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Caio Duilio (corazzata)

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Duilio

La Duilio all'atto della sua entrata in servizio
Descrizione generale
Tipo  nave da battaglia
Classe  {{{classe}}}
Numero unità {{{numero_unità}}}
Costruttori  {{{costruttori}}}
Cantiere  Castellammare di Stabia
Matricola  {{{matricola}}}
Ordine  {{{ordinata}}}
Impostazione 24 aprile 1873
Varo  {{{varata}}}
Completamento  {{{completata}}}
Entrata in servizio  {{{entrata_in_servizio}}}
Proprietario  {{{proprietario}}}
Radiazione  {{{radiata}}}
Destino finale  {{{destino_finale}}}
Caratteristiche generali
Dislocamento  normale: 11.138 t
a pieno carico: 12.267 t
Stazza lorda  t
Lunghezza  fuori tutta: 109,2 m
Larghezza  19,7 m
Altezza  m
Pescaggio  8,8 m
Profondità operativa  m
Ponte di volo 
Propulsione 
Velocità  15 nodi
Autonomia  2.875 mn a 13 nodi
Capacità di carico 
Equipaggio  26 ufficiali + 397 sottufficiali e comuni
Passeggeri 
Equipaggiamento
Sensori di bordo 
Sistemi difensivi 
Armamento 
  • 4 cannoni da 450/20 mm (in due torri binate)
  • 3 cannoni da 120 mm
  • 2 cannoni da 75 mm
  • 8 cannoni da 57 mm
  • 22 cannoni da 37 mm
  • 3 tubi lanciasiluri
Corazzatura  max 550mm (verticale)
max 50 + 30 mm (orizzontale)
250 mm (torri)
450 mm (barbette)
400 mm (ridotto)
350 mm (torrione)
Mezzi aerei  {{{veicoli_aerei}}}
Note
Motto  {{{motto}}}
Soprannome  {{{soprannome}}}
1 torpediniera imbarcata nel vano di carico poppiero

Nel marzo del 1873 l'allora ministro italiano della Marina, ammiraglio Simone Pacoret de Saint Bon, presentò in parlamento il progetto avviato per la costruzione di una nuova classe di corazzate per la Regia Marina che, per caratteristiche tecniche e operative, dovevano esprimere il meglio allora realizzabile a livello mondiale. Incaricato della realizzazione dell'ambizioso progetto era Benedetto Brin, direttore del Genio Navale.


Indice

[modifica] Progetto

Brin si era da tempo messo al lavoro per progettare le tre navi corazzate chieste dal ministero e aveva deciso che esse avrebbero dovuto essere unità di concezione del tutto nuova, senza compromessi. La prima ad essere impostata fu la Dandolo presso l'arsenale della Spezia il 6 gennaio 1873, la quale fu poi completata solo nel 1882; ad essa seguì la gemella Duilio impostata il 24 aprile 1873 presso i cantieri di Castellammare di Stabia.

Circa la terza unità prevista, i disegni furono talmente rimaneggiati secondo nuove direzioni costruttive che sfociarono in un tipo del tutto diverso di bastimento, che sarà in seguito realizzato con le due Italia e Lepanto. Duilio e Dandolo vennero così a costituire una classe.

Innanzitutto venne abolita l'ormai pleonastica presenza della velatura, la nuova corazzata si sarebbe distinta a prima vista dalle sue coeve; furono adottate corazze in grado di resistere egregiamente ai proietti dei cannoni da 50 tonnellate; venne realizzato un sistema di compartimenti allagabili per ridurre la superficie corazzata. Da ciò risultò una opera morta molto bassa, di soli 3 metri. Infine si decise di armare la nave con i cannoni Armstrong da 100 tonellate, i più potenti disponibili al tempo che la ditta inglese si offrì di costruire a proprio rischio. Questi pezzi erano ad avancarica perché, per cannoni di tale potenza i meccanismi di retrocarica, già allora disponibili, non erano considerati del tutto sicuri.

