Chiesa di Santa Felicita
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La Chiesa di Santa Felicita è una importante chiesa di Firenze situata nel quartiere di Oltrarno a pochi passi passato il Ponte Vecchio sulla sinistra di Via de' Guicciardini, nell'omonima piccola Piazza Santa Felicita.
Indice |
[modifica] Storia
Come fondazione si tratta di una delle più antiche chiese della città, risalendo addirittura all'epoca romana, quando sorse nel luogo di un oratorio presso le antiche catacombe cristiane appena fuori dal centro abitato sulla sponda nord del fiume. Nel II secolo infatti nella zona risiedevano alcuni mercanti siriani che portarono il culto cristiano in città. La prima chiesa era di notevoli dimensioni e risaliva al periodo fra la fine del IV e l'inizio del V secolo, dedicata ad una santa per l'appunto siriana, martirizzata a Cartagine all'epoca dell'imperatore Marco Aurelio con i suoi sette figli e Santa Perpetua. Le uniche tracce di quel periodo si trovano nel chiostro dove sono esposti materiali lapidari romani e paleocristiani.
Una prima ricostruzione della chiesa avvenne nell'XI secolo e risale al 1055 (con il Concilio di Firenze che qui si svolse) la prima menzione documentaria di un annesso monastero di monache benedettine. Di questo edificio si conserva, tuttavia, solo la Sala capitolare trecentesca (accesso dal chiostro) con affreschi frammentari del 1387 ad opera di Niccolò di Pietro Gerini (Crocifissione e, nel soffitto, il Redentore e le Sette Virtù). La chiesa romanica, a tre navate, seppur con successive aggiunte di cappelle e altari, mantenne sostanzialmente la sua struttura fino al XVIII secolo. All'esterno la Colonna di Santa Felicita ricorda una battaglia leggendaria avvenuta tra i miliziani di San Pietro Martire e gli eretici patarini.
[modifica] La ricostruzione
L'aspetto odierno risale infatti al Settecento quando l’architetto Ferdinando Ruggeri la ristrutturò completamente. Seguendo un progetto di modernizzazione avviato dalla Controriforma, nel 1735 le monache proprietarie della chiesa iniziarono una vera e propria ricostruzione che risparmiò solo le due simmetriche Cappelle Barbadori-Capponi e Canigiani, ed il coro seicentesco. I lavori furono affidati all'architetto Ferdinando Ruggieri, che si ispirò a modelli tardo-cinquecenteschi, nella ricerca di un chiaro ritmo classico nell'unica navata. Una prima soppressione nel 1793 ad opera del Granduca Pietro Leopoldo non arrecò grandi mutamenti alla vita monastica, poiché le monache rimasero in Santa Felicita, mentre la soppressione napoleonica del 1808 mise definitivamente fine al monastero benedettino.
[modifica] Corredo artistico
[modifica] La Cappella Capponi
Nonostante i molti rifacimenti sono presenti ancora alcune importanti capolavori del periodo rinascimentale, fra i quali la bellissima pala della Deposizione del Pontorno, che figura nella cornice dorata originale nella Cappella Capponi sulla destra vicino all'ingresso. Questo piccolo spazio, progettato originariamente da Brunelleschi nel Quattrocento per la famiglia Barbadori, fu acquistato da Ludovico Capponi nel 1525 e fatto ridecorare da Pontorno, con l'aiuto in parte dell'allievo e amico Agnolo Bronzino. Spicca sulla parete sud la già citata Deposizione o più esattemente il Trasposto di Cristo al sepolcro, vero capolavoro dell'arte manierista, eseguito fra il 1525 ed il 1528, che presenta tutti caratteri più riconoscibili di questo stile: colori sgargianti ed innaturali, allungamento delle figure, composizione delle pose in maniera complessa. I personaggi sono come sospesi sulla tela ed esprimono diverse emozioni, dalla disperazione della Madonna alla rassegnazione. Il peso del Cristo sembra annullarsi nell'atmosfera luminosa e rarefatta. Accanto figura un'altro importante lavoro, un'Annunciazione. Anche le lunette con gli evangelisti sulla vele della cupoletta sono di Pontormo, tranne il San Marco che fu dipinto dal Bronzino. Un tempo era affrescata anche la volta, ma purtroppo è andata perduta. La vetrata col Trasporto al sepolcro è una copia di quella che fu realizzata da Guglielmo de Marcillat nel 1526, forse il più importante autore di vetrate policrome che portò la meastria d'oltralpe al servizio dell'estro creativo del tardo rinascimento toscano.
[modifica] Immagini delle lunette
[modifica] Altre opere
La volontà di creare un pendant con questo ambiente portò, alla fine del XVI secolo, alla decorazione della cappella opposta, patronata dalla famiglia Canigiani, per mano di Bernardino Poccetti che realizzò il Miracolo di Santa Maria della Neve nel 1589-90. La cupola fu affrescata da Tommaso Gherardini con la Santissima Trinità agli inizi del Seicento.
Risale al 1473 la sagrestia di impronta brunelleschiana, patrocinata dalla famiglia Canigiani, ove sono conservate il polittico trecentesco della Madonna col Bambino e santi di Taddeo Gaddi, e le quattrocentesche Adorazione dei Magi di Francesco d'Antonio e la Santa Felicita con i suoi sette figli di Neri di Bicci.
La chiesa aquistò una grande importanza cittadina quando i Medici sfruttarono la sua posizione per il passaggio del Corridoio Vasariano, facendolo costruire sopra il loggiato davanti all'ingresso nel 1565. Nel corridoio si apre ancora una terrazza che permette di vedere la chiesa senza essere visti, grazie ad una pesante grata in ferro battuto. Da questa postazione i granduchi prima dei Medici poi dei Lorena potevano assitere alle funzioni religiose senza dover scendere fra la popolazione.
La Cappella Maggiore di proprietà dei Guicciardini che avevano il loro palazzo nell'attigua via che prende il nome proprio da questa famiglia, fu progettata dal Cigoli, i cui lavori di realizzazione si protrassero fino a quando venne decorata la volta dal Cinganelli (1620 circa). Qui nel 1540 fu sepolto il grande storico Francesco Guicciardini. Sull'altare, la pala con l'Adorazione dei Pastori è attribuito a Francesco Brina (1587).
Altre opere rilevanti sono:
- Il Martirio dei Maccabei (1863) di Antonio Ciseri nel terzo altare di destra.
- L'Incontro di Sant'Anna e San Gioacchino, attribuito a Michele di Ridolfo Ghirlandaio, nella testata del transetto destro.
- L'l'Assunzione della Vergine e sante (1677), attribuita al Volterrano, nella testata del transetto di sinistra.
[modifica] Nota
- Il nome della chiesa si legge Felìcita e non Felicità, per via del modo toscano di preferire le parole sdrucciole invece che quelle tronche.
[modifica] Altre immagini
[modifica] Voci correlate
[modifica] Altri progetti
- Commons contiene file multimediali su Chiesa di Santa Felicita
[modifica] Fonti
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