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Settembre nero in Giordania

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Il settembre del 1970 è noto nella storia araba come Settembre nero e viene talvolta indicato come l'"epoca degli eventi spiacevoli". Fu un mese in cui il Re hashemita Hussein di Giordania si mosse per reprimere un tentativo delle organizzazioni palestinesi di rovesciare la sua monarchia. L'attacco provocò pesanti perdite tra i civili palestinesi. Il conflitto armato durò fino al luglio del 1971.

Indice

[modifica] Antefatti

A seguito dello shock dovuto alla schiacciante vittoria israeliana nella guerra dei sei giorni, diversi gruppi arabi erano alla ricerca di modi per "ripristinare l'onore" o portare avanti la propria causa. I palestinesi costituivano la maggioranza della popolazione giordana ed erano appoggiati da molti regimi arabi, soprattutto dal presidente egiziano Nasser. Israele venne colpita ripetutamente da incursioni attraverso il confine compiute dai guerriglieri fedayn.

In risposta ad una serie di attacchi partiti dal territorio giordano, le forze di difesa israeliane entrarono nel villaggio di Karameh il 21 marzo 1968. Si diceva che il villaggio fosse la "capitale" della guerriglia. Gli israeliani, che puntavano nel loro assalto a distruggere Fatah, non ebbero successo e si ritirarono rapidamente. Arafat fece in modo di lasciare Karameh di notte, dopo essere stato informato dell'imminente attacco. Nella battaglia circa 300 combattenti dell'OLP vennero catturati dalle forze israeliane prima del pomeriggio. L'arrivo in forze delle truppe giordane rovesciò l'esito della battaglia e permise di infliggere gravi perdite agli israeliani. Vennero stimati 28 soldati israeliani uccisi e 80 feriti, oltre alla perdita di quattro carri armati. Anche se l'esercito giordano si era fatto carico dei combattimenti, l'incidente fu un colpo di pubbliche relazioni per l'OLP e per Arafat in particolare. La battaglia di Karameh fece lievitare il morale dei palestinesi e diede all'OLP un immediato prestigio all'interno della comunità araba.

Yasser Arafat rivendicò lo scontro come una vittoria (in arabo, "karameh" significa "onore") e divenne ben presto un eroe nazionale che aveva avuto il coraggio di affrontare Israele. Masse di giovani arabi entrarono nelle fila del suo gruppo, Fatah. Sotto pressione, Ahmad Shukeiri lasciò la guida dell'OLP e nel luglio 1968, Fatah si unì a questa e ne prese il controllo.

Nelle enclave e nei campi profughi palestinesi in Giordania, la polizia e l'esercito stavano perdendo la loro autorità. Militanti dell'OLP in uniforme giravano liberamente armati, organizzavano posti di blocco e tentavano di raccogliere quelle che definivano "tasse". Durane i negoziati del novembre 1968, un accordo in sette punti venne raggiunto tra Re Hussein e le organizzazioni palestinesi:

  • Ai membri di queste organizzazioni era vietato circolare armati e in uniforme;
  • Gli era vietato fermare veicoli civili per eseguire perquisizioni;
  • Gli era vietato competere con l'esercito giordano nel reclutamento;
  • Era richiesto di portare con se documenti di identità giordani;
  • I loro veicoli dovevano avere targhe giordane;
  • I crimini commessi da membri delle organizzazioni palestinesi dovevano essere investigati dalle autorità giordane;
  • Le dispute tra organizzazioni palestinesi e governo sarebbero state risolte da un consiglio congiunto di rappresentanti del re e dell'OLP.

L'OLP, ignorando questi accordi, agì in Giordania come uno stato nello stato. Tra la metà del 1968 e la fine del 1969, si ebbero non meno di cinquecento scontri violenti tra la guerriglia palestinese e le forze di sicurezza giordane. Rapimenti e atti di violenza contro i civili si svolsero di frequente. Il capo della Corte Reale giordana (e in seguito primo ministro) Zaid al-Rifai dichiarò che "i fedayn uccisero un soldato, lo decapitarono, e giocarono a pallone con la sua testa nella zona dove viveva." (Fonte: Arafat's War di Efraim Karsh, p. 28)

Molti elementi dell'OLP estorcevano a mano armata soldi ai commercianti, con la pretesa che si trattasse di donazioni alla causa palestinese. Le forze di sicurezza giordane tipicamente li arrestavano e li mandavano al fronte, dove potevano essere più utili alla causa palestinese. Le esplosioni di violenza erano comunque in continua crescita. Finché entrambe le parti rispettarono la condizione per cui non sarebbero entrati o rimasti nella capitale, venne evitato uno scontro su vasta scala.

