda storica di Carlino Altoviti ed è la testimonianza di una vita trascorsa come patriota ma soprattutto come uomo che ha vissuto la trasformazione della propria identità da veneziano ad italiano.

[modifica] Linguaggio

Il tono del romanzo è ironico ma coinvolto nelle vicende del protagonista e il linguaggio del narratore non è aulico né volutamente popolareggiante, ma intermedio. Ciò rende Le confessioni non iscrivibili nei generi del romanzo storico, popolare o verista, e forse ne spiegano la sfortuna del momento.

[modifica] Trama

L'incipit

"Io nacqui veneziano ai 18 ottobre 1775, giorno dell'Evangelista Luca; e morrò per la grazia di Dio italiano quando lo vorrà quella Provvidenza che governa misteriosamente il mondo".

[modifica] Capitolo I

La narrazione inizia con la descrizione del castello di Fratta e con la rassegna dei personaggi che lo abitano: il conte di Fratta, il suo cancelliere, il fratello monsignore Orlando, il capitano Sandracca, comandante delle milizie del castello, ser Andreino, autorevole personaggio di Teglio, Martino, già servitore del padre del conte, il piccolo Carlino, nipote del conte, che lo ha allevato presso di sé, ripudiandone i genitori, Marchetto, messo del conte, il pievano di Teglio, maestro di Carlino, il cappellano del castello, la contessa veneta Navagero, la madre del conte, vecchissima e quasi paralizzata, Clara e Pisana, l'una mite e mesta, l'altra irrequieta e civettuola, entrambe figlie del conte.

[modifica] Capitolo II e III

Carlino rievoca la propria infanzia di ospite poco gradito al castello, il consueto pranzo dei castellani nel tinello, mentre egli con gli ospiti modesti mangiava nella cucina, le passeggiate ed i rumorosi giochi, ai quali si abbandonava con la Pisana, il crescere e la bellezza di Clara, che a 19 anni cominciò ad avere dei pretendenti, tra i quali Lucilio Vianello, figlio di un medico di Fossalta, entrato presto nelle simpatie della nonna di Clara e della ragazza stessa. Ricorda ancora quando fu segregato in una specie di sporca topaia per aver commesso una birichinata e di Pisana che andò a trovarlo e gli diede il primo bacio.

[modifica] Capitolo IV e V

Inizio del manoscritto autografo delle Confessioni d'un italiano
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Inizio del manoscritto autografo delle Confessioni d'un italiano

Carlino narra dell'ostilità sorta tra il castellano di Venchieredo e il cappellano di Fratta, dell'improvviso ordine di arresto del prepotente castellano che era giunto da Venezia e motivato da ragioni politiche; di quando Venchieredo fece assalire il castello di Fratta dai suoi sbirri, il ponte levatoio fu abbattuto e nessuno si accorse che Clara era rimasta fuori; di come egli osò uscire alla ricerca della fanciulla, che trovò al sicuro, e di come Lucilio tornò al castello con lui e Clara mentre gli assedianti vennero messi in fuga dal Partistagno, un pretendente all'amore di Clara.

[modifica] Capitolo VI-VII-VIII-IX-X

Nel frattempo la situazione incerta dello Stato di Venezia consiglia Almorò Frumier, cognato del conte, a lasciare la città per Portogruaro dove la famiglia Frumier istituisce un centro di vita intellettuale al quale partecipano gli amici del conte.

In questo luogo si accentua l'idillio nato tra Clara e Lucilio che, per le sue doti, suscita l'ammirazione di tutti, compresa la Pisana, facendo così ingelosire Carlino che viene mandato a Padova per conseguire la laurea di dottore. Ma Clara è decisa a farsi monaca e rifiuta tutte le proposte di matrimonio e si stabilisce con la contessa a Venezia dove la raggiunge Lucilio.

Carlino intanto, tenuto conto del contegno della Pisana - che civetta con il Venchieredo e con un altro pretendente - rinuncia al suo amore e ritorna a Fratta per sostituire il cancelliere del conte che è morto. Clara intanto si rinchiude in convento, la Pisana è chiamata dalla madre a Venezia e il conte muore. Carlino rimane coinvolto in una sommossa popolare a Portogruaro mentre cominciano le grandi vittorie di Napoleone. Quando ritorna a Fratta trova il paese e il castello devastati e la vecchia contessa in fin di vita.

Chiede pertanto un'udienza a Bonaparte per protestare e la ottiene, ma senza alcun risultato. In seguito riceve una lettera della contessa che lo chiama a Venezia perché riveda suo padre e riprenda in società il posto che si conviene ad un rappresentante del casato patrizio degli Altoviti.

