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Fiesso Umbertiano

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Wikipedia:WikiProject/Progetto geografia/Antropica/Comuni Fiesso Umbertiano
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Immagine:Fiesso Umbertiano-Stemma.png
Stato: Italia
Regione: Veneto
Provincia: Rovigo
Coordinate:
Latitudine: 44° 58′ 0′′ N
Longitudine: 11° 36′ 0′′ E
Mappa
Altitudine: m s.l.m.
Superficie: 27,29 km²
Abitanti:
4.134
Densità: 153 ab./km²
Frazioni: Capitello, Ospitaletto 
Comuni contigui: Canaro, Castelguglielmo, Frassinelle Polesine, Occhiobello, Pincara, Stienta
CAP: 45024
Pref. tel: 0425
Codice ISTAT: 029022
Codice catasto: D577 
Nome abitanti: fiessesi 
Santo patrono: Natività della B.V. Maria  
Giorno festivo: 8 settembre 
Comune
Posizione del comune nell'Italia


Fiesso Umbertiano è un comune di 4.200 abitanti situato in Provincia di Rovigo (Polesine), a 25 chilometri dal capoluogo e a 18 km da Ferrara, alla quale è stato legato per buona parte della sua storia.

Le sue frazioni sono Capitello e Ospitaletto, le località più importanti Piacentina, Rezzo, S. Donato, Roncala, Argine del Sabato.

Confina a nord con Pincara e Castelguglielmo, a sud con Occhiobello, ad ovest con Stienta e ad est con Canaro e Frassinelle Polesine.

Indice

[modifica] Nome

Il nome deriva dall’aggettivo latino flexus, indicante l’ansa di un fiume. Il territorio comunale era infatti lambito, in epoca romana, dal passaggio di vari corsi d’acqua secondari del Po: la Pestrina, una delle Fossae Philistinae che nasceva un tempo ad Ostiglia (IX- X sec. a.C.) e costeggiava il corso dell’attuale Canalbianco, lambiva San Donato; la Barzaga passava per l’attuale centro e qui produceva una curva significativa. Il territorio era poi interessato dalla confluenza di due importanti strade romane, la Via Emilia Altinate che collegava Bologna con la Bassa Padovana e la strada che univa Adria con l’Alto Polesine, arterie poi utilizzate in epoca medievale come vie di pellegrinaggio (da qui l’origine della frazione Ospitaletto). L’appellativo Umbertiano venne aggiunto con delibera unanime del consiglio comunale del 30 marzo 1867 per onorare l’allora principe Umberto di Savoia, distintosi al comando del 49° reggimento di fanteria nel Quadrilatero di Villafranca.

[modifica] Storia

Primo nucleo abitativo del paese fu la località di San Donato di Pedrurio, sede di un’antica pieve citata per la prima volta nel 932. Largito nel 1109 dalla contessa Matilde di Canossa al vescovo di Ferrara assieme ad altre proprietà vicine, tra cui Fiesso, San Donato conobbe le drammatiche vicende della lotta tra le famiglie dei Salinguerra Torelli (ghibellini) e degli Adelardi Marchesella (guelfi) essendo sede di una fortezza turrita con capitani, oggi non più esistente. In seguito a frequenti alluvioni di Po e Adige, il sito, oggi modesto oratorio seicentesco, fu abbandonato e acquistò sempre più importanza la zona della Valmana sullo scolo Tessarolo, bonificata alla metà del XIII secolo, che divenne sede di una nuova Pieve, intitolata a San Silvestro, demolita nel 1825.

Il 7 agosto 1484, in seguito ai Capitolati di pace di Bagnolo che chiusero la Guerra di Ferrara ( o del sale) tra Ferrara e Venezia (1482-1484), il paese venne diviso tra i due contendenti : il confine fu posto dai vincitori veneziani sullo scolo Poazzo, mentre Ferrara conservò il controllo di S. Donato, dell’Argine del Sabato e di parte della frazione Ospitaletto. La parrocchia, rimasta sotto la diocesi estense, passerà al contrario ad Adria solo nel 1818.

Il Cinquecento e il Seicento furono segnati dalle imponenti opere di bonifica e di riassetto idraulico del territorio operate dalla Serenissima e dai Bentivoglio nel territorio ancora in mano ferrarese. Dell’enorme estensione di paludi presenti sul territorio fino ad allora rimane testimonianza nelle Gorghe di via Traversagno, oggi luogo ideale per la sosta e la nidificazione di numerose specie di uccelli selvatici.

