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Tecniche del karate

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Le tecniche del Karate consistono principalmente in parate, pugni e calci; è fondamentale però avere anche ben chiaro il concetto di distanza (maai) e l'importanza di praticare karate a piedi nudi.

Indice

[modifica] L'importanza della distanza (maai)

La parola giapponese maai (間合) si compone di ma, che esprime l'idea di distanza nello spazio e quella di intervallo di tempo e dal verbo ai, che significa incontro. Quindi maai esprime il concetto di distanza ma anche quello di movimento, di avvicinamento e allontanamento tra persone. Ogni tecnica appresa viene applicata nel kumite tra due o piu avversari, ed è questo il motivo per cui è importante saper mantenere una distanza che consenta, contemporaneamente, di colpire e di non venire colpiti. La distanza varia quindi da avversario ad avversario e a secondo del tipo di attacco che si intende portare: è infatti evidente la differenza esistente tra il raggio d'azione di una tecnica di calcio e quello di una di pugno o di una di gomito; la distanza deve essere appresa e allenata insieme alle tecniche, in modo da garantire un attacco efficace a corto, medio o lungo raggio. Sbagliarla significa errare nella valutazione del bersaglio e privare il colpo di ogni effetto. L'alllenamento della distanza comincia con la prima pratica del combattimento fondamentale, le difficoltà iniziali riguardano proprio le differenze esistenti tra i praticanti, di natura fisica o qualitativa, il pi§ delle volte è proprio a causa della distanza che le tecniche risultano inefficaci: per ottenere tecniche potenti bisogna mantenere una posizione solida e corretta, il busto diritto, perpendicolare al suolo, quando per arrivare la bersaglio si effettua anche solo un lieve piegamento in avanti, equilibrio e stabilità risultano compromessi e con essi la tecnica. Il combattimento libero rappresenta la massima espressione dell'individualità, in una sequenza non dichiarata ma controllata, di tecniche portate contro l'avvversario. Gestire, durante il combattimento la distanza fisica è un aspetto essenziale cui si aggiunge però il senso del ritmo, che solo può consentire ad un brevilineo di tenere in scacco un longilineo. Si passa dunque da un'idea di distanza misurabile ad un concetto molto più evoluto, che presuppone l'esperienza del combattimento e che si esprime in una valutazione dinamica della distanza; per i contendenti le misure variano nel tempo e conseguentemente varia il tempo necessario a colmarle, viene così a mancare la possibilità di riflettere consapevolmente, poiché spostamenti, finte e tecniche si susseguono a ritmo incalzante; se l'attenzione venisse tutta assorbita dalla ricerca della corretta reazione all'attacco avversario, si verificherebbe un ritardo nei movimenti e di conseguenza l'abdicazione strategica. Si arriva cosi a intendere la percezione della distanza come un senso: l'intuizione ci guida facendoci allontanare o avvicinare all'avversario senza bisogno di riflettere sull'azione, ciò presuppone l'apprendimento di una particolare dote: la reattività.