[modifica] Capitolo XI-XII-XIII-XIV-XV-XVI

Carlino viene così riconosciuto come figlio legittimo e nella seduta del 2 aprile 1797 entra a far parte del Maggior Consiglio, come patrizio votante. In seguito però agli avvenimenti politici appoggia l'idea democratica francese e quando viene proclamata a Venezia la repubblica popolare viene nominato primo segretario.

Intanto Clara prende il velo e la Pisana sposa il nobile Navagero, vecchio ma ricco. Il padre di Carlino, dopo che Venezia viene venduta all'Austria con il trattato di Campoformio, ritorna in Oriente lasciando presso la famiglia Apostulus un discreto capitale per Carlino che rimane solo e triste.

Un giorno arriva a casa di Carlino la Pisana che, stanca del marito, vuole vivere con lui. Carlino, per sfuggire agli sbirri mandati dai pretendenti di lei, si rifugia presso gli Apostulus e provvede con il suo denaro alle necessità della Pisana e parte per Venezia.

A Padova si rivela Aglaura, la figlia degli Apostulus che - innamorata di Carlino - è partita con lui travestita da marinaio. Si recano insieme a Milano dove nel frattempo è stata instaurata la Repubblica Cisalpina e dove Carlino viene nominato ufficiale della legione organizzata dal comandante Carafa per liberare Napoli.

A Napoli due sorprese lo attendono: Sirio, il figlio degli Apostulus, gli fa sapere che Aglaura non è sua sorella ma sorellastra di Carlino, ma poiché i due si amano si sposano; accompagnando in seguito il Carafa a Roma, Carlino scopre che il suo comandante convive con la Pisana che però torna da Carlino come una sorella.

[modifica] Capitolo XVII-XVIII-IX-XX-XXI

L'explicit

"O primo ed unico amore della mia vita, o mia Pisana, tu pensi ancora, tu palpiti, tu respiri in me e intorno a me! Io ti veggo quando tramonta il sole, vestita del tuo purpureo manto d'eroina, scomparir fra le fiamme dell'occidente, e una folgore di luce della tua fronte purificata lascia un lungo solco per l'aria, quasi a disegnarmi il cammino. Ti intravedo azzurrina e compassionevole al raggio morente della luna, ti parlo come a donna viva e spirante nelle ore meridiane del giorno. Oh tu sei ancora con me, tu sarai sempre con me, perché la tua morte ebbe affatto la sembianza d'un sublime ridestarsi a vita più alta e serena. Sperammo ed amammo insieme; insieme dovremo trovarci là dove si raccolgono gli amori dell'umanità passata, e le speranze della futura. Senza di te, che sarei mai io? ... Per te, per te sola, o divina, il cuore dimentica ogni suo affanno, e una dolce malinconia, suscitata dalla speranza, lo occupa soavemente".

Napoleone intanto si trova in Egitto e nel Napoletano infuria la rivolta. Carlino segue la legione del Carafa che in Puglia fa strage di Turchi e Albanesi chiamati dai ribelli e trova il padre, ferito e prigioniero, che gli muore tra le braccia. Insieme alla Pisana e a Lucilio si rifugia a Genova dove vengono soccorsi da Sandro Giorgi, mugnaio di Fratta che è diventato colonnello. Carlino, in seguito alla vittoria di Marengo che ristabilisce la potenza di Napoleone, viene nominato prefetto delle Finanze a Bologna.

Date le dimissioni dopo breve tempo ritorna a Milano che lascerà, dopo Austerlitz, per recarsi a Venezia quando questa è unita al Regno d'Italia. A Venezia Carlino sposa Aquilina, sorella di Bruto Provedoni e per alcuni anni è un marito e un padre felice. Ma nel 1820, tornato a Napoli, partecipa alla rivoluzione contro re Ferdinando, viene ferito e fatto prigioniero. In carcere perde la vista e viene liberato grazie all'intervento della Pisana e con lei parte per Londra.

A Londra i sue stentano la vita e la Pisana, per aiutare Carlino, si mette a chiedere l'elemosina, ma Carlino viene operato e riacquista la vista, mentre la Pisana si ammala e muore. Carlino ritorna coi suoi a Venezia, dove gli muore il figlio Donato, già ferito nella rivoluzione di Romagna e muoiono di colera Lucilio e Spiro.

[modifica] Capitolo XXII-XXIII

Allo scoppio della rivoluzione del 1848, Carlino viene nominato colonnello, il figlio Giulio, che nel 1849 aveva combattuto alla difesa di Roma, muore combattendo in Brasile e Carlino, ormai ottuagenario, rimane con i figli e i nipoti "contento di aver vissuto e contento di morire"

[modifica] Voci correlate

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