L'OLP continuò anche ad attaccare Israele, partendo dal territorio giordano e senza riguardo per l'autorità giordana, provocando dure rappresaglie israeliane che provocarono gravi perdite tra i militari e i civili. I soldati giordani che si trovavano in licenza nel fine settimana venivano continuamente attaccati dai palestinesi. Molti vennero uccisi ritualisticamente, infilando chiodi da carpentiere nelle loro teste. Dopo questi fatti ai soldati giordani venne impedito di lasciare i loro campi durante la licenza.

Re Hussein fece visita al presidente statunitense Richard Nixon, e al presidente egiziano Nasser nel febbraio 1970. Al suo ritorno il re pubblicò un editto in dieci punti, limitando le attività delle organizzazioni palestinesi. L'11 febbraio per le strade di Amman scoppiarono dei combattimenti tra le forze di sicurezza giordane e i gruppi palestinesi, che provocarono circa 300 morti. Cercando di impedire che la violenza andasse fuori controllo, Re Hussein annunciò "Siamo tutti fedayn" e licenziò il ministro degli interni che era ostile nei confronti dei palestinesi.

Palestinesi armati misero in piedi un sistema parallelo di controllo dei visti, controlli doganali e posti di blocco nelle città della Giordania e aumentarono la tensione in un esercito ed una società giordana già polarizzati.

In luglio, Egitto e Giordania accettarono il "Piano Rogers" appoggiato dagli USA, che chiedeva un cessate il fuoco nella Guerra di Attrito tra Egitto e Israele e il ritiro negoziato di Israele dai territori occupati nel 1967, secondo quanto stabilito dalla Risoluzione 242 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU. Le organizzazioni più radicali dell'OLP: il fronte Popolare di Liberazione della Palestina di George Habash, il Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina di Naif Hawatmeh e il Comando generale del FPLP di Ahmed Jibril, decisero di minare il regime filo-occidentale di Hussein. Arafat non fece nulla per fermare i radicali.

Tra febbraio e giugno del 1970, circa mille vite erano andate perse nella sola Giordania a causa di questo conflitto.

[modifica] Eventi del settembre 1970

Il 1 settembre 1970, fallirono diversi tentativi di uccidere il re. Il 6 settembre, nella serie di dirottamenti di Dawson's Field, tre aerei vennero dirottati dal FPLP: uno volo Swissair e un volo TWA da Zarqa e un volo BOAC dal Cairo, il 9 settembre toccò ad un aereo della British Airways da Amman. I passeggeri vennero tenuti in ostaggio. Il FPLP annunciò che i dirottamenti erano progettati "per impartire una lezione agli americani, a causa del loro duraturo appoggio a Israele". Dopo che tutti gli ostaggi vennero rilasciati, gli aerei vennero fatti esplodere per dimostrazione, davanti alle telecamere. Confrontandosi direttamente con il re e provocandone l'ira, i ribelli dichiararono la zona di Irbid una "regione liberata".

Il 16 settembre, Re Hussein dichiarò la legge marziale. Il giorno successivo i carri armati giordani (della 60a brigata corazzata) attaccarono i quartier generali delle organizzazioni palestinesi ad Amman; l'esercito attaccò anche i campi di Irbid, Salt, Sweileh e Zarqa, senza fare distinzioni tra civili e guerriglieri. Quindi, il capo della missione di addestramento pakistana in Giordania, Brigadiere Muhammad Zia-ul-Haq (in seguito presidente del Pakistan), prese il comando della 2a divisione.

Le truppe corazzate erano inefficenti nelle strette vie cittadine e quindi l'esercito giordano rastrellò casa per casa i combattenti palestinesi, finendo immerso in pesanti scontri urbani con gli inesperti e indisciplinati combattenti palestinesi.

Il 18 settembre la Siria, attraverso l'Esercito di Liberazione della Palestina (il cui quartier generale era situato a Damasco ed era molto vicino al regime siriano), cercò di intervenire in favore della guerriglia palestinese. L'ELP come dimensioni era equivalente a una divisione, e venne fronteggiato dalla 40a brigata corazzata dell'esercito giordano.