[modifica] Le tecniche di pugno

Le armi del karate sono costituite dalle varie parti del corpo umano. Viene impiegata qualsiasi zona di esso che possa risultare efficace sia per la difesa che per l'attacco. Fra tutte queste pssibilità di scelta, la più classica e frequentemente usata è la mano. Essa può essee aperta (kaishō) o chiusa (ken) opuure con il pugno chiuso e la nocca del medio sporgente (nakadaka-ken), sopprattutto per alcuni stili; per formare il pugno occorre piegare le quattro dita contro il palmo e serrare fortemente il pollice sull'indice e sul medio, la zona del pugno che si utilizza per colpire è formata dalle nocche dell'indice e del medio (seiken), il polso deve essere forte e contratto, la potenza del braccio deve fluire secondo una linea retta dal gomito fino al bersaglio.
Nella realtà un pugno po' essere considerato una tecnica di karate solo se la sua efficacia ha origine da una posizione del corpo ben salda al terreno che permetta di sfruttare al meglio la reazione verso l'alto che si ottiene applicando una pressione al suolo, l'energia così prodotta attraversa tutto il corpo secondo un percorso determinato fino a sfociare sul punto d'impatto la prima tappa di questo cammino sono le anche: una tecnica può essere definitiva solo se la rotazione dei fianchi viene sfruttata completamente, tanto più rapida è la rotazione tanto più veloce risulta la tecnica finale. Il principio su cui si basa la rotazione è lo stesso della molla: più strettamente viene avvolta, maggiore è la forza che sprigiona quando viene rilasciata, ruotare le anche in direzione del bersaglio è come liberare una molla precedentemente avvolta, la velocità di esecuzione è di importanza fondamentale essendo, con il peso, elemento determinante della potenza totale ottenibile.
Il movimento richiesto nelle tecniche di karate non è quello che può spostare lentamente un oggetto pesante, bensì quello che può infrangere un oggetto leggero e fluttuante grazie all'estrema velocità raggiunta dal pugno, prima dell'impatto occorre ruotare l'avambraccio, ciò che garantisce la direzione della tecnica, assicura la contrazione dei muscoli che determinano il colpo e permette una maggiore penetrazione della mano sulla superficie. Tutte le parti del corpo chiamate in causa dall'esecuzione di un pugno di spinta (tsuki) devono contrarsi nel momento finale della tecnica, così che si sia in grado di sopportare lo shock di ritorno; in ogni caso la potenza accumulata al momento culminante deve essere immediatamente liberata per prepararsi all'azione successiva.
È evidente che non basta possedere una grande forza muscolare per eccellere nelle arti marziali, ma occorre comprendere ed applicare una certa quantità di principi fisici attraverso un allenamento quotidiano per intraprendere quel percorso che ha come risultato la tecnica definitiva che distingue le arti marziali da tutti gli altri sport di combattimento.

[modifica] Alcuni tipi di pugno

  • Oi-zuki : grande pugno
  • Gyaku-zuki: pugno opposto
  • Kizami-zuki: pugno corto
  • Age-zuki: pugno verso l'alto
  • Ura-zuki: pugno rovescio
  • Tate-zuki: pugno verticale
  • Kagi-zuki: pugno a gancio
  • Mawashi-zuki: pugno circolare
  • Heiko-zuki: pugni paralleli
  • Yama-zuki: pugni a U larga
  • Awase-zuki: pugni a U
  • Hasami-zuki: pugni a forbice

