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Giovanna II d'Angiò

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Stemma della dinastia degli Angiò-Durazzo
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Stemma della dinastia degli Angiò-Durazzo

Giovanna II d'Angiò (Zara, 25 giugno 1373Napoli, 2 febbraio 1435) fu Regina di Napoli dal 1414 alla morte. Fu anche regina titolare di Gerusalemme, Sicilia e Ungheria.

Indice

[modifica] L'ascesa al trono

Figlia di Carlo III di Durazzo (+1386) e di Margherita di Durazzo (+1412) nel 1414 successe al fratello Ladislao I sul trono di Napoli. Aveva 41 anni ed era già vedova del primo marito, il duca Guglielmo d'Austria, sposato nel 1401 e morto cinque anni dopo. Fin dal principio del suo regno ebbero molta influenza presso di lei e nella gestione degli affari di Stato i cosiddetti “favoriti”, personaggi illustri e ambiziosi spesso legati alla sovrana anche da legami sentimentali. La tradizione dei favoriti iniziò subito dopo l’ascesa al trono di Giovanna, quando nelle sue grazie entrò Pandolfello Alopo.

[modifica] Il matrimonio con Giacomo di Borbone

Ma la corte e la nobiltà napoletana le consigliarono vivamente di contrarre presto un nuovo matrimonio, in modo da assicurarsi una discendenza legittima, consolidare la stabilità degli Angioini sul trono e allontanare da sé il rischio di una nuova rivendicazione da parte di Luigi II d’Angiò, che era già stato fiero rivale di re Ladislao I. La scelta cadde su Giacomo II di Borbone, conte di La Marche, che poteva assicurare alla regina anche l’importante sostegno della monarchia francese.

Il 10 agosto 1415 furono celebrate le nozze. Giovanna negò al marito il titolo regio, attribuendogli soltanto i titoli di Principe di Taranto e Duca di Calabria. Ma le intenzioni dello sposo erano ben altre: subito dopo le nozze, Giacomo fece uccidere Pandolfello e stabilì il suo controllo diretto sulla corte attraverso funzionari francesi di sua fiducia, costringendo Giovanna a riconoscergli il titolo di Re di Napoli. La prepotenza del sovrano consorte suscitò i malumori dei baroni napoletani.

Nel settembre del 1416 la nobiltà scatenò contro Giacomo violenti tumulti nella capitale, finché questi non si vide costretto a rinunciare al titolo regio e a rispedire in Francia i funzionari che gli garantivano il controllo della corte di Napoli. È in questo periodo che Giovanna diede inizio a quella che passerà alla storia come la più celebre e discussa delle sue relazioni. Favorito della regina diventò il giovane e ambizioso Sergianni Caracciolo, che acquisirà negli anni un enorme potere. Estromesso dalle vicende di governo e frenato nei suoi propositi di potere, nel 1418 Giacomo di La Marche decise di abbandonare Napoli e di ritirarsi in Francia, dove vestirà l’abito dei francescani. Morirà nel 1438.

[modifica] La rottura con Martino V

Uscito di scena il marito scomodo e presuntuoso, Giovanna poté finalmente celebrare la sua incoronazione. Il 19 ottobre 1419 fu consacrata unica e legittima sovrana di Napoli col nome di Giovanna II. Ma è a questo punto che ha inizio quel lungo capitolo del regno di Giovanna segnato dalle aspre lotte di potere fra i vari pretendenti e gli eredi adottivi. Lo scoppio delle ostilità è legato all’incrinatura nei rapporti fra la regina e il papa Martino V, eletto al soglio pontificio alla ricomposizione dello Scisma d’Occidente. Le relazioni fra il Papato e il Regno di Napoli erano fin dalle origini regolate dal rapporto di vassallaggio di quest’ultimo alla Chiesa, il che aveva portato molti pontefici a svolgere un ruolo attivo nelle vicende del reame napoletano. In virtù della sua signoria feudale sul meridione d’Italia, Martino V chiese alla regina sostegno economico per la ricostituzione del suo esercito. Giovanna, istigata dal Caracciolo, negò l'aiuto al pontefice, che, incollerito, decise di passare alla rappresaglia. Trovare sostenitori non fu difficile: il papa ebbe subito l’appoggio di Luigi III d'Angiò, figlio del rivale di Ladislao e anch'egli pretendente al trono di Napoli in virtù del diritto ereditario che la regina Giovanna I aveva conferito al nonno Luigi I prima di essere spodestata e uccisa da Carlo III, padre di Giovanna II.

