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Geografia della Russia

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La Russia

La Russia è una nazione localizzata per intero nell'emisfero nord, in Europa e nell'Asia settentrionale; il suo territorio si estende per oltre 17 milioni di km2, cifra che ne fa la nazione più estesa al mondo, staccando di parecchio le inseguitrici (Canada, Cina, U.S.A., Brasile). Il territorio è ovviamente estremamente variegato, dato che al suo interno si trovano tutte le varietà di ambienti e paesaggi tranne quello più tipicamente tropicale; dagli ambienti artici e glacializzati dell'estremo Nord si passa, sulla scala delle centinaia o migliaia di chilometri, a paesaggi di tundra, taiga, steppa, deserto, foresta temperata, addirittura a scenari subtropicali nella ristretta cimosa costiera del Mar Nero. Proprio questi passaggi molto "lenti" fanno sì che, nonostante questa ricchezza di ambienti, il paesaggio russo abbia, mediamente, delle caratteristiche di "monotonia".
Tuttavia, i lineamenti generali del territorio russo lo collocano geograficamente (ma anche nell'immaginario collettivo mondiale) nelle zone fredde del mondo: tundra e taiga coprono una buona fetta del territorio, e nelle sue zone orientali (Jacuzia) si raggiungono le temperature più basse della Terra (almeno riferendosi a zone abitate, quindi escludendo l'Antartide).
Un'altra caratteristica saliente della Russia è il fatto di essere un Paese poco popolato: le densità restano basse anche nelle zone di più antico popolamento, come l'Europa, con occasionali addensamenti in corrispondenza delle maggiori città e in qualche zona molto circoscritta come la Ciscaucasia; questa bassa densità di popolazione non impedisce alla Russia di ospitare sul suo territorio due delle maggiori città del mondo: Mosca e San Pietroburgo.

Le isole Diomede, piccola e grande, dove si fronteggiano Stati Uniti e Russia.
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Le isole Diomede, piccola e grande, dove si fronteggiano Stati Uniti e Russia.

Il territorio russo si estende in longitudine per più di 9.000 km (11 fusi orari), dalle coste del Mar Baltico (l'enclave di Kaliningrad) all'isoletta di Ratmanov, nello stretto di Bering, che guarda da non più di qualche chilometro di distanza l'isola alaskana di Piccola Diomede, estendendosi per un pezzo, in un giro quasi senza fine, anche nell'emisfero occidentale.
Più contenute, anche se sempre imponenti, restano le dimensioni in latitudine: fra le punte settentrionali dell'isola di Novaja Zemlja e il confine tra il Dagestan e l'Iran nordoccidentale corrono più di 40° di latitudine, corrispondenti a più di 4.000 km.
I confini, terrestri e marittimi, sono ovviamente in linea con il resto: 57.792 km di confini, di cui 20.139 km terrestri, spartiti con quindici nazioni diverse rendono quello della sicurezza interna uno dei grossi problemi dei governanti russi. I paesi confinanti vanno dalle ricche e tranquille Finlandia e Norvegia, a nordovest, alla Polonia a occidente, alle turbolente repubbliche caucasiche dell'Azerbaigian e della Georgia, alle repubbliche ex-sovietiche dell'Asia centrale (Kazakistan, alla Cina, alla blindata Corea del Nord. Quanto alle coste, i 37.653 km sono per la maggior parte (2/3) rivolti verso il Mar Glaciale Artico, chiuso dai ghiacci per gran parte dell'anno; maggiore importanza assume peraltro la limitatissima fascia costiera baltica e la facciata pacifica e del Mare di Okhotsk.

Indice

[modifica] Il territorio

La catena dell'Altai.
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La catena dell'Altai.

Il territorio russo è per l'assoluta maggioranza costituito da pianure e superfici poco rilevate (tabulari), partendo dall'estremo ovest per arrivare alla costa del Pacifico; le montagne occupano una piccola percentuale del territorio, per lo più in posizione periferica rispetto alla totalità del territorio russo.

L'altopiano del Valdaj, che incide la pianura russa europea.
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L'altopiano del Valdaj, che incide la pianura russa europea.

Il territorio, nella sua parte settentrionale, mostra chiari i segni delle imponenti coltri di ghiaccio che l'hanno ricoperto durante i cosiddetti periodi glaciali. I materiali morenici coprono grandi estensioni, all'incirca fino alla latitudine di 55°N, in molte zone il permafrost presente è un relitto quaternario che è risultato comunque in equilibrio con il clima attuale; anche nelle zone meridionali, non direttamente interessate dal gliacialismo, si osservano vaste deposizioni di materiali di origine collegabile al glacialismo.
In Russia si possono individuare parecchie unità morfologiche differenti:

  • la pianura russa: è il naturale proseguimento della pianura tedesco-polacca, che prosegue nella Bielorussia e nell'Ucraina; viene chiusa a sud dai contrafforti del Caucaso, e ad oriente dalla catena degli Urali;
  • il bacino caspico: è una estesa depressione intercontinentale, prolungantesi nel Kazakistan e nell'Uzbekistan, che arriva a scendere sotto il livello medio dei mari intorno alle rive del grande lago;
Il vulcano Avachinsky, nella Kamčatka.
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Il vulcano Avachinsky, nella Kamčatka.
  • la Siberia occidentale: è una grandissima pianura situata immediatamente ad est degli Urali. Il territorio è molto depresso, prevalentemente come risultato di intensissime coperture glaciali quaternarie: il territorio, una volta liberato dal peso immane dell'inlandsis, ha cominciato a sollevarsi per isostasia con movimenti anche di una certa velocità. Si conclude a sud toccando la catena dell'Altai, uno dei grandi bastioni montuosi dell'Asia centrale;
  • la Siberia centro-orientale: è uno scudo tra i più antichi del pianeta, con rocce anche più vecchie di tre miliardi di anni; si tratta di una unità morfologiche molto più frazionata, segnato dalla presenza di parecchie catene di monti (Jablonovy, Saiani, monti di Verkhojansk, monti Cherskij) oltre naturalmente alle grandi catene montuose del Pacifico russo: (Sikhote-Alin, monti della Kolyma) e alla Kamčatka, un'anomalia nel paesaggio russo, che costituisce parte della grande cintura di fuoco del Pacifico e allinea sul suo territorio numerosi vulcani attivi.