La chiesa e l’abitato di Tessarolo scomparvero alla fine del XVI secolo, determinando uno spostamento della popolazione nella parte alta di Fiesso dove (1609-1622), fu riedificato un nuovo luogo di culto. Alla caduta della Repubblica veneziana (1797), Fiesso passò sotto Ferrara, divenendo sede di Cantone (1805-1813). Nel 1813 passò sotto la giurisdizione austriaca, entrando a far parte del Regno Lombardo Veneto. Il centro si distinse nella lotta contro gli occupanti per l’indipendenza nazionale, testimoniata dalle figure del carbonaro Luigi Antonio Viviani e del patriota Luigi Fernaroli ( fucilato nel 1849 a Piove di Sacco ) . L’8 luglio 1866 Fiesso entrava a far parte, con tutto il Polesine del Regno d’Italia.

[modifica] Ville

[modifica] Villa Morosini

Zuan Francesco Morosini della Sbarra (1658-1739), già ambasciatore della Serenissima Repubblica presso la Santa Sede a Roma e a Vienna e Riformatore dello Studio patavino, decise la costruzione di una casa dominicale in occasione dell’ingrandimento della propria tenuta e del patrimonio familiare. Il progetto fu affidato all’architetto veneziano Andrea Tirali (Venezia 1667-Monselice 1737) e completato nell’anno 1706. Nel 1757 il matrimonio tra Bianca Morosini, nipote del fondatore, e il conte Francesco Vendramin Calergi fece acquisire la costruzione, ampliata nel 1768, a quest’ultima famiglia, che ne rimarrà proprietaria sino al 1895. Divenuta di proprietà del comune di Noventa Padovana, la costruzione, abbandonata e in rovina, fu venduta all’asta ai fratelli Emidio e Valentino Pavanelli di Fiesso il 31 maggio 1917. Adibita dai proprietari a granaio e all’allevamento del baco da seta, fu dichiarata edificio di interesse storico ed artistico dal Ministero della Pubblica Istruzione nel 1923. Acquistata dal comune di Fiesso , guidato dal podestà ed onorevole fascista Ottorino Piccinato, per farne la sede municipale, il 25 gennaio 1933, la costruzione fu adibita agli usi più svariati ed impropri fino al 1962, anno in cui iniziarono i lavori di restauro che si conclusero con il trasferimento del municipio dalla vecchia sede di via Verdi (palazzo Delaiti) il 6 ottobre 1966. La costruzione era originariamente la parte centrale di un complesso monumentale circondato da un ampio giardino e chiuso da un muro di cinta lungo 972 metri rinforzato da archi e pilastri sormontati da 14 statue allegoriche in pietra vicentina di Costozza. Oggi l’unica parte del muro ancora visibile è sui lati sud e est del campo sportivo comunale “B.Bezzi”. Ai lati si potevano inoltre ammirare due rustici simmetrici, equidistanti dalla villa, disposti su due piani e sette arcate, uno adibito a casa colonica per i servi, l’altro a scuderia, granaio, stalla e oratorio di corte, dedicato a San Domenico, eretto tra il 1736 e il 1739. Uno dei due rustici si incendiò nel 1919, il resto (compreso il muro di cinta) venne demolito tra il 1926 e il 1933, quando furono aperte le vie Matteotti (già “del Littorio”) e Martiri della Libertà (già “delle colonie” e “XXVIII ottobre”) ed edificate le vicine Casa del Fascio, le Scuole Elementari e le Colonie elioterapiche . La costruzione , resa originale dalla mancanza di pronao, ha la forma di cubo sormontato da un alto lucernario ottagonale. Disposta su tre piani, ha quattro facciate identiche che possono essere guardate indifferentemente da ogni lato. Ogni facciata ha un avancorpo a tre finestre e termina con un timpano, sovrastato dal tiburio centrale ottagonale che chiude tutto l’edificio. Le tre aperture centrali del piano nobile cui corrispondono tre finestre balaustrate al piano superiore dimostrano la lezione longheniana. Una scala a doppia rampa curva a forcipe, scenografica e funzionale allo stesso tempo, porta al piano nobile, situato su un alto zoccolo. La villa , dotata di 37 vani, è una delle poche del Veneto a pianta centrale e a croce greca . Nel salone ottagonale centrale, quattro affreschi monocromi illustrati da eleganti cartigli sottostanti, risalenti attorno al 1740, adornano le pareti, opera del pittore polesano Mattia Bortoloni (1696-1750) . Raffigurano “Episodi della vita di Alessandro Magno”. Sopra la balconata pensile in ferro battuto che gira tutt’intorno, altre decorazioni, raffiguranti vedute prospettiche di città ingentilite da statue, sono attribuite al pittore- architetto Antonio Visentini (1688-1792). Al piano terra interessante la sala dedicata al pittore e scultore locale Gino Colognesi (1899-1972), contenente la numerose opere donate nel tempo dall’artista al Comune di Fiesso e qui raccolte nel 1999 dal cav. Carlo Mario Prando di Pincara. Dello stesso Colognesi è visibile infine, attigua a quest’ultima sala, il Sacrario ai Caduti di tutte le guerre, completato nel 1967.

