The Chemical Wedding
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Rispetto ai precedenti lavori di Bruce Dickinson, in cui è presente una vena hard-rock, "trasgressione" del cantante che negli Iron Maiden non aveva potuto soddisfare, The Chemical Wedding appare decisamente più incedntrato su un sound heavy-metal con atmosfere particolarmente cupe. La prima traccia, King in Crimson, si apre con un pesante riff e la voce di Bruce è volutamente roca ed aggressiva, fino all'esplosivo ritornello che, dopo essere stato più volte ripetuto, chiude in maniera improvvisa la canzone. La seconda è la title track, ispirata all'alchemia, song meno pesante e di indiscutibile valore, se non fosse per la presenza di troppi ritornelli. Ciò che invece suona subito strano ai fan degli Iron Maiden, è il riff di basso che caratterizza la parte iniziale della terza canzone, The Tower: è quasi uguale a quello di Wrathchild (contenuta nell'album dei Maiden Killers). Per il resto, però, questa canzone si dimostra immediata ed efficace e riesce a colpire l'ascoltatore con lo stesso trucchetto che permette all'ultimo album Tyranny of Souls di essere tra i migliori mai incisi, anche se in presenza di alcune song meno interessanti: a compensare la parte realtiva alle strofe, non esaltante, c'è un azzeccatissimo ritornello. La quarta traccia rappresenta una sorta di "fine primo tempo" ed effettivamente, come spesso accade per i film, si fa più fatica a seguire il resto. Killing Floor è una canzone esplosiva, col suo irriverente ritornello "Satan has left his killing floor", forse tentativo fuori luogo di esagerare i temi cari a Dickinson, ma certo ottima traccia. Come detto sopra, dalla traccia numero cinque l'ascolto si fa più noioso e complicato: Book of Thel comincia lentamente e sembra spezzare il ritmo forsennato che fino a quel momento ha caratterizzato il disco: basta però un minuto di intro per far esplodere la canzone, per la verità non molto bella ed anzi, piuttosto noiosa. Gates of Hurizen, sesta traccia nell'elenco, rimane da dimenticare sia nella versione di "The Chemical Weddign" che in quella live. Si salvano invece Jerusalem e Trumpets of Jerico: in particolare la seconda, colla sua facilità di comprensione ed il suo riff tagliente, colpisce immediatamente chi l'ascolta. Machine Man, penultima canzone, ha un ritmo abbastanza lento ma allo stesso tempo si basa su un motivo alquanto aggressivo e perciò non annoia (e avrebbe annoiato ancora di meno se fosse stata meno lunga). Infine, The Alchemist non si presenta male, ma appare davvero eccessivo il riferimento a Chemical Wedding, vista anche l'affinità di temi (nonché il vero e proprio inserimento, in diversa tonalità, del ritornello di quest'ultima canzone), così questa track non riesce a godere di vita propria. A livello vocale la "Air Raid Siren" non si supera e, anzi, in canzone come la title track sviluppa il tutto su tonalità piuttosto basse: l'alternanza di una strofa bassa ad un ritornello più alto, però, riesce a mettere in evidenza l'espressività della sua interpretazione ad anche in "Scream For me Brazil", live registrato a San Paolo, le canzoni tratte da questo album vengono cantate davvero bene. Di "The Chemical Wedding" esiste anche una versione con tre bonus track (Return Of The King, Real World e Confeos) che, a dire la verità, Bruce Bruce poteva risparmiarsi.