[modifica] Le tecniche di parata

Il tradizionale significato del karate si esprime al meglio nelle tecniche di difesa: proteggere sé stessi è vero budō; non a caso la prima tecnica di tutti i kata è una parata. Nelle arti marziali infatti ogni attacco deve essere definitivo: è quindi comprensibile che la tecnica definitiva assuma un'importanza vitale, l'applicazione corretta di un bloccaggio deve essere tale da mettere in difficoltà l'attaccante e perché ciò avvenga è necessario attenersi ad una serie di regole: innanzi tutto occorre valutare distanza, forza e direzione dell'attacco e reagire muovendo un solo braccio o tutti e due (awase, morote e jūji) in modo sufficiente a proteggersi; a seconda della zona che subisce l'attacco, le tecniche di difesa fondamentali si distinguono in parate la viso (jōdan-uke), al tronco (chūdan-uke) e verso il basso (gedan-uke); di norma ognuna di queste azioni deve essere seguita da un forte contrattacco che neutralizzi l'avversario.
La parata non consiste semplicemente in un movimento del braccio ma deve poter sfruttare la forza di tutto il corpo, è perciò necessario asumere una posizione stabile e bassa per usufruire dell'energia di reazione generata dalla pressione dei piedi al suolo, tale energia viene incrementata dalla rotazione delle anche e, attraverso la contrazione addominale e del fianco, indirizzata sul punto d'impatto; la corretta posizione del gomito rispetto al corpo è condizione essenziale per l'efficacia della tecnica: se il braccio è disteso la parata si indebolisce, se è raccolto si riduce la garanzia della distanza.
Un'esecuzione corretta impone che il polso ruoti velocemente al momento del contatto per allontanare l'attacco avversario; contemporaneamente si esegue una rapida espirazione che mobilita la massima energia interna a supporto della tecnica (kime). Una stessa difesa può essere applicata con finalità e intenzioni diverse a seconda delle circostanze: è possibile impiegare forza in quantità appena sufficiente per deviare l'attacco oppure utilizzare tutta la potenza per colpire il braccio dell'attaccante, infliggendogli un danno e scoraggiandolo dall'intenzione aggressiva così come è possibile utilizzare la tecnica per sbilanciare l'avversario o per guadagnare la distanza di sicurezza.
Eseguendo una tecnica difensiva si deve aver cura di non eccedere nei movimenti evitando quindi di parare più del necessario, l'apertura nella guardia e lo sbilanciamento del corpo che ne derivano rendono difficile coordinare una tecnica successiva rapida ed efficace. Il momento più opportuno per applicare la parata è determinato dal ritmo del combattimento e dalla distanza tra i contendenti, in ogni caso è meglio agganciare l'attacco prima che si sviluppi completamente: infatti nella fase finale la tecnica offensiva acquista velocità e viene indirizzata con precisione e profondità dalla rotazione della mano, inoltre, la determinazione psichica e la contrazione muscolare ne rendono difficile il bloccaggio.
Tutti i principi esposti devono trovare applicazione nelle situazioni reali, anche se in questi casi non si impiega necessariamente la forma fondamentale; quando l'attacco giunge inaspettato, la parata deve essere ugualmente efficace qualunque sia la posizione del difensore: tardare, nel tentativo di assumere la postura fondamentale, potrebe in questo caso rivelarsi pericoloso. Per salvaguardare la propria incolumità la scelta di tempo e la risposta istintiva diventano essenziali. È indispensabile instaurare un feeling con l'aggressore, dirigendo lo sguardo ai suoi occhi, concentrare l'attenzione sul viso dell'avversario offre la possibilità di intuirne le mosse, infatti il momento dell'esecuzione viene tradito da variazioni più o meno accentuate delle espressioni del volto: per cui distogliere lo sguardo o chiudere gli occhi, anche solo per un istante, durante un combattimento, crea una condizione di assoluta inferiorità negando al difensore il tempo per la giusta reazione.
una forte parate è il migliore biglietto da visita, per chiunque - Kase -

[modifica] Alcuni tipi di parate

  • Age-uke: parata dal basso verso l'alto
  • Soto-uke: parata dall'esterno all'interno
  • Uchi-uke: parata dall'interno all'esterno
  • Gedan-barai: parata dall'alto verso il basso
  • Ude-uke: parata con l'avambraccio
  • Otoshi-uke: parata dall'alto
  • Hiji-suri-uke: parata con il gomito scivolante
  • Osae-uke: parata pressante
  • Sukui-uke: parata raccolta
  • Morote-uke: parata media rinforzata
  • Jūji-uke: parata incrociata
  • Kakiwake-uke: parata a cuneo rovesciato