[modifica] Villa Migliorini

Situata in via Trieste , la villa, risalente attorno al 1790, opera di architetto a noi ignoto, fu voluta dai Migliorini, una tra le più facoltose e liberali famiglie borghesi del paese. Costituita da un corpo centrale e da due ali laterali leggermente più basse il complesso, che non presenta elementi architettonici di particolare rilievo, fu adibito, durante la dominazione austriaca (1813-1866) a caserma della Gendarmeria Imperiale.Villa Colognesi, Bononi – Colognesi

[modifica] Villa Colognesi

La costruzione dell’edificio risale attorno al 1780 per volontà della famiglia Colognesi, come risulta da un atto notarile, opera di architetto a noi ignoto. Il complesso, di gusto tardo barocco, racchiuso da mura, comprende cinque ettari di terreno agricolo, un palazzo padronale dotato di 26 stanze e una serie di vari rustici (stalle, autostazione e lavanderia private) oltre ad un imponente granaio con struttura a capriate per sorreggere il tetto, di misura 85 metri per 10. La facciata dell’edificio, dall’andamento orizzontale, presenta una chiara impostazione tardo settecentesca, visibile in particolare nei caratteristici elementi decorativi del frontone ricurvo sormontato da tre pinnacoli. Il prospetto della costruzione, inquadrato da esili paraste in stile corinzio e incorniciato da due camini d’epoca, è sicuramente gradevole dal punto di vista architettonico, anche se, nel restauro subito intorno alla metà del XIX secolo, è stato in parte rimaneggiato. L’interno della costruzione, presenta alcune stanze decorate con stucchi risalenti alla seconda metà del XIX secolo. Il salone d’ingresso, arredato con mobilio d’epoca, conserva numerose opere dello scultore locale Gino Colognesi (1899- 1972), che operò in Francia e Brasile, autore fra l’altro del monumento ai caduti di Fiesso (1924) e del crocifisso bronzeo oggi conservato sull’altare maggiore della chiesa parrocchiale. La villa, dopo essere stata della famiglia Colognesi per lunghi decenni, passò quindi ai Tosetti, poi ai Bononi, ai Marzanatti per poi tornare all’inizio del ‘900 alla famiglia di origine. Dal 1995 parte della villa è sede della Comunità di recupero Emmaus, grazie al lascito testamentario dell’ultimo proprietario, Antonio Mario Colognesi.