[modifica] Idrografia

Il delta del fiume Lena.
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Il delta del fiume Lena.

[modifica] Fiumi

La Russia è una nazione ricca di acque: sul suo territorio scorrono migliaia di fiumi.
Le dimensioni sono fuori dal comune, almeno secondo gli standard europei: fiumi considerati "secondari" (come ad esempio la Dvina o la Pechora, tanto per elencarne due fra tanti) hanno comunque lunghezze che passano i 1.000 km, mentre i fiumi maggiori hanno lunghezze e ampiezze di bacino di dimensioni planetarie. Le grandi dimensioni dei bacini idrografici dei fiumi maggiori nascono naturalmente dalla vastità degli spazi russi, non interrotti (o interrotti molto di rado) da catene di montagne.

Lo Ienissei dal ponte ferroviario di Krasnojarsk.
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Lo Ienissei dal ponte ferroviario di Krasnojarsk.

I fiumi russi hanno avuto (e hanno tuttora) un'importanza enorme per la vita e lo sviluppo di questo paese. Gran parte delle città russe sorgono sui fiumi, e da questi traggono (o hanno tratto) le loro ragioni principali di sviluppo. L'industrializzazione forzata degli anni dello stalinismo, ad esempio, si è potuta sviluppare anche grazie all'energia idroelettrica ottenuta con enormi sbarramenti sui maggiori fiumi (il Volga su tutti). Bisogna altresì dire che i maggiori fiumi russi scorrono in zone pochissimo popolate, alcune addirittura anecumeniche, e dunque hanno importanza economica minore di quella che ci si potrebbe aspettare; inoltre, i lunghi periodi di gelo che interessano l'intero territorio russo ne abbassano ancora di più l'utilizzabilità. A titolo di esempio, si consideri un fiume come la Kolyma: le dimensioni sono di assoluto rispetto (2.500 km di lunghezza, più di 600.000 chilometri quadrati di bacino), ma la zona in cui scorre (l'estremo nordest siberiano) fanno sì che abbia un'importanza economica assolutamente trascurabile, e sia passata alla notorietà più che altro per i giacimenti di minerali e per essere stata, durante il periodo zarista e sovietico, la zona di maggior presenza di campi di concentramento.
I grandi fiumi artici siberiani (con percorso sud-nord) provocano inoltre enormi inondazioni ad ogni disgelo; i fiumi si liberano dai ghiacci verso aprile-maggio, nel loro alto corso, facendo fluire così enormi quantità di acqua verso il basso corso ancora bloccato dal gelo: il risultato è una effetto diga che causa inverosimili straripamenti che, nelle zone pianeggianti, si traducono in inondazioni da centinaia di migliaia di chilometri quadrati.

Il Volga a Simbirsk.

I fiumi russi seguono tutti, grosso modo, lo stesso tipo di regime: una magra invernale, in cui sono sigillati dai ghiacci, lascia il posto a una piena primaverile, derivante dallo scioglimento delle nevi e dei ghiacci su tutto il loro bacino; a questa segue una magra estiva, dovuta all'evaporazione generalmente piuttosto intensa, e un lieve aumento della portata in autunno. Ci sono delle eccezioni: i fiumi della Russia europea settentrionale non manifestano sensibilmente la magra estiva, a causa delle temperature che non si alzano mai molto; i fiumi dell'estremo oriente (fra tutti l'Amur) risentono del meccanismo monsonico asiatico, che porta a consistenti piene anche estive.
I fiumi russi tributano a cinque diversi bacini:

[modifica] Laghi

Una veduta spaziale del lago Bajkal.
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Una veduta spaziale del lago Bajkal.

Gran parte degli specchi d'acqua interni della Russia sono da considerarsi un'eredità dell'intenso glacialismo che ha interessato il territorio.
I maggiori laghi naturali sono individuati nella zona nordoccidentale, ai confini con Finlandia ed Estonia: il lago Ladoga, l'Onega, il lago dei Ciudi sono tutti bacini di varie migliaia di chilometri quadrati (il Ladoga, con più di 18.000 km2, è il più grande d'Europa).
Del tutto eccezionali, nel panorama mondiale, sono i due laghi interni della zona asiatica: l'immenso Mar Caspio, che con 360.000 km2 costituisce il più grande del mondo, che chiude a sud la depressione caspica, e il lago Baikal, molto più piccolo (circa 10 volte di più) ma più profondo e con una storia che dura da venti milioni di anni, fatto questo veramente unico per un lago.
Nell'insieme russo assumono grande importanza i laghi artificiali, ottenuti tramite sbarramenti dei maggiori fiumi: i principali raggiungono dimensioni di migliaia di chilometri quadri, essendo lunghi anche centinaia di chilometri a monte dello sbarramento.

