Ateleta
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Ateleta | |||
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Stato: | Italia | ||
Regione: | Abruzzo | ||
Provincia: | L'Aquila | ||
Coordinate: |
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Altitudine: | 760 m s.l.m. | ||
Superficie: | 41,62 km² | ||
Abitanti: |
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Densità: | 29,48 ab./km² | ||
Frazioni: | Carceri Alte, Carceri Basse, Colli, Sant'Elena | ||
Comuni contigui: | Castel del Giudice (IS), Gamberale (CH), Palena (CH), Pescocostanzo, Roccaraso, San Pietro Avellana (IS) | ||
CAP: | 67030 | ||
Pref. tel: | 0864 | ||
Codice ISTAT: | 066005 | ||
Codice catasto: | A481 | ||
Nome abitanti: | ateletesi | ||
Giorno festivo: | 5 aprile | ||
Ateleta è un comune di 1.227 abitanti in provincia dell'Aquila. È situato nell'Alto Sangro.
Indice |
[modifica] Geografia
Ateleta è posta su territori della sponda sinistra del fiume Sangro, ad una altitudine compresa tra 737 metri della stazione ferroviaria ed i 1800 metri di Monte Secine. La superficie comunale è di 4.169 ettari. Comprende il nucleo abitato del capoluogo e le frazioni di Carceri Alte, Carceri Basse e Sant'Elena. Gli abitanti sono circa 1230 con elevato indice di persone anziane. È il più a sud dei comuni della provincia dell'Aquila. La montagna ateletese per antonomasia è il Monte Secine (m.1883), ma è frequentata d'estate, anche la zona del Monte dell'Ellera (Merzoni)che raggiunge l'altezza di 1481 metri.
Il Monte Secine con i suoi 1883 m. domina la vallata dove fra un'ansa e l'altra scorre il fiume Sangro, che con le sue acque scava la roccia e fa ritrovare sulle sue sponde centinaia di esperti pescatori alla trota, e dove un tempo non molto lontano nuotava il gambero d'acqua dolce, ormai rimasto un ricordo nelle menti degli ateletesi più vecchi.
Folti boschi ricoprono colline e pianori; cerri, faggi ed alberi a foglia caduca colorano con diverse tonalità di verde il paesaggio che in autunno sembra la tela di un pittore chiazzata di verde,giallo, rosso e bruno.
Le distese, un tempo non remoto, coltivate sembrano, con i loro confini e limiti, enormi puzzle che si incastrano e disegnano forme geometriche e strane.
Una strada asfaltata, tutta in salita, che parte dal capoluogo ed attraversa diverse frazioni conduce ad una zona pic-nic dove ci si può riposare, mangiare ed ossigenare i polmoni.
Il sottobosco regala prataioli, spinareie e qualche volta anche porcini; ma soprattutto per delizia del palato e dell'olfatto i tartufi di cui questa terra è particolarmente ricca.
L'unico sito archeologico sono i resti di un antico castello, nella zona Carceri, ormai andato distrutto nel terremoto del 1456.
Ateleta, come dicono gli ateletesi che se legge annanzi e a ret con le sue stradine, scalinate e vicoli da ai suoi abitanti ed ai suoi visitatori un senso di pace, diffonde calma e ti allontana dallo stress quotidiano, qua tutto è e tutto si svolge a dimensione d'uomo, dove l'uomo stesso è protagonista e rinfranca sia il corpo che lo spirito.
[modifica] Cenni storici
I primi insediamenti avvennero all'inizio del II° millennio nelle zone di Roccapizzi, Carceri ed Asinella, che poi furono distrutti nel terremoto del 1456.
Verso il 1700 alcune famiglie di Pescocostanzo, a causa della crisi della pastorizia, si trasferirono in queste zone fino a raggiungere alla fine del secolo le 607 persone.
Durante il Regno di Napoli Giuseppe De Thomasis fece pressione presso Gioacchino Murat affinché nascese il comune di Ateleta, per incentivare l'arrivo dei coloni venne abolito il pagamento della fondiaria, così il 14 Febbraio 1811 nacque Ateleta.
Col passare del tempo la popolazione arrivò a toccare i 3000 abitanti, ma a causa della povertà e delle mille difficoltà molti emigrarono verso le Americhe.
Durante la seconda guerra mondiale il comune conobbe la distruzione di quasi il 90% del suo territorio perché disgraziatamente si trovava sulla linea Gustav dove i tedeschi erano attestati.
Dopo gli anni '50 riprese ancora una volta il flusso migratorio verso nazioni che offrivano prospettive di vita migliori.