[modifica] Chiesa Parrocchiale

La chiesa arcipretale di Fiesso Umbertiano è dedicata alla Natività della Beata Vergine Maria e a San Carlo Borromeo. Il nucleo originario della chiesa, costruita sui resti di una pieve intitolata alla Vergine citata per la prima volta nel 1192, risale al secondo decennio del XVII secolo (1609-1622) per volontà del parroco, il milanese don Bernardino Micario. La costruzione venne consacrata con dedica alla Natività di Maria l’8 settembre 1622 dal Vescovo di Ferrara Leni. Il tempio fu radicalmente modificato tra il 1686 e il 1691 per volontà del parroco don Antonio Sivieri , come ricorda la lapide murata sopra il portale d’accesso. Furono allora aggiunte le due navate laterali, edificati il presbiterio e il coro ad occidente e la facciata ad oriente. La costruzione, dedicata alla Natività di Maria nel 1825 e riconsacrata nel 1888, presenta il classico stile basilicale , caratterizzato da un’architettura molto semplice. All’interno , la navata centrale è sovrastata da un raro soffitto ligneo con 96 cassettoni dipinti, raffiguranti episodi della vita della Madonna e di S. Carlo Borromeo, databili alla fine del ‘600. Sulle pareti laterali , recentemente restaurati, una serie di tele di scuola emiliana risalenti al XVII secolo vanno a costituire una quadreria con pochi eguali sul territorio. I dipinti si dividono in due ordini: quelli più piccoli (sopra la trabeazione), databili tra il secondo e il quarto decennio del XVII secolo, rappresentano Episodi della vita di Maria e sono attribuiti alla scuola di Carlo Bononi (1569-1632); i sottostanti, di dimensioni più grandi, rappresentanti Episodi del Vecchio e del Nuovo Testamento, risalenti alla seconda metà del secolo, risentono dell’influsso bolognese. La chiesa, disposta su tre navate, presenta, oltre all’altar maggiore, sei altari e due cappelle: a destra, la Cappella di Santa Rita, l’altare di Sant'Antonio, del Sacro Cuore e della Croce; a sinistra, la Cappella del Battistero , gli altari dei patroni ( S. Carlo e B.V. del Rosario) e l’altare ligneo dorato. Quest’ultimo, collocato al vertice della navata sinistra, monumento nazionale, proviene dalla distrutta pieve di San Silvestro di Tessarolo. Opera di una buona bottega emiliana di intagliatori della seconda metà del XVI secolo, l’altare, anticamente dedicato a San Vincenzo, ha la forma di un tempietto con tre cupole bizantine; è ornato di colonne, capitelli, nicchie, balaustrate e frontali. L’altare è adornato da otto piccole statue, sette delle quali (ad esclusione del Redentore sulla cupola centrale) sono di fattura recente: furono infatti rubate nel 1978 e sostituite con altre solo nel 1982. Di particolare interesse il sovrastante baldacchino settecentesco raffigurante le tre Virtù Teologali e la porticina lignea del tabernacolo, raffigurante l’Adorazione di Gesù Bambino, opera di Ippolito Scarsella, detto lo Scarsellino (1550 circa-1620). L’altar maggiore, in stile romanico, sovrastato da un crocifisso bronzeo opera di Gino Colognesi (1967), presenta linee molto semplici: fu spostato due metri più indietro nel 1911 per rendere più maestosa e visibile la tribuna di legno non più esistente. Ai lati del presbiterio altre due grandi tele, La Natività della Vergine e L’Assunzione della Vergine (quest’ultima datata 1699). L’abside semicircolare, caratterizzata da un coro opera dello scultore Antonio Soà, risalente attorno al 1840, presenta un catino affrescato, raffigurante L’Incoronazione di Maria. E’ questo l’unico resto del ciclo di affreschi realizzato dal pittore liberty ferrarese Augusto Pagliarini (1872-1960) tra il 1909 e il 1911, coperto nel 1960. Da non scordare inoltre i 15 affreschi ad olio, disposti ad arco intorno all’altare della Madonna, rappresentanti i Misteri del S. Rosario e risalenti, anche se rimaneggiati, alla metà del XVIII secolo, e le tele della Via Crucis, controparte della via Crucis di Giandomenico Tiepolo conservata nella chiesa di San Polo a Venezia. Il campanile, inglobato nella chiesa, venne completato nel 1621 su una precedente torre del 1449. E’ alto 64 metri e termina con una cupola bizantineggiante con quattro statue marmoree rappresentanti gli evangelisti.

[modifica] Gli Oratori

Caratteristica del paese sono i nove oratori dedicati, con i titoli della liturgia o della pietà popolare, alla Madonna. Sparsi per il territorio, costituiscono interessante esempio della devozione e religiosità di un tempo.