[modifica] Ambienti della Russia: flora, fauna, suoli

Come già esposto, la Russia presenta grande varietà di ambienti e paesaggi: dato che, in Russia, gli ambienti azonali riguardano solo una ristrettissima percentuale di territorio, esistono precisi gradienti latitudinali (per quanto riguarda le temperature) e longitudinali (in dipendenza dell'andamento delle precipitazioni atmosferiche). Tutto questo si traduce in una marcata zonalità di ambienti, flora, fauna, suoli.

[modifica] L'artico russo: la tundra

La tundra nei pressi di Dudinka, nel basso Ienissei.
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La tundra nei pressi di Dudinka, nel basso Ienissei.

Circa il 10% del territorio russo è coperto dalla tundra. La linea di demarcazione dall'ambiente situato immediatamente a meridione, la taiga, corrisponde abbastanza precisamente all'isoterma estiva dei 10°C; questa (e quindi anche il limite meridionale della tundra russa) si colloca generalmente a nord del 70° parallelo, scendendo localmente al di sotto (come ad esempio nella penisola di Kanin, nell'Oblast' di Arcangelsk) o salendo al di sopra (come ad esempio nella penisola di Kola). Una zona dove si scende decisamente di latitudine è la zona dell'estremo oriente, nel versante rivolto all'oceano Pacifico: la tundra scende fin quasi ai 60°N lungo le fredde coste del mare di Okhotsk, e addirittura più a sud nella penisola della Kamčatka.

Un suolo poligonale, indizio di permafrost.
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Un suolo poligonale, indizio di permafrost.

L'ambiente è ingrato: gli inverni sono lunghissimi e freddi e, anche se non si raggiungono gli estremi di freddo che si toccano più a meridione, nel cuore del continente, sono sufficienti a far piombare tutto nel gelo per 8-10 mesi l'anno; le brevi estati vedono la temperatura salire sopra lo zero, provocando disgeli generalizzati che trasformano il paesaggio in un pantano (visto il drenaggio difficile e il permafrost) dove si riproducono un numero incredibile di insetti, che diventano presto un vero flagello per uomini e animali.
La vegetazione è ovviamente molto povera: muschi e licheni sono diffusi un po' ovunque, mentre la vegetazione di maggiore taglia è costituita da erbe e cespugli rachitici. Spesso questi cespugli sono in realtà specie che hanno normalmente portamento arboreo, ma che il gelo, il vento, la brevità della stagione di crescita e la presenza del permafrost obbligano a dimensioni molto ridotte. Dunque, qui salici, betulle, abeti rossi e larici, in piccole macchie, interrompono la monotonia del paesaggio; è chiaro che, proseguendo verso nord e diminuendo le temperature estive, scompaiono tutte le specie arboree e cominciano a dominare erbe, muschi e licheni. Nelle zone più settentrionali, dove la temperature resta sullo zero anche in piena estate e dove i ghiacciai arrivano fino al mare, esistono vaste aree prive di vegetazione.

Una volpe artica.
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Una volpe artica.

Analogamente alla flora, anche la fauna è piuttosto povera, con solo poche decine di specie: tra i mammiferi, sono tipici di tutta la zona artica gli orsi polari, i buoi muschiati e soprattutto le renne, fonte di sostentamento non secondaria di alcune popolazioni nomadi dell'artico russo. Sono inoltre presenti le volpi artiche, alcuni animaletti curiosi come i lemming e diverse decine di specia di uccelli, che giungono qui in tarda primavera per nidificare e se ne vanno all'inizio dell'autunno.

Un gelisol.
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Un gelisol.

I suoli sono ovviamente poveri: gli spessori sono minimi, spesso pochi centimetri, e la fertilità è bassa. Gli effetti del gelo durante la fase di pedogenesi sono evidenti; il contenuto di sostanza organica è molto basso perché è ridotta la velocità dei processi biologici (come in tutti gli ambienti estremi, prevalgono i processi fisici). Dal punto di vista tassonomico, i suoli artici ricadono negli ordini degli Entisol o dei Gelisol, in riferimento alla Soil Taxonomy; se si utilizza la classificazione FAO, gli ordini sono Criosol e Regosol. Anche qui, in analogia a quanto suesposto riguardo alla vegetazione, si osservano anche grandi estensioni di terre prive di suolo: sono le zone estreme artiche, dove le temperature pressoché sempre sotto lo zero impediscono una qualunque attività biologica, condizione necessaria allo sviluppo di un suolo, per quanto povero, sottile e poco evoluto.

[modifica] La taiga

La taiga rachitica e stentata intorno alla linea degli alberi, nella regione della Kolyma.
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La taiga rachitica e stentata intorno alla linea degli alberi, nella regione della Kolyma.

La taiga, o foresta boreale, è, nell'immaginario collettivo, il bioma forse più rappresentativo della Russia (insieme alla steppa); di sicuro la sua estensione territoriale lo giustifica: una fascia estesa in longitudine, senza soluzione di continuità, dalla Finlandia all'oceano Pacifico su 20° di latitudine.
La taiga sostituisce la tundra a sud della cosiddetta linea degli alberi, vale a dire il punto in cui luce e calore estivi sono sufficienti per la crescita degli alberi fino ad avere portamento arboreo (si ricorda che nella tundra alcune specie arboree hanno portamento arbustivo o prostrato, a causa delle avverse condizioni ambientali).
Nella zona della taiga le estati sono leggermente più lunghe e più calde, con periodi di crescita (vale a dire statisticamente liberi dal rischio di gelate) abbastanza lunghi; gli inverni, però, sono paradossalmente anche più freddi che lungo la fascia artica, vista la maggior continentalità. Gli inverni molto rigidi influenzano la crescita della foresta, come ad esempio è il caso della Jacuzia che vede le temperature minime invernali scendere anche sotto i -60°C; la foresta appare più rada, stentata, con altezza minore.
Per quanto riguarda le specie, sono quelle caratteristiche delle foreste di conifere: larici (Larix sibirica), abeti rossi, pini di varie specie, oltre ad alcune latifoglie resistenti come betulla e pioppo (soprattutto la specie tremula). Il sottobosco è povero, vista anche la povertà dei suoli e il clima freddo.