Questa è la storia, una breve storia, che un po' tutta l'Italia ha conosciuto, una dura lotta contro la natura, la fame, la miseria e tutte le conseguenze che esse portavano, ma che hanno forgiato l'essenza stessa di questa popolazione.
[modifica] Urbanistica
Appena usciti dall'autostrada che collega il mare con la valle del Sangro, girando a sinistra abbiamo di fronte la Funticella, residuo restaurato dell'antico lavatoio con annesso abbeveratoio degli animali, quindi ci si immette in via Sangrina verso il paese, ma subito sulla destra si incontra la caserma dei carabinieri; continuando all'imbocco del ponte che scavalca il torrente S. Cristoforo a destra si incrocia la strada che porta alla zona residenziale del parco delle Tereselle e successivamente alla frazione di S. Elena.
Continuando attraversando il ponte c'è il panificio ed ancora a sinistra ci si immette nel parco pubblico dove al centro fa bella figura di sè un monumento che simboleggia una catena spezzata.
Adesso c'è la strada che va in piazza Duca degli Abruzzi e quindi attraversando la zona artigianale si arriva a Trampaino.
Proseguendo via Sangrina sbocchiamo nella piazza XX Settembre, centro di ritrovo dei paesani; da qui proseguendo a sinistra si arriva all'ufficio postale ed alla stazione della Sangritana, e ancora allo stadio e verso il fiume Sangro.
Sempre dalla piazza XX Settembre continuando diritti ci portiamo, attraverso un viale di ippocastani, al cimitero del paese e così via ci si inoltra sulla vecchia strada che conduce a S. Pietra Avellana e Castel di Sangro.
Nella precedente piazza si nota una lunga scalinata; via Roma, che si dirige verso piazza Carolina dove si trovano gli uffici del comune; da qui seguitando in una ragnatela di strade e stradine si sfocia nella via che ci fa arrivare a Carceri ed anche alle altre frazioni fino alla stazione di posta dove è adibita un'area da pic-nic. Alla destra di piazza XX Settembre c'è un breve scalinata, interrotta dalla Circonvallazione, che ci permette di andare alla chiesa parrocchiale di S. Gioacchino . La circonvallazione ci collega con le residenze delle Coccinelle
Piccolo Paese, stradine intersecantesi, orti a ridosso di vecchie mura cadenti, scalinate inerpicantesi, selciati e giardini ricchi di fiori ed alberi fruttiferi, colori ed ombre che si mescolano e creano un'armonia nel paesaggio locale.
[modifica] Musei
[modifica] Gastronomia
Il piatto forte di questa zona è certamente l'agnello, cucinato in vari modi ma, specialmente alla brace, sopra i tizzoni ardenti di legna di cerro da dove si effondono profumi che stimolano la voglia di mangiare; l'agnello di queste parti è particolarmente saporito, probabilmente ciò è dovuto alla caratteristica delle erbe e dei fiori che si trovano nei prati e dei quali si nutrono gli animali; appunto per questo agosto è festeggiato con la sagra dell'agnello.
Possiamo poi assaggiare le pizzelle, dolce tipico fatto di un impasto di uova, farina, zucchero ed un po' di liquore, il tutto spalmato sopra un ferro caratteristico che reca intarsi a forma di rombi ed al centro le iniziali delle famiglie, e messo a scaldare sopra il fuoco del caminetto.
Le pizze fritte: farina, uvetta scorza di limone o arancio ed a tipo frittella l'impasto va cotto in olio bollente.
Come primo piatto abbiamo la zuppa, fatta di frittelle tagliate a dadini dove compaiono: uova, sale, farina e facoltativo il prezzemolo, immerso in un brodo di gallina.
Caratteristica è anche la pasta alla chitarra,dove la pittra, la sfoglia di pasta, viene rullata con yu-laanar, il mattarello, sopra l'apposito attrezzo chiamato per l'appunto: chitarra, il tutto viene condito col sugo d'agnello, particolarmente la parte della pancetta.
Le brasciole, dove si amalgamano cacio grattato grossolanamente,uova e prezzemolo, impastato a mo' di polpetta che va fritta e poi messa dentro un sugo di pomodoro.
Altri sapori allietano la tavola, sapori un po' diffusi in tutto l'Abruzzo dove le diverse zone, con piccole varianti caratterizzano e danno un tocco personale a questi piatti tipici; ma una cosa rimane uguale per tutti: la passione, la fantasia ed il gusto del buon mangiare.
[modifica] Evoluzione demografica
Abitanti censiti