  • Oratorio della Visitazione di Maria Santissima, in località Rezzo: edificato dalla nobile famiglia estense dei Tassoni attorno al 1580, conserva alcune opere d’arte interessanti del primo ‘600
  • Oratorio della Beata Vergine della Salute in località Capitello: eretto nel 1621 dopo la peste per ringraziare la Madonna dello scampato pericolo, venne riedificato nel 1884 dal cavalier Giovanni Bononi. Vi si festeggia solennemente la patrona il 21 novembre, con messa, processione e sagra popolare.
  • Oratorio della Beata Vergine delle Grazie, in via Cesare Battisti, eretto nel 1927 come ex voto per la conclusione del primo conflitto mondiale.
  • Oratorio della Beata Vergine del Soccorso, in via Chiavichetta: di origine ottocentesca, fu bombardato durante la seconda guerra mondiale e ricostruito fedele all’originale nel 1947.
  • Oratorio della Beata Vergine del Rosario, in località “Busa”: eretto nel 1896 con le offerte dei fedeli, presenta una pala d’altare raffigurante La Madonna col Bambino di buona fattura, recentemente restaurata.
  • Oratorio della Beata Vergine del Buon Consiglio, in via Trieste: costruito alla fine dell’800 dopo un’apparizione della Madonna sulla vicina “Stradazza”, è proprietà della famiglia Ferrari.
  • Oratorio dello Sposalizio della Beata Vergine Maria, poi Beata Vergine del Rosario: eretto nel 1929 su precedente tempietto del 1837, è oratorio privato della famiglia Migliorini, annesso al seicentesco palazzo di famiglia già dei veneziani Zorzi.
  • Oratorio della Beata Vergine Immacolata, in via Chiavichetta: eretto tra il 1929 e il 1931 annesso alla Scuola Materna Parrocchiale: vi è conservata la settecentesca pala di San Domenico già nell’oratorio di villa Morosini.
  • San Donato di Pedrurio, in località San Donato, eretto ai primi del ‘600 sui resti della pieve medievale, dall’Ottocento intitolato alla Madonna della Salute. Da notare all’interno, i settecenteschi affreschi dell’abside, e il monumentale cippo funerario romano , risalente al II sec. , che ricorda la gens Vibia.

[modifica] Feste e Sagre

  • Sagra della Natività della B.V. Maria ( 8 settembre): un tempo fiera del legno e del bestiame con mostra-mercato di attrezzi agricoli, in particolare per le operazioni della vendemmia, la sagra dura oggi una decina di giorni e, accanto alle solenni funzioni religiose che culminano nella processione con la statua della Madonna l’8 settembre , propone manifestazioni e intrattenimenti di vario tipo (luna park, spettacoli musicali e teatrali, mostre culturali e dell’artigianato locale, sfilata di moda e tombola in piazza) e si conclude con uno spettacolo pirotecnico.
  • Carnevale fiessese: organizzato per la prima volta nel 1949 e divenuto appuntamento annuale dal 1981, è festeggiato in due domeniche precedenti la Quaresima con una grande sfilata di carri allegorici, realizzati da gruppi di volontari locali sotto l’egida della Pro Loco. La manifestazione vanta rinomanza interregionale: Fiesso è infatti oggi uno dei pochi rimasti a produrre carri allegorici, ospitati, con successo di pubblico e critica, in altre manifestazioni in provincia.
  • Sagra della B.V. della Salute: celebrata da quattro secoli nella frazione di Capitello il 21 novembre.
  • Cozzo delle uova: celebrato il giorno di Pasqua in piazza, è un vero e proprio duello a coppie dove vince chi, con l’uovo più resistente, riesce a rompere quello avversario prima nella parte superiore e poi nella parte inferiore. Di probabile origine pagana, questo gioco, di cui Fiesso è considerata la patria per antonomasia, ha un significato simbolico legato alla Risurrezione: dall’uovo rotto si sprigiona infatti metaforicamente una nuova vita.
  • Mercatino dell’antiquariato e del collezionismo: istituito nel 1995, si svolge ogni seconda domenica del mese presso la piazza del Municipio, richiamando vari appassionati anche dalle province vicine.

Pagina a cura di Marco Chinaglia (Associazione Culturale "Flexus")


Informazioni turistiche

Visite guidate gratuite

Villa Morosini Vendramin-Calergi e Chiesa Parrocchiale della Natività della B.V. Maria

OGNI SECONDA DOMENICA DEL MESE

Visita Villa: ore 10.30 VIsita Chiesa: ore 12.00

Servizio offerto dall'Associazione Culturale Flexus (C.P. 61 45024 Fiesso Umbertiano (Ro))

prenotazione obbligatoria al numero 3497829166 (Marco Chinaglia)



[modifica] Amministrazione comunale

Sindaco: Giulio Cesare Rosatti dal 14/06/2004
Centralino del comune: 0425 741300
Email del comune: segreteria@comune.fiesso.ro.it

[modifica] Evoluzione demografica

Abitanti censiti


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