Un suolo podzolico.
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Un suolo podzolico.
Una tigre siberiana in azione.
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Una tigre siberiana in azione.

La fauna, analogamente a quanto succede nella tundra, è povera in specie: fra i carnivori maggiori sono il lupo, la lince e, peculiarità della taiga siberiana, la tigre siberiana; sono presenti e importanti inoltre anche orsi e renne, oltre agli uccelli, prevalentemente migratori.
Il suolo più rappresentativo dell'ambiente taiga, e anche il più presente, è il cosiddetto podzol, identificato con questo nome nella classificazione FAO e con il nome di spodosol nella Soil Taxonomy; si tratta di un suolo acido, a causa della decomposizione degli aghi delle conifere, con lisciviazione di ossidi e idrossidi del ferro che causano la presenza di orizzonti decolorati al di sopra di altri invece schiariti e impoveriti. Anche dove non compare questa tipologia di suolo, i terreni della taiga sono comunque poveri e sottili, a causa delle basse temperature che rallentano molto i processi biologici. I suoli podzolici tipici trapassano gradualmente, andando verso la steppa, nelle cosiddette terre grigie di transizione.

[modifica] La steppa

La steppa di Barabinsk, nella Siberia occidentale
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La steppa di Barabinsk, nella Siberia occidentale

La steppa è l'altro ambiente tipicamente russo: una larga fascia di territorio, estesa immediatamente a sud della fascia della foresta boreale, dove le precipitazioni non sono abbondanti e le estati sono sufficientemente calde da provocare una certa aridità che impedisce lo sviluppo della foresta.
La steppa russa si estende nelle zone ciscaucasiche, fra Ucraina e Kazakistan, per continuare nella Siberia meridionale ai confini con Kazakistan e Cina, fino alla Manciuria.

Un Chernozem.
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Un Chernozem.

Le steppe hanno una lunga tradizione di sfruttamento agricolo, dato dal fatto che i suoli della steppa sono i più fertili della terra: i Chernozem (terra nera, i Mollisol della Soil Taxonomy, ordine Chernozem della class. FAO), con i loro spessori metrici e l'abbondanza in sostanza organica su tutto il profilo (orizzonti olorganici).

Il lago salato di Baskunchak si stende nel paesaggio subdesertico del basso Volga.
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Il lago salato di Baskunchak si stende nel paesaggio subdesertico del basso Volga.

Non è tutto ovviamente rose e fiori: i campi coltivati estensivamente vengono lasciati per lunghi periodi dell'anno nudi: i forti venti invernali e primaverili asportano così grandi quantità e spessori di terra fertile, non più trattenuta dalla cotica erbosa, in un fenomeno simile alle Dust Bowl, le tempeste di polvere che hanno colpito il Midwest degli Stati Uniti negli anni '30 del XX secolo. Inoltre, le precipitazioni sono, oltre che scarse, irregolari: il fiume Volga segna un confine tra la zona sufficientemente umida, che offre garanzie di sfruttamento, dalla zona subarida, colpita di frequente da disastrose siccità.
La zona steppica, intorno al Mar Caspio, trapassa lentamente nel subdeserto: il delta del Volga è un'oasi di verde in una zona altrimenti secca; i ricchissimi chernozem, le terre nere della steppa, trapassano in suoli più chiari, con meno sostanza organica: il nero diventa marrone chiaro (secondo la FAO, ordine dei Kastanozem).

[modifica] La foresta temperata

Palme in Russia?
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Palme in Russia?

Nelle zone più meridionali del bioma taiga, dove le precipitazioni sono tuttavia piuttosto consistenti, si sviluppa la cosiddetta foresta mista, di conifere e latifoglie decidue: compaiono quindi querce, aceri, tigli di varie specie. Il sottobosco, come in tutte le foreste di latifoglie decidue, è ricchissimo, a differenza della taiga.

Geograficamente le fasce di foresta temperata russa sono alle due estremità: una si rileva nell'estremo ovest, ai confini con la Bielorussia e la Lituania, oltre che nell'exclave di Kaliningrad; l'altra si estende su parte del Territorio del Litorale, nell'estremo oriente ai confini con Cina e Corea. La foresta mista russa corrisponde con il dominio pedologico delle cosiddette terre brune, agronomicamente migliori dei suoli podzolici a causa del maggior contenuto in elementi della fertilità.
Sembra incredibile, ma anche la Russia ha il suo "angolino tiepido": la costiera settentrionale del Mar Nero, riparata a nord da basse montagne, ha un clima e un paesaggio assolutamente inaspettati: gelo e neve sono sporadici e le masse di aria mediterranee portano un clima mite sconosciuto pressoché in tutto l'immenso territorio russo. L'ambiente non è però propriamente mediterraneo, dato che manca la stagione secca estiva conformemente alle caratteristiche del cosiddetto clima pontico: la vegetazione è dunque lussureggiante, e non povera e xerofila come nel Mediterraneo più "tipico" (in questo senso questo ambiente viene definito subtropicale).
Tutta la zona è stata perciò oggetto di intenso sfruttamento turistico, fin dall'epoca zarista e, più massicciamente, durante l'epoca sovietica.