[modifica] Luigi d'Angiò e Alfonso d'Aragona

Nel 1420 Luigi III sbarcò sui lidi campani alla conquista del regno. La situazione di Giovanna sembrava prossima a precipitare, ma fu in questo momento che il papa, nel tentativo di trarre immediati vantaggi dalla minaccia scagliata contro la sovrana napoletana, si finse mediatore della controversia e convocò a Firenze gli ambasciatori delle due parti per cercare, disse, un compromesso. L’ambasceria di Giovanna smascherò la posizione ambigua del pontefice e portò alla regina un potente alleato: il re Alfonso V d'Aragona, al quale fu promessa la nomina ad erede al trono. L’assedio di Napoli da parte delle truppe di Luigi venne interrotto proprio dall’arrivo delle navi aragonesi, che giungevano a siglare l’accordo con la regina in attesa della venuta di Alfonso stesso, che entrò nella capitale nel luglio del 1421.

Mentre Luigi perdeva l’appoggio del papa, stanco di una guerra costosa e infruttuosa, i rapporti fra Giovanna e Alfonso si incrinavano improvvisamente. Il re d'Aragona mostrava una sfacciata aspirazione al potere assoluto sul reame e non faceva mistero del suo odio verso il potente Sergianni Caracciolo. La rottura fra i due sovrani fu ancora più evidente quando Giovanna prese dimora a Castel Capuano mentre Alfonso stabiliva la sua corte in Castel Nuovo. Nel maggio del 1423 lo scontro diventò armato: Alfonso fece arrestare il Caracciolo e lanciò i suoi soldati all’assedio di Castel Capuano, dove le guarnigioni della regina respinsero egregiamente l’attacco. Con uno scambio di prigionieri, Sergianni tornò libero e insieme a Giovanna fuggì ad Aversa. Qui la sovrana si riavvicinò a Luigi d'Angiò, al punto da dichiarare decaduta l’adozione di Alfonso e adottare al suo posto, come figlio ed erede, proprio Luigi, discendente degli antichi rivali dei Durazzo. Per Alfonso le circostanze peggioravano, ma ormai la sua ingombrante presenza stava per lasciare lo scenario napoletano. Il re fu richiamato in patria dagli scontri fra i suoi fratelli e il Regno di Castiglia e per qualche anno si tenne lontano dalle vicende del sud Italia. La riconquista da parte dei soldati di Giovanna fu rapida e indolore: nell’aprile 1424 Napoli tornava nelle mani della sovrana e le milizie aragonesi lasciate da Alfonso si davano alla fuga.

[modifica] Il tramonto degli Angioini di Napoli

Gli anni seguenti del regno di Giovanna II furono caratterizzati da un clima di pace. Luigi d’Angiò fu stimato e benvoluto dalla corte e dai sudditi e dimorò nel suo feudo calabrese in attesa della chiamata al trono. La regina restava a Napoli, dove tutto il potere politico era di fatto nelle mani di Sergianni. Ma l'antica coppia stava per vivere l’ultimo atto della sua lunga storia.