[modifica] Le tecniche di calcio

I calci (geri) sono movimenti tipici delle arti marziali orientali. Le parti dei piedi (ashi) che vengono utilizzate per colpire sono: avampiede (koshi), bordo laterale (sokutō), tallone (kakato), collo (haisoku), pianta (teisoku) e punta delle dita (tsumasaki). Le tecniche si suddividono in funzione della direzione in cui colpiscono: frontali (mae), laterali (yoko), circolari (mawashi), all'indietro (ushiro).
È quindi evidente che le possibilità di impiego dei calci sono innumerevoli, in attacco come in parata, anche perché una stessa tecnica può essere sferrata in due modi diversi: keage (frustato) o kekomi (spinto): keage è determinato da un rapido movimento di slancio dell'arto che colpisce il bersaglio: si rilascia energia per un tempo brevissimo e si riacquista il più velocemente possibile la posizione di partenza, kekomi è invece dinamico fino all'impatto sul bersaglio, dove concenta la forza originata dalla spinta di tutto il corpo. Se è possibile paragonare il primo movimento ad una frustata, il secondo equivale ad un colpo di martello: per quanto siano diversi, entrambi possono essere micidiali nel loro effetto.
Nel combatitmento (kumite) è la corretta valutazione dei tempi e delle distanze a determinare la scelta del tipo di attacco più adatto. L'impiego dei calci, nel corso di un confronto tra due avversari suscita in chi osserva un interesse particolare, sia per l'alta spettacolarità di questi movimenti sia perché possono essere abbinati a dei salti eccezionali (tobi). Vi sono però alcuni elementi che permetono però di distinguere una tecnica definitiva di calcio (keri kime waza) da un gesto coreografico: la stabilità e l'equilibrio sono aspetti primari in tecniche che abbinano la forza alla velocità, quando la base d'appoggio è ridotta ad una sola gamba occorre mantenere il piede saldamente premuto al suolo, anche per poter meglio assorbire il contraccolpo. Altra buona regola è di impostare il calcio caricando il ginocchio più in alto possibile e piegandolo completamente, in modo da garantire la massima tensione muscolare e il superamento di eventuali ostacoli posti sulla traiettoria della tecnica. Si deve notare che il solo movimento della gamba difficilmente potrebbe creare energia sufficiente a distruggere il punto d'impatto: è quindi opportuno inserire nel gesto la spinta dei fianchi integrata al peso di tutto il corpo, è poi indispensabile effetuare il ritorno dell'arto con rapidità e coordinazione (il ritorno dev'essere più veloce dell'andata) sia perché l'avversario non possa ostacolarlo sia perché la tecnica possa essere ripetuta o collegata ad altri colpi e spostamenti.
Respirazione adeguata e ferma volontà fanno parte delle condizioni tecniche che portano all'esecuzione di un buon calcio. Comunque l'obiettivo cui deve tendere il karateka è quello di servirsi dei suoi arti come di armi. Il maestro Gichin Funakoshi esprimeva questo concetto con l'espressione mani e piedi come spade. Questa regola è una delle venti contenute nello Shoto nijūkkun in cui Funakoshi aveva raccolto l'essenza del karate-do.

[modifica] Alcuni tipi di calcio

  • mae geri: calcio frontale
  • Mawashi geri: calcio circolare dall'esterno
  • Yoko geri: calcio laterale
  • Ushiro geri: calcio all'indietro
  • Ushiro mawashi geri: calcio circolare all'indietro
  • Yoko tobi geri: calcio laterale in volo
  • Gyaku mawashi geri: calcio circolare all'inverso
  • Fumikiri: calcio tagliente
  • Fumikomi: calcio battente
  • Kizami geri: calcio con la gamba anteriore
  • Namigaeshi: calcio a onda di risacca

[modifica] Perché a piedi nudi

Una cosa importante nel karate è il fatto di stare a piedi nudi nello svolgere la lezione, questo ha motivazioni tecniche e formali, risponde ad esigenze pratiche ed è volto al conseguimento della massima efficacia.
Ragioni fisiche: il piede è ricco di ricettori tattili che permettono di conoscere la conformazione del suolo senza interventi della vista; la struttura ossea del piede è arcuata cosi da restare parzialmente sospesa sul piano di appoggio. L'adattamento alle caratteristiche del suolo viene avvertito dai recettori di tensione dei tendini e delle articolazioni: il corpo risponde cosi alla percezione dell'inclinazione e della direzione di pendenza, adeguandosi alle mutevoli necessità dello stare eretti. Fare karate significa anche imparare a flettere, estendere e ruotare il piede, adattandolo al fine di ottenere un impatto efficace sul bersaglio.
Un'altra delle ragioni che chiariscono perché i praticanti di karate tradizionale non usino protezioni ai piedi affonda le sue radici nel passato, quando i samurai divennero imbattibili nell'uso della spada, si chiesero cosa sarebbe stato di loro se fossero stati sorpresi disarmati. Di qui la necessità di imparare ad usare il corpo come un'arma e vennero sviluppate le prime tecniche a mano nuda: la loro evoluzione e quella delle forme di lotta che in esse si fusero, portò alla codificazione di sistemi di combattimento a mano disarmata sempre più complessi che scaturirono nel judo, nell'aikido e nel karate. Lo stare a piedi nudi è un segno di umiltà, rispetto e di volontà di affrontare l'allenamento con la mente vuota dalla preoccupazioni quotidiane.

[modifica] Voci correlate

Sport
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