[modifica] Clima

Termogramma di alcune località russe, indicative dei differenti climi.
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Termogramma di alcune località russe, indicative dei differenti climi.

La Russia, in dipendenza della sua vastità geografica, vede naturalmente una gran varietà climatica. Complessivamente, vista la prevalente locazione settentrionale del suo territorio, predominano i climi freddi e temperato freddi; quasi ovunque il clima è soggetto a forte continentalità, con differenza stagionali molto marcate, che diventano addirittura esasperate nella Siberia orientale.
D'inverno, all'incirca a partire da ottobre in Siberia e un mese più tardi in Russia europea, comincia a "montare" l'anticiclone russo-siberiano, un'area di alta pressione termica che si estende su tutta la parte interna del continente asiatico, influenzando però anche il tempo e il clima dell'Europa e del litorale pacifico asiatico (entra anche nel meccanismo monsonico invernale che regola il clima nel subcontinente indiano); questo anticiclone raggiunge il suo massimo nei mesi di dicembre, gennaio e febbraio, quando pressoché tutta la Russia è nel gelo. Proprio in Siberia, nella cittadina di Agata, il 31 dicembre 1968, fu raggiunto il valore, ridotto al livello del mare, di 1.083,8 mbar.; questo valore ha costituito a lungo il record mondiale pressorio, quando, il 18 dicembre 2001, uno sconosciuto villaggio mongolo di nome Tosontsengel è salito a 1.085,6.
Verso il mese di marzo, quando l'aria comincia a scaldarsi sotto i raggi di un Sole ogni giorno più alto nel cielo, tutta questa "cupola" altopressoria incomincia a disgregarsi, lasciando spazio ad aree di bassa pressione relativa che causano la maggiore piovosità estiva, caratteristica questa che si può estendere a tutta la Russia. A partire da aprile (marzo nelle zone più meridionali europee, maggio nelle zone più fredde del nord e dell'est e giugno nell'artico) comincia il disgelo, che trasforma la Russia e la Siberia in un pantano.
La continentalità del clima fa anche sì che, generalmente, le precipitazioni non siano abbondanti e presentino dei massimi relativi in estate; fanno eccezione solo le facciate costiere pacifiche, dove si possono avere quantitativi anche abbondanti.
Ai fini climatici l'immenso territorio russo può dividersi in diverse regioni:
- la fascia costiera artica;
- la Russia europea settentrionale;
- la Russia europea meridionale;
- la Siberia occidentale;
- la Siberia centro-orientale;
- la fascia costiera pacifica e del mare di Okhotsk.

[modifica] L'Artico russo

Fotografia satellitare delle isole della nuova Siberia: il mare di Laptev è ad ovest, il mare della siberia Orientale ad est.
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Fotografia satellitare delle isole della nuova Siberia: il mare di Laptev è ad ovest, il mare della siberia Orientale ad est.

Nonostante la fascia costiera artica russa si estenda per 170° di longitudine, il clima predominante è grosso modo simile: inverni lunghissimi e gelidi lasciano il passo, nei mesi di luglio e agosto, a brevi estati fredde durante le quali il ghiaccio si scioglie, insieme con il primo metro di terreno, provocando inondazioni generalizzate che trasformano la sterminata tundra in un immenso pantano. I mari che bagnano le coste artiche russe sono spesso interessati dal ghiaccio anche in estate, almeno nelle zone che giungono più a nord. Le precipitazioni sono ovunque scarse.
L'estremità occidentale (la penisola di Kola) non è solitamente ricompresa nella zona artica, dato che è interessata dalle ultime propaggini della Corrente del Golfo che le regalano estati più tiepide che consentono la crescita della foresta di conifere (si ricorda che uno dei criteri per identificare l'inizio delle zone artiche fa riferimento alla linea degli alberi).
Un fenomeno comune a tutta la zona artica russa è che la presenza del mare impedisce alle temperature invernali di scendere oltre un certo limite, così che gli inverni hanno temperature medie identiche di quelle registrate nelle zone continentali situate anche 3000 km più a meridione.

Il paesaggio brullo della tundra nei pressi di Providenija, nella Chukotka.
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Il paesaggio brullo della tundra nei pressi di Providenija, nella Chukotka.

Analogamente a quanto succede più a sud, man mano che si procede verso est aumenta la continentalità e diminuiscono le precipitazioni; la zona artica occidentale ha quindi inverni meno freddi della sua controparte orientale. Il capo Kanin Nos (68,7°N, 43,3°E) registra medie di -10°C in febbraio che salgono a 8-9°C in luglio e agosto; le precipitazioni annue raggiungono anche i 350-400 mm, avvicinandosi così ai valori tipici delle zone temperato-fredde; spostandosi più verso oriente, il villaggio minerario di Malije Karmakuly, nell'isola di Novaja Zemlja (72,4°N, 52,4°E), fa segnare -14°C in febbraio, 7°C in luglio con precipitazioni intorno ai 270 mm annui.
In corrispondenza della Siberia centrale (quindi tra gli 80°E e i 110°E) la costa si alza di latitudine: Dikson, alla foce dello Ienissei (73,5°N, 80,4°E), ha medie invernali di -25°C ed estive (agosto) di 5°C. Il gruppo di isole della Severnaja Zemlja raggiunge e supera gli 80°N, latitudine alla quale mediamente anche i mesi più caldi restano sotto lo zero.
La costa del Mare della Siberia Orientale è la più fredda della pur fredda zona artica: l'isola Kotelny, a 75°N 140°E, segna -30°C in gennaio e febbraio e 2°C in luglio, con 130-150 mm annui di pioggia e neve; Tiksi, alle foci della Lena (72°N), oscilla da -31°C a 7°C, precipitazioni annue 240 mm.
La fascia artica dell'estremo oriente russo vede un certo mitigamento delle condizioni climatiche, risentendo della maggiore oceanicità data dalla presenza a sud dell'oceano Pacifico: Uelen, poco sotto il Circolo Polare Artico alla latitudine di 170°W, va da -22°C in febbraio a 6°C in luglio, venendo innaffiata ogni anno da 300-350 mm di pioggia e neve all'anno.