La sfrenata ambizione del Caracciolo, sempre più avido di potere e ricchezze, cominciò ad irritare la regina, stanca della posizione di sottomissione ai voleri di quell’uomo che lei stessa aveva reso così potente. Opportunamente consigliata dalla sua corte, il 23 agosto 1432 Giovanna fece eseguire l’assassinio di Sergianni, ucciso a pugnalate da un gruppo di sicari nelle stanze di Castel Capuano. Per Luigi d’Angiò, risultato vincitore nella contesa con Alfonso d'Aragona, il momento della salita al trono non sarebbe arrivato mai. Nel novembre del 1434, a Taranto, l’erede designato morì senza poter accedere al diritto dinastico faticosamente conquistato. Giovanna, ormai anziana, dispose nel proprio testamento che alla sua morte la corona passasse al fratello di Luigi, Renato I d’Angiò.

Il 2 febbraio del 1435, a Napoli, la regina Giovanna II moriva all’età di 62 anni. Con la sua scomparsa si consumva la caduta definitiva della dinastia degli Angiò-Durazzo dal trono di Napoli e l’estinzione della discendenza di Carlo III. Per la potente casata francese, assurta agli onori della regalità con Carlo I, la morte di Giovanna rappresenta la fine del dominio sul Regno di Napoli.

[modifica] Dopo Giovanna

Gli anni successivi saranno travagliati dal lungo conflitto fra Renato d’Angiò e Alfonso d’Aragona, tornato a rivendicare i propri diritti sul regno. E alla fine sarà proprio lui a spuntarla, insediandosi sul trono nel 1442 col nome di Alfonso I, soprannominato il Magnanimo e acclamato successivamente anche Re di Gerusalemme. Da lui discenderà la dinastia degli Aragonesi di Napoli, che reggerà le sorti del regno fino al 1496, anno della detronizzazione di Ferdinando II. Nel 1503 i regni di Napoli e Sicilia, riunificati da Alfonso il Magnanimo, saranno annessi alla corona di Spagna e costituiti in Vicereame.

[modifica] Leggende

Le leggende popolari nate intorno alla figura della regina Giovanna hanno finito col tramandarci un’immagine abbastanza distorta del personaggio storico. Gli studiosi sono giunti alla conclusione che molte delle leggende più estreme sono nate in realtà dalla sovrapposizione delle dicerie negative tessute intorno ad entrambe le regine di nome Giovanna che hanno regnato su Napoli a cavallo fra il XIV e il XV secolo, creando un terzo personaggio ibrido dalle caratteristiche esasperate. La Giovanna che circola ancora oggi nelle leggende napoletane è una regina malvagia, spietata e lussuriosa, dedita al tradimento e all’assassinio sia per brame di potere che per capriccio.

In ogni caso, nei racconti tramandati dall’oralità popolare, gli episodi più oscuri sono relativi proprio a Giovanna II, che forse, per la sua propensione alle relazioni discusse, si prestava meglio ad incarnare i vizi che le venivano attribuiti. Si racconta che la regina ospitasse nella sua alcova amanti di ogni genere ed estrazione sociale, addirittura rastrellati dai suoi emissari fra i giovani popolani di bell’aspetto. Per tutelare il suo buon nome, Giovanna non avrebbe esitato a disfarsi di loro appena soddisfatte le sue voglie. Proprio a questo proposito si è narrato per secoli che la regina disponesse, all’interno di Castel Nuovo, noto come Maschio Angioino, di una botola segreta: i suoi amanti, esaurito il loro compito, venivano gettati in questo pozzo e divorati da mostri marini. Quando la leggenda partorì la fantomatica storia di un coccodrillo che attraversando il Mediterraneo si era portato dall’Africa fino ai sotterranei del castello, il temibile alligatore diventò nell'immaginario collettivo l’artefice dell’orrenda fine degli amanti di Giovanna. Ma la leggenda, forse proprio perché macabra e inquietante, ha finito con l’accrescere la popolarità e la curiosità verso Giovanna I e Giovanna II di Napoli, chiamate entrambe a governare un regno al centro delle contese in un momento storico fra i più difficili e tormentati.

[modifica] Voci correlate


Predecessore:
Ladislao I d'Angiò
Regina di Napoli
1414-1435
Successore:
Renato I di Napoli
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