Sezione della Duilio
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Sezione della Duilio

La velocità massima venne fissata in 15 nodi, effettivamente raggiunti alle prove. Lo sforzo industriale e tecnologico per la costruzione si dimostrò imponente per l'Italia dell'epoca, quasi del tutto priva di istallazioni cantieristiche moderne, ma anche per questo la costruzione delle nuove navi era stata decisa, per dotare finalmente il Paese dell'autonomia nelle costruzioni navali. Indubbio fu il successo dell'impresa: da allora in poi l'Italia entrò nel novero dei grandi costruttori di naviglio da guerra guadagnandosi un posto che occupa ancora oggi. I lavori si protrassero molto a lungo, la Duilio venne varata l'8 maggio 1876 e finalmente completata, dopo l'allestimento, il 6 gennaio 1880.

[modifica] Caratteristiche

Spaccato della Duilio col sistema di caricamento
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Spaccato della Duilio col sistema di caricamento

La caratteristica più vistosa della Duilio era certo il suo armamento. I quattro poderosi pezzi da 100 t costruiti dall'inglese Armstrong erano raggruppati in due torri corazzate poste a centro nave, sistemazione tipica per tutte le grandi corazzate a torri dell'epoca. Questo era dovuto alla necessità di posizionare l'armamento, i depositi munizioni ed il sistema di ricarica, nella zona centrale del bastimento, quella più protetta dalle corazze, il cosiddetto ridotto.

Visto che i cannoni erano ad avancarica, era stato realizzato un complesso sistema di caricamento automatico: dopo aver esploso i colpi le torri ruotavano alla posizione di ricarica, le canne venivano abbassate fino a trovarsi in linea con un sistema di calcatoi idraulici i quali, da sotto coperta e attraverso dei portelli corazzati che venivano allo scopo aperti, provvedevano a ricaricare i pezzi. La capacità di perforazione dei proietti da 450 mm, pesanti ognuno 908 kg, era di 650 mm d'acciaio, uno spessore di corazza che nessuna nave al mondo poteva vantare, in altri termini un colpo a segno della Duilio era in grado di devastare letteralmente qualsiasi corazzata dell'epoca.

L'armamento era completato da pezzi di medio/piccolo calibro per la difesa dal naviglio sottile e da tre tubi lanciasiluri, di cui uno posizionato sotto il lungo sperone di prora. Circa la presenza dello sperone, è da notare come l'idea che una nave del genere potesse lanciarsi contro un'avversaria di pari classe per speronarla suona curioso al giorno d'oggi, tuttavia certe idee erano dure a morire, lo testimonia pure il fatto che, Duilio e Dandolo a parte, tutte le grandi corazzate dell'epoca avessero ancora un'imponente armamento velico, nei fatti assolutamente inutile, ma certamente rassicurante per gli uomini di mare del tempo.

Data la presenza di comparti allagabili, previsti dal progetto in funzione difensiva, si pensò di ricavare all'interno dello scafo un grande vano poppiero nel quale veniva ospitata un torpediniera che, nelle intenzioni del progettista, avrebbe dovuto essere messa in mare in prossimità del nemico per attaccare col siluro. In seguito l'idea venne abbandonata e la torpediniera sbarcata. Per la Dandolo questa sistemazione non venne realizzata. L'abitabilità era, come in tutte le navi militari dell'epoca, piuttosto sacrificata, mentre gli ufficiali avevano i loro alloggi in una lunga tuga poppiera, l'equipaggio era sistemato sottocoperta.

L'apparato motore era formato da due macchine a vapore alternative prodotte dall'inglese Penn e alimentate da otto caldaie, la potenza di progetto, pari a 7.500 cavalli, venne agevolmente superata alle prove. La dotazione di carbone, che serviva anche a rafforzare la protezione orizzontale, era di 1.300 t.

Un'altra particolarità riguardava il timone: non essendo allora disponibili adeguati servocomandi per la gestione della barra, in coperta vi erano cinque grandi ruote in posizione totalmente sprotetta che dovevano essere manovrate da un cospicuo numero di marinai.

[modifica] Reazioni

Il fatto che l'Italia, stato appena affacciatosi alla ribalta della politica internazionale, avesse deciso di costruire navi così potenzialmente pericolose per le potenze marittime europee non passò certo inosservato. All'interno vi furono forti polemiche sull'opportunità per il giovane e ancora malfermo Stato di sostenere così forti spese militari per inseguire inopportuni sogni di potenza navale. All'estero le reazioni andarono dalla preoccupazione dei francesi, all'ammirazione degli americani, fino all'imbarazzato fastidio degli inglesi.