[modifica] La Russia europea settentrionale

Anche se è una delle zone meno fredde della Russia, la parte europea vede comunque fiumi gelati per vari mesi l'anno: nella foto, il Volga a Tver.
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Anche se è una delle zone meno fredde della Russia, la parte europea vede comunque fiumi gelati per vari mesi l'anno: nella foto, il Volga a Tver.

Questa zona climatica coincide grosso modo con l'estensione, nella parte europea, della zona della foresta di conifere: quindi, all'incirca a nord del parallelo 55°N. In generale il clima è più continentale che in Europa, anche se non si raggiungono gli estremi rilevati più a oriente: la continentalità, quindi le escursioni termiche annue, aumenta regolarmente da ovest a est.
L'influenza dell'oceano Atlantico si può ancora avvertire nelle zone più occidentali, dove gli inverni non sono freddissimi e le precipitazioni sono un po' più abbondanti che nel resto della Russia; Pskov, sui 58°N sulle rive del Lago dei Ciudi, registra -7°C in gennaio e 17 °C in luglio, con 600 mm annui di precipitazione con massimo estivo. Seguendo una regola pressoché generale del territorio russo, procedendo verso oriente aumentano le differenze stagionali: Mosca, sul parallelo 56°N scende d'inverno a -10°C, salendo d'estate a 17°C; Kazan, a 56°N, 49°E vede le temperature medie di gennaio scendere a -13°C e quelle di luglio salire a 20°C; le piogge restano sui 500-600 mm annui.
Le zone più settentrionali del territorio europeo russo, escludendo l'artico, sono ovviamente più fredde: Murmansk, nella penisola di Kola in una zona geograficamente artica (lat. 69°N) va da -10°C in gennaio e febbraio fino ai 13°C di luglio, con 400 mm di precipitazioni annue con massimo estivo; Ust' Cilma, a breve distanza dal Circolo Polare, va da -17°C a 14°C, con sette mesi l'anno con medie sotto lo zero.

[modifica] La Russia europea meridionale

Anche la Russia europea meridionale può soffrire il freddo invernale. Nella foto satellitare NASA, il mare di Azov parzialmente gelato ai primi di dicembre del 2002.
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Anche la Russia europea meridionale può soffrire il freddo invernale. Nella foto satellitare NASA, il mare di Azov parzialmente gelato ai primi di dicembre del 2002.

I lineamenti climatici globali sono all'incirca gli stessi della Russia europea settentrionale, con temperature che aumentano a causa della minore latitudine; il clima è sempre piuttosto continentale e le piogge abbastanza scarse.
Sopra i 50°N le estati sono solo moderatamente calde, con occasionali ondate di calore estive che hanno però generalmente breve durata e vengono spezzate di frequente da passaggi di aria più fresca settentrionale: Kursk, a 52°N nel Rialto Centrale Russo, va da -8°C a 19°C; Saratov, sul Volga, va da -11°C a 22°C (posizione più orientale, più continentale); Orenburg, sull'Ural, va da -15°C a 22°C. Le precipitazioni in queste tre ultime città sono rispettivamente di 615, 420, 360 mm in un anno medio.
La pianura ciscaucasica ha condizioni di clima più temperato, con condizioni che la avvicinano all'Europa orientale: il clima resta piuttosto secco, ma le medie termiche si alzano: Krasnodar, sui 45°N, va da -1°C in gennaio a 23°C in luglio e agosto, con solo due mesi con media sotto zero; Mahachkala, nel Dagestan, sul Mar Caspio, va da 0°C a 25°C, con clima subarido che preannuncia il deserto che copre l'altra sponda (prec. annue 400 mm). La costa del mar Nero gode di temperature di assoluta rilevanza, nel panorama russo: Sochi, come già esposto poco sopra, grazie al riparo offerto a nord dalle montagne registra medie di 6°C in gennaio-febbraio e 23°C in luglio-agosto, con più di 1.600 mm di pioggia ben distribuiti nel corso dell'anno. Questa mancanza di stagione secca estiva, caratteristica di tutta la regione pontica, deriva dai frequenti disturbi, in estate, di aria fresca scesa dalle pianure più settentrionali.

[modifica] La Siberia occidentale

La "primavera" nella Siberia occidentale, a Novosibirsk.
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La "primavera" nella Siberia occidentale, a Novosibirsk.