Alla luce degli eventi recenti, il re giordano chiese l'aiuto statunitense per prevenire l'attacco appoggiato dai siriani, che poteva in ultima analisi risultare in una vittoria dei palestinesi e nella fine del suo governo filo-occidentale. Allo scopo di proteggere il suo vitale alleato arabo, il governo statunitense chiese l'aiuto israeliano. L'Aeronautica Militare israeliana eseguì dei voli a bassa quota sui carri armati dell'ELP in segno di avvertimento. Presto l'ELP iniziò a ritirarsi. Israele era intervenuta con successo in un conflitto interno arabo in rappresentanza degli USA, tramite la sola minaccia della violenza.

Nel frattempo, sia Hussein che Arafat parteciparono all'incontro dei capi delle nazioni arabe al Cairo, e il 27 settembre Hussein firmò un accordo che trattava come uguali entrambe le parti e riconosceva alle organizzazioni palestinesi il diritto di operare in Giordania. Il giorno seguente il presidente egiziano Nasser morì per un improvviso attacco di cuore.

Le stime sul numero di persone rimaste uccise nei dieci giorni del Settembre nero variano da tremila a più di cinquemila, anche se non si conoscono i numeri esatti. I giornalisti occidentali erano concentrati all'Hotel Intercontinental, lontani dall'azione. Dal Cairo la Voce degli Arabi, giornale controllato dal governo di Nasser, riportò accuse di genocidio.

Il presidente statunitense Nixon rispose inviando una task force aggiuntiva composta da una portaerei e dalla nave da assalto dei Marines "Guam" per rimpolpare la VI Flotta. La marina militare statunitense si posizionò al largo della costa di Israele e Giordania per proteggere gli interessi e i cittadini statunitensi. Le forze USA rimasero in allerta nell'area per tutto settembre e ottobre.

[modifica] Dopo settembre

La situazione in Siria divenne instabile e poco dopo Hafez al-Assad prese il potere con un colpo di stato.

Il 31 ottobre Arafat, la cui posizione si era indebolita, dovette firmare un altro accordo (simile a quello del novembre 1968) che restituiva il controllo della Giordania al re, e che richiedeva lo smatellamento delle basi di militanti palestinesi e il divieto per i loro membri di portare armi senza autorizzazione. Ad un successivo incontro del Consiglio Nazionale Palestinese, sia il FPLP che il FDLP si rifiutarono di accettare questo accordo e invece accettarono la proposta secondo cui la Giordania sarebbe diventata parte dello Stato Palestinese che avrebbe preso il posto di Giordania e Israele.

Le violazioni continuarono e il 9 novembre il primo ministro giordano Wasfi al-Tal firmò un ordine di confisca delle armi detenute illegalmente. Per il gennaio 1971, l'esercito rafforzò il suo controllo delle città. Un altro accordo riguardante la consegna delle armi venne firmato e infranto. Dopo la scoperta di un deposito illegale di armi a Irbid, in primavera, l'esercito impose il coprifuoco e iniziò ad arrestare i ribelli. Il 5 giugno, diverse importanti organizzazioni palestinesi, tra cui Fatah, di Arafat, invitarono da Radio Baghdad a rovesciare Re Hussein, che era considerato come una "autorità fantoccio separatista".

L'esercito riprese il controllo sulle ultime roccaforti dell'OLP, le città montane di Jerash e Ajloun. Mentre Re Hussein dichiarava la "clama assoluta" nel regno, i membri di Fatah annunciarono di preferire la morte alla resa.



[modifica] Conseguenze

Il numero di vittime di quella che somigliò molto ad una guerra civile viene stimato in decine di migliaia, ed entrambe le parti vennero coinvolte nell'uccisione volontaria di civili. Si trattò di un punto di svolta per l'identità della Giordania, e il regno di impegnò in un programma di "giodanizzazione" della società.

I militanti palestinesi vennero scacciati in Libano come risultato degli Accordi del Cairo (Si veda Guerra civile libanese).

L'organizzazione terroristica Settembre Nero venne fondata da alcuni membri di Fatah. Il 28 novembre 1971, al Cairo, quattro suoi membri assassinarono Wasfi al-Tal.

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