Tolomeo (personaggio)

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Tolomeo (Ptolemaus) è un personaggio della Trilogia di Bartimeus scritta da Jonathan Stroud e uno dei padroni del jinn Bartimeus. E' un ricercatore e letterato dell'antico Egitto, ma viene considerato dai suoi contemporanei un mago.

[modifica] Nei libri

Nipote del re d'Egitto, muore nel 124 a.C, a 13 anni circa. Quando nacque il sacerdote di Hator, che era stato chiamato dalla tutrice del bambino per accertarne le condizioni, affermò che il neonato era cagionevole e sarebbe morto entro la notte. Nonostante la profezia infausta il bambino sopravvisse e divenne presto forte e sano. Il fatto della sua ripresa fu considerato un evento benigno e perciò il pargolo venne dedicato al dio del Sole Ra. Crebbe come un intellettuale, studiando nelle biblioteche e con i sacerdoti e allontanandosi dagli altri bambini. A 12 anni Tolomeo è un ragazzo alto e slanciato, bello, studioso e dai lineamenti egiziani. Viene invidiato dal cugino (Tolomeo XI) ed erede al trono d'Egitto, che vede in lui un rivale ed aspirante al trono. Tolomeo però non vuole governare, nè occuparsi di questioni militari e passa la maggior parte del suo tempo nella Biblioteca di Alessandria con il suo precettore, un sacerdote di Luxor. Si presenta a corte come una figura marginale che non si interessa degli affari dello Stato e perciò viene ignorato da tutti, fino a quando non ordina al suo jinn Bartimeus di salvare una ragazza alle prese con un toro inferocito. Da allora viene considerato come un mago e la sua reputazione cresce al punto che la sua fama giunge alle orecchie del principe. E' da questo momento in poi che il principe inizia ad invidiarlo ed a tramare contro di lui per cercare di ucciderlo. Bartimeus lo avverte del pericolo che corre a causa della sua fama, ma (almeno all'inizio) non gli da ascolto in quanto si considera un ricercatore e nulla di più. Convoca Bartimeus per la prima volta non per sfruttare il jinn al fine di arricchirsi ma per fini di conoscenza: vuole infatti sapere quanto più possibile sui demoni, sul loro mondo (l'Altro Luogo), sulla loro essenza, sulle loro usanze... Bartimeus rimane sconcertato da tutto questo, ma anche favorevolmente impressionato e ben presto i due diventano molto affiatati fino a divenire addirittura amici (l'amicizia tra demoni ed umani era considerata impossibile). Bartimeus lo descrive come una persona molto colta e che emana un'aura di rispetto al punto da far desistere Bartimeus stesso dal dire cose offensive (impresa molto ardua).

[modifica] I testi

Tolomeo scrive diversi testi, molti dei quali perduti: "L'occhio di Tolomeo" fu pubblicato a Roma, ma andò distrutto in un incendio ed alcune parti di esso sono state riunite negli "Apocryphia" (in greco antico). Tale scritto descrive un viaggio fatto da Tolomeo stesso nell'Altro Luogo e come lo ha raggiunto. Secondo il riassunto di una parte dei testi fatto da Nathaniel a Kitty Jones per fare questo bisogna usare un cerchio semplice (privo di rune) che deve essere spezzato, bisogna tenere in mano del metallo o rosmarino come protezione e si devono ivertire gli ordini che di solito si fanno nella convocazione, usando il proprio nome vero al posto di quello del demone. Il viaggio verso l'Altro Luogo debilita il corpo e l'anima degli umani e perciò è pericoloso, ma dipende da quanto tempo si rimane nel mondo dei demoni.

[modifica] La sua amicizia con Bartimeus

Tolomeo, a dispetto degli altri maghi che considerano l'amicizia tra demoni ed umani impossibile, diventa un grande amico di Bartimeus. Lo stesso Bartimeus, almeno inizialmente, non crede nella sua amicizia con il giovane mago, ma poi scopre che l'affetto di Tolomeo è importante per lui. Tolomeo affronta il viaggio verso l'Altro Luogo appunto per dimostrare la sua amicizia per il jinn. Tornato nel mondo degli umani, rimane gravemente debilitato ed il principe Tolomeo XI approfitta della situazione per farlo uccidere. Accerchiato dai nemici, Tolomeo congeda il jinn Bartimeus per salvargli la vita, dimostrandogli un nuovo segno tangente della sua amicizia.