Questa regione climatica corrisponde all'incirca al grande Bassopiano Siberiano Occidentale, delimitato a sud dai monti dell'Altai e dalle alture del Kazakistan; qui iniziano i veri rigori invernali "siberiani", quelli dominati dal "cuore" dell'anticiclone siberiano, seguiti da brevi estati tiepide o moderatamente calde che fanno segnare scarti termici medi anche di 40°C fra le stagioni estreme. Nel sud di questa regione climatica le estati possono essere anche abbastanza calde, tanto da generare condizioni di subaridità (derivante da evapotraspirazione elevata) che impediscono la crescita della taiga a favore della steppa.
Omsk, sul fiume Irtysh sul 55° parallelo N (all'estremità meridionale del bassopiano), va da -19°C in gennaio a 19°C in luglio, con media annua pochissimo sopra gli 0°C e precipitazioni annue di 330 mm medi; la città petrolifera di Surgut, sul parallelo 61°, oscilla invece da -22°C a 17°C, prec. annue 480 mm e temperature medie annue sotto zero (-3°C). L'estrema continentalità fa sì che le temperature estive salgano discretamente anche nelle zone oltre il Circolo Polare: la cittadina di Dudinka, nel basso Ienissei, dominata dall'inverno per otto mesi l'anno vede tuttavia le temperature di luglio salire fino a 13°C, in maniera tale da consentire lo sviluppo di una rachitica foresta di conifere.

[modifica] La Siberia centrale e orientale

Più a oriente, nell'altopiano della Siberia Centrale, le maggiori escursioni termiche annue annunciano la Siberia orientale; qui si sente anche l'effetto della maggior altitudine, esemplificata dall'andamento termico che si registra nel villaggio di Tura, sulla Tunguska Inferiore a 64°N: gennaio -36°C, luglio 16°C (media annua -9°C), precipitazioni annue 300-350 mm, tanto per cambiare con massimo in estate. La maggiore continentalità si avverte anche più a sud, almeno nelle zone lontane dal lago Bajkal e dal suo possente effetto mitigatore: Chita, a 600 m circa di quota nei monti Jablonovy va da -26°C a 18°C; le aree circostanti il lago vedono inverni meno freddi (anche 5-6°C in più) ma estati fredde (12-14°C in media) e burrascose.
La Siberia orientale, nella sua parte centro settentrionale, coincide con la Jacuzia, nella valle della Lena, che è la Siberia alla massima espressione: l'anticiclone invernale domina incontrastato, le estati sono anche più calde che nel resto del mondo a parità di latitudine. Jakutsk, capitale jacuta, alla latitudine di 62,5°N, registra -43°C in gennaio che salgono a 19°C in luglio, con poco più di 200 mm annui precipitati; più a nord si entra nel polo del freddo dell'emisfero Nord del mondo, con l'ormai famoso (almeno fra climatologi e meteorofili) centro di Ojmjakon. Il paese (lat. 63°N, sul fiume Indigirka), con temperature medie che oscillano tra gennaio e luglio da -48°C a 14°C, è passato alla storia per la temperatura minima assoluta (misurazione peraltro dubbia, perché pare che sia stata ottenuta per interpolazione da altri dati) fatta segnare il 26 gennaio 1926: -71,2°C, che la rendono la località abitata più fredda della Terra.

[modifica] La fascia costiera pacifica

L'estremo oriente russo ha caratteristiche climatiche che lo differenziano leggermente dal resto della Russia: le correnti marine fredde in discesa da nord sfiorano la grande penisola della Kamčatka, raffreddandone il clima tanto da far scendere la fascia della tundra fino a sotto il 60° parallelo; anche le coste del mare di Okhotsk sono fredde: l'inverno dura in pratica fino a maggio, in giugno compare una breve primavera che lascia il posto, a luglio, all'estate, che prosegue anche per agosto (che, similmente al resto della costiera pacifica settentrionale asiatica, è il mese più caldo) e parte di settembre. Un brevissimo autunno, ad ottobre, introduce un nuovo inverno che inizia con novembre.
Petropavlovsk Kamchatskij, sulla costa orientale della Kamčatka, ha lunghi inverni freddi (anche se molto più temperati rispetto alla Siberia orientale), con medie di -9°C in gennaio ed estati fredde e umide, con 12°C ad agosto; le precipitazioni sono discretamente abbondanti, arrivando a medie annue di 800 mm. Più a nordovest, sul mare di Okhotsk, il porto peschereccio stagionale di Magadan è ancora più freddo, con medie oscillanti da -17°C a 12°C (gennaio - agosto); Okhotsk, la cittadina che dà il nome al mare, più esposta agli influssi continentali occidentali, va da -22°C a 13°C con 400 mm di precipitazioni annue.
Più a sud, alla latitudine di 43°N (la stessa di Firenze), Vladivostok registra estati più calde che annunciano il clima della Cina settentrionale e della Corea: gennaio -14°C, agosto 20°C, prec. annue 720 mm.

[modifica] Geografia umana

[modifica] Divisione amministrativa

Per approfondire, vedi le voci Suddivisioni della Russia, Repubbliche della Russia e Oblast della Russia.

Con pochi cambiamenti la struttura amministrativa della Russia di oggi riflette la divisione dell'era sovietica. Nel 2006 erano presenti 88 divisioni amministrative territoriali: 21 repubbliche autonome, 7 territori (krai), 48 province (oblast) e 9 territori autonomi (okrug); le città di Mosca e San Pietroburgo hanno lo status di città federale.
Le varie unità amministrative includono una grande varietà di ambienti e popolazioni e variano molto anche in superficie: se la repubblica della Sakha (chiamata anche Jacuzia), nella gelida Siberia orientale, si estende per più di 3 milioni di chilometri quadrati ospitando poco più di un milione di abitanti, le repubbliche caucasiche (Ossezia Settentrionale, Cecenia, Inguscezia) si estendono su poche migliaia di chilometri quadrati e hanno densità che raggiungono e superano i 100 abitanti per chilometro quadrato.
Ovviamente, la dimensione media delle singole unità varia molto in funzione dell'entità del popolamento: nelle zone siberiane e orientali le unità amministrative sono di dimensioni fuori dal comune, dato che la maggior parte del territorio si estende in zone anecumeniche, mentre nella Russia europea centrale e meridionale sono di dimensioni più "europee" (fermo restando che la Russia europea è, in rapporto all'Europa centrale, sottopopolata).

