Primitivo

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Motivazione: nella definizione del concetto di primitivo in antropologia viene inserito il concetto di unl'evoluzione verso la civiltà, identificata in modo non spiegato con la scrittura (secondo paragrafo). Viene inoltre introdotto il tema della capacità dei "primitivi" di esprimere una realtà interna primordiale" secondo le teorie di una scuola psichiatrica o psicologica, presentandole come se fossero universalmente riconosciutel. Segnalazione di MM

L'appellativo di primitivo è antropologicamente relativo. Si può applicare al primo di diversi e successivi stadi nello sviluppo della cultura, della tecnologia o dell'arte di un gruppo etnografico.

Una punta di freccia in ferro, rispetto ad una in bronzo oppure in selce, manifesta una netta superiorità tecnologica e richiede procedure più evolute per essere prodotta. La conoscenza della ruota potrebbe essere un'altro criterio discriminante. La scrittura è però considerata il vero discriminante tra una cultura della preistoria primitiva, ed una civiltà in iniziale fase di sviluppo.

L'esistenza di un alfabeto, l'agricultura, le transazioni monetarie, la conoscenza rudimentale di qualche branca scientifica, l'organizzazione gerarchica che superi il concetto di tribù, e la costruzione di città più o meno sofisticate, portano intuitivamente a classificare una società come organizzatata e non tribale, primitiva.

[modifica] Sviluppo nell'impiego del termine

Dalla seconda metà del XIX secolo, si preferisce utilizzare il termine primitivo rispetto a selvaggio che definisce sia lo stadio evolutivo primigenio dell'Umanità, che l'oggetto di studio dell'etnoantropologia (lo studio da parte dell'antropologia degli attuali gruppi umani primitivi).

Il termine è abbastanza ambiguo. Perché, se da un lato è vero che gli attuali gruppi umani primitivi possono condividere alcuni aspetti psicologici e sociologici con i nostri comuni antenati preistorici, è anche vero che i gruppi umani preistorici riuscirono ad evolversi verso la civiltà e la scrittura. Evoluzione mai spontaneamente osservata tra i gruppi primitivi a noi contemporanei, cristallizzati da millenni in rituali magico-religiosi.

[modifica] Ambiguità del termine

A tutt'oggi, l'antica ambiguità insita nell'uso del termine primitivo non è stata risolta dagli antropologi ed il termine ha finito per connotarsi degli stessi significati che aveva selvaggio (inferiorità, razzismo, etnocentrismo, ecc.). Ed è per questo che riferendosi a primitivo, <<...attualmente esso viene usato solo convenzionalmente, e spesso tra virgolette, nella letteratura antropologica>> (U. Fabietti).

Molti obiettano che spesso questi gruppi sono perfettamente adattati all'ambiente naturale, come nelle selve equatoriali, o nella banchisa artica (dove non esiste né legno, né minerali, né pietre per costruire templi, ne ovviamente la possibilità di arare un terreno) e che possono averci insegnato molte cose, come l'impiego di piante medicinali, p.es il curaro (che oggi si adopera negli interventi chirurgici), oppure la vincristina (che si utilizza correntemente nella terapia dei tumori).

Inoltre la mentalità magico-religiosa é un concetto opinabile, e spesso del tutto sovrapponibile alle religioni e superstizioni praticate da molte persone che abitano le metropoli contemporanee.

[modifica] Primitivismo ed "immagine interiore" nella psichiatria

La moderna psichiatria, basata sulla interpretazione dei sogni, ritiene che esista una caratteristica esclusivamente umana, presente fin dalla nascita, che denomina "immagine interiore", e che viene espressa in manifestazioni "artistiche voluttuarie", non mirate direttamente alla sopravvivenza ma all'espressione del mondo spirituale del gruppo, con manifestazioni variegate come danze, musica, scultura, particolari architettonici e decorazioni di oggetti domestici.

[modifica] Bibliografia

• Conti L., Lamera C., Tecnologia dalle origini al 2000. Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1981.
• Fabietti U., Remotti F. (a cura di), Dizionario di antropologia. Zanichelli, Bologna 1997; p. 591.