Per quanto riguarda la Francia, Duilio e Dandolo costituivano una squadra navale in grado di tenere in scacco l'intera flotta francese del mediterraneo. Nessuna delle corazzate transalpine avrebbe potuto resistere ad una bordata delle due navi, né inseguirle se queste avessero deciso di rompere il contatto, e viste le non certo idilliache relazione italo-francesi dell'epoca, la cosa non era da sottovalutare. Un rapporto della camera dei deputati francese sui problemi della marina riconosceva che la Duilio era "...la più potente nave da guerra che l'arte navale abbia mai espresso...".

Negli Stati Uniti la Duilio era vista come l'esatto esempio di ciò di cui l'U.S. Navy doveva dotarsi al più presto. Durante una seduta parlamentare un senatore tuonò che la sola Duilio avrebbe potuto distruggere l'intera flotta degli Stati Uniti. Anche in Inghilterra, la Royal Navy, che certo non doveva temere la marina italiana, si sentì comunque piscologicamente scossa dalla costruzione della Duilio e la risposta non si fece attendere quando, nel 1876, con la corazzata italiana ancora in allestimento, venne varata l'Inflexible, entrata poi in servizio nel 1882.

L'HMS Inflexible, dopo la riduzione della velatura
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L'HMS Inflexible, dopo la riduzione della velatura

L'Inflexible era una vera e propria risposta mirata alla Duilio, trattandosi di un eccellente bastimento quasi identico alla corazzata della Regia Marina, seppur meno innovativo e non così potentemente armato. Si aprì inoltre una vera e propria polemica sulle caratteristiche della Duilio quando il massimo esperto navale inglese dell'epoca, Sir E. J. Reed, ne mise pesantemente in dubbio le qualità specie per quanto riguardava il galleggiamento in caso di colpi incassati. Seguì uno scambio di lettere aperte sulle colonne del Times tra Reed stesso e Mattei del Genio Navale italiano dalle quali traspariva un certo nervosismo d'oltremanica. In effetti l'inglese, che si riferiva al bastimento italiano come alla "corazzata italiana tipo Inflexible" , pur di sostenere le proprie ragioni si spinse ad affermare che la Duilio sarebbe miseramente affondata ipotizzando condizioni di danneggiamento dello scafo tali da far colare a picco qualsiasi nave al mondo.

Il lungo periodo di costruzione e allestimento tenne viva la discussione finché all'atto del suo completamento il 6 gennaio 1880 la Duilio fu, per le caratteristiche di velocità, protezione ed armamento, unanimemente riconosciuta come la corazzata più potente in servizio.

[modifica] Servizio

Le torri della Duilio
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Le torri della Duilio

La Duilio, come la sua gemella Dandolo, non ebbe mai occasione di misurarsi in battaglia. Erano gli anni della Belle Epoque e tra le potenze europee si viveva il lungo periodo di pace sotto il quale montavano le tensioni che sarebbero esplose solo nel 1914.

Il servizio della corazzata si svolse interamente nel Mediterraneo dove compì anche crociere di visita ai paesi rivieraschi, fu talvolta inviata nel levante quando occasioni di tensione o di difesa degli interessi nazionali lo richiedevano. A parte l'indubbio potere dissuasivo nei confronti della Francia, praticamente la Duilio non ebbe uno sfruttamento politico della sua poderosa presenza sui mari e, date le condizioni politico-economiche dell'Italia dell'epoca che non poteva, o non sapeva, sviluppare una pur vagheggiata politica estera di potenza, proprio in quegli anni il governo italiano rifiutò l'invito inglese di partecipare all'occupazione del Canale di Suez, non spostò di fatto l'equilibrio navale nel Mediterraneo.

Al contrario della Dandolo, la Duilio non fu rimodernata e quando venne ritirata dal servizio, nel 1900, passò a compiti di nave scuola timonieri e mozzi, successivamente fu utilizzata come batteria di difesa costiera. Nel 1906 venne disarmata e quindi radiata nel 1909.

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