[modifica] Distribuzione della popolazione

Una famiglia nenec e la sua tenda nella tundra, a Dudinka.
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Una famiglia nenec e la sua tenda nella tundra, a Dudinka.

Come già accennato, la Russia è un paese sottopopolato, soprattutto nella sua parte orientale; i movimenti naturali della popolazione fanno sì che la Russia manifesti da ormai una quindicina di anni un consistente decremento demografico.
La tundra è caratterizzata da immensi spazi vuoti; gli insediamenti sono piccoli e assolutamente dispersi nello spazio, con l'eccezione delle poche città minerarie costruite dai russi. La popolazione autoctona delle zone dell'Artico russo ammonta, al giorno d'oggi, a non più di qualche centinaia di migliaia di persone disperse nell'intera fascia settentrionale russa: i gruppi etnici oggi presenti sono Nenets (o Nenci, anche Nenec, stanziati nella tundra della zona europea nordorientale e della Siberia occidentale), Evenki (o tungusi, stanziati nella zona settentrionale del Territorio di Krasnojarsk), Chukchi (estremo oriente, Chukotka), Coriacchi (Korjak, nel circondario omonimo nella Kamchatka settentrionale).
Gli altri ambienti russi sono i più popolati e vitali, anche se le densità rimangono basse: la parte europea ha densità che si aggirano tra i 20 e i 50 abitanti/km2, con punte di 80-100 nel Caucaso e addensamenti ovviamente maggiori nelle zone urbane di Mosca e San Pietroburgo. Le densità crollano andando verso nord, a valori intorno a 2-3 abitanti/km2.
Quest'ultimo valore rappresenta la densità media di tutta la parte siberiana, che manifesta dei picchi solo in alcune ristrettissime zone come la regione di Kemerovo, di intenso sviluppo industriale, e quella del Primorje, sul Pacifico, centrata intorno a Vladivostok. Permangono, in ogni caso, delle vastissime zone pressoché totalmente vuote (i circondari autonomi della Siberia settentrionale, la Chukotka, la Kamchatka, la zona dell'Anadyr), la Sakha (soprattutto la parte nord).
Le dimensioni geografiche e le condizioni climatiche creano delle situazioni difficilmente immaginabili per degli europei: basti pensare che nella capitale della Sakha, Jakutsk, fino a qualche anno fa era attivo un ufficio per la ricerca dei viaggiatori scomparsi; la capitale della Kamchatka, Petropavlovsk Kamchatskij, pur avendo quasi 200.000 abitanti non è raggiungibile via strada.

[modifica] Urbanesimo

L'urbanesimo non ha radici antiche: la Russia è rimasta per secoli un enorme paese rurale.
Anche nelle zone di più antico popolamento, come la Russia europea occidentale, le città si sono sviluppate in maniera consistente solo a partire dal secondo dopoguerra. Prima di questo periodo, i centri abitati erano per la schiacciante maggioranza dei villaggi agricoli, e i pochi centri con dignità urbana avevano funzioni commerciali per il circondario agricolo; all'inizio del '900 solo Mosca e San Pietroburgo si staccano decisamente dal resto, avendo già dimensioni milionarie, mentre quasi tutte le altre città restavano al massimo sui 100.000 abitanti.
Dopo la guerra inizia lo sviluppo frenetico delle città russe, che le avrebbe portate, in alcuni casi, a triplicare la popolazione entro il 1970; attualmente le città ospitano l'assoluta maggioranza della popolazione russa. L'urbanesimo russo ha dei caratteri "giovanili", che lo avvicinano a quello dei paesi di recente colonizzazione come l'Australia e il Nordamerica: generalmente si hanno poche città piuttosto grandi, invece di più città di dimensioni minori, al contrario dell'Europa e delle zone più "antiche" dell'Asia.
Un storia differente ha l'urbanesimo nell'artico russo: nelle zone minerarie della tundra sono state costruite città, spesso nate sulle ceneri di preesistenti campi di lavoro (Gulag), che si sono poi sviluppate fino a raggiungere e superare anche i 100.000 abitanti, come è il caso di Norilsk, la città del nichel e Vorkuta. Va però aggiunto che, visto l'ambiente difficile e non favorevole alla presenza umana, queste città sono state popolate fino a che c'erano le basi per un'economia funzionale, che rendesse conveniente affrontare i grossi problemi, ad es. di approvvigionamento o di pesante inquinamento. Dopo il collasso dell'Unione Sovietica, tutte le città dell'Artico e generalmente delle zone selvagge russe hanno subito dei tracolli di popolazione: Magadan è calata da 152.000 abitanti nel 1989 a 99.000 nel 2002; Norilsk, nello stesso periodo, è scesa da 180.000 a 134.000; Murmansk, nell'artico europeo, è andata da 481.000 a 336.000. Queste diminuzioni si sono registrate in misura anche maggiore nelle città di piccola dimensione.

[modifica] Bibliografia

[modifica] Voci correlate

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