Spartacus
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 Spartacus |
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| Titolo originale: | Spartacus |
| Paese: | Usa |
| Anno: | 1960 |
| Durata: | 184' |
| Colore: | colore |
| Audio: | sonoro |
| Genere: | storico, azione, drammatico |
| Regia: | Stanley Kubrick |
| Soggetto: | Howard Fast |
| Sceneggiatura: | Dalton Trumbo |
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| Fotografia: | Russel Metty |
| Montaggio: | Robert Lawrence, Robert Schultz, Fred Chulack |
| Musiche: | Alex North |
| Scenografia: | Alexander Golitzen |
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| Si invita a seguire lo schema del Progetto Film | |
Spartacus è un film di Stanley Kubrick del 1960, sulla vita dello schiavo che sfidò l'Impero (romano), il gladiatore Spartaco.
Il film iniziò sotto la direzione di Anthony Mann, che però dopo breve tempo fu licenziato dal protagonista e produttore Kirk Douglas e fu sostituito alla regia da Stanley Kubrick, dopo la richiesta insistita e le forti pressioni di Douglas, che aveva diretto l'anno precedente in Orizzonti di gloria.
Si tratta del primo film a colori del regista, e vinse quattro premi Oscar ("miglior attore non protagonista" a Peter Ustinov, "miglior scenografia per film a colori", "migliori costumi per film a colori", "miglior fotografia per film a colori") ed il Golden Globe come "miglior film drammatico". È uno dei film più famosi della sua epoca e, come per quasi tutte le pellicole firmate da Kubrick, si accompagna ad una ricchissima aneddotica, i cui sunti più gustosi sono certamente i numerosi e noti racconti che ne fece Peter Ustinov.
In primo luogo viene la fonte della sceneggiatura, che era di Dalton Trumbo, autore di molte notissime opere (una fra tutte, Vacanze romane) ma costretto a scrivere sotto falso nome perché finito nel mirino della commissione del senatore Mc Carthy; fu lo stesso Douglas a volere che lavorasse per questa pellicola ed in seguito, appena possibile, fece reinserire il suo vero nome nei titoli. Con l'inserimento del nome di Trumbo nei titoli, operazione politicamente rischiosa ma andata a buon fine, si incrinò per la prima volta la regola non scritta che vietava di far lavorare a Hollywood coloro che fossero finiti nelle liste maccartiste e dopo Trumbo anche altri (ma non tutti) poterono ricominciare le loro attività.
La sceneggiatura, in realtà, nonostante il valore originario, fu sottoposta ad innumerevoli adattamenti da parte degli attori, o almeno da parte di Douglas e di Ustinov (che a sua volta era anch'egli un ottimo sceneggiatore), mentre quotidianamente, ebbe a raccontare Lentulus, anche gli altri "divi" Laurence Olivier e Charles Laughton richiedevano i loro particolarissimi adattamenti. Ad ogni modo, fu Ustinov ad apportare il maggior numero di modifiche, anche perché Douglas lo aveva opportunamente presentato a Trumbo, col quale lavorarono in clandestinità per i detti motivi.
Il cast era effettivamente di tutto rispetto, con quattro giganti della recitazione cinematografica fisiologicamente destinati a misurarsi competitivamente durante le riprese. Allo stesso modo, l'arrivo di Kubrick, ben conscio delle sue capacità, innescò un altrettanto fisiologico contrasto di personalità con Douglas, consapevole di essere soprattutto il "padrone di casa"; complice l'ingente valore economico dell'investimento, ne nacque una situazione di lenta competizione fredda, che alla fine lasciò Kubrick privo di qualsiasi entusiasmo per l'opera realizzata, al punto da quasi sconfessarne la paternità una volta terminatala.
E motivi di rammarico, il regista ne aveva molti: da un lato, la vicenda rivoluzionaria dello schiavo che si ribella con iniziale successo all'impero, avrebbe potuto più efficamente rendersi con più marcate allusioni agli imperialismi correnti negli anni '50, primo fra tutti quello americano, che in quella decade cercava peraltro accostamenti simbolici con l'antica Roma e ne coltivava il mito. D'altro canto, descrivere in modo "zuccherato" ed eccessivamente romanzato la vicenda in assoluto più rappresentativa della lotta di classe, poteva parere improprio all'asciutto regista che in precedenza aveva mostrato di non disdegnare la crudezza narrativa.
Anche date le opere precedenti (ed a maggior ragione viste le successive), si direbbe che Kubrick avrebbe preferito meno dettagli della fossetta sul mento del protagonista e più spunti sulla sperequazione sociale. Questi elementi, presenti in nuce nella sceneggiatura di Trumbo, erano stati tutti "addolciti" da Douglas, che al coraggio di aver ingaggiato (anche occultamente) professionisti scomodi, aggiungeva il coraggio di badare anche al botteghino (ed alla possibilità di circolazione del film; Orizzonti di gloria era al momento oggetto di censura e non veniva proiettato in Francia).
A proposito del suo "sano" pragmatismo, il produttore fu aspramente criticato anche per aver finanziato una fondazione ascrivibile alla moglie del dittatore spagnolo Francisco Franco, dal quale aveva ottenuto di noleggiare ad un prezzo irrisorio truppe dell'esercito regolare da utilizzare come comparse; si disse che anche questo era stato causa di scontro col secondo regista del suo film.
Ciò nonostante Kubrick - che probabilmente non gradì i tagli della distribuzione e forse per questo si tenne a distanza dall'opera - fu autore di alcune sequenze certo degne di miglior fama, come ad esempio la battaglia finale, per la quale riuscì a rendere in modo eccellente le manovre tattiche dell'esercito romano (per la cui resa descrittiva si ispirò ad un film russo di inizio Novecento).
La scena rende nitidamente l'avanzata tatticamente impeccabile delle coorti, spiegandone i movimenti (nonostante qualche inevitabile imprecisione storica, ma facendo un eccellente uso del montaggio - taluno ha detto trattarsi di una doppia esposizione - per "moltiplicare" le comparse) e segue insieme il crescendo della tensione dei ribelli, sino al momento liberatorio del contrattacco. Ed aveva anche avuto l'onore di una citazione da parte del precedente regista, che nonostante stile e carattere assai diversi, aveva comunque fatto iniziare il racconto dello schiavo Spartaco con alcune splendide carrellate del tutto "kubrickiane" fra le montagne.
Il film segue con buona veridicità la vicenda storica, alla quale aggiunge la storia d'amore fra Spartaco e Varinia. Vi sono imprecisioni e incongruenze circa il numero degli schiavi coinvolti nelle guerre antiromane, ma la necessaria sintesi spiega bene tutte le differenze.
La prima edizione del film apparve con molti tagli e con un finale incomprensibile. Di recente, con grande fatica e con un prezioso lavoro di restauro, si è ricostruita una versione (attualmente distribuita su DVD) più coerente con il girato sul campo e con le primigenie intenzioni degli autori, pur senza essere un director's cut. La scena finale è stata riportata ad intelligibilità. È inoltre stata recuperata una scena, per i tempi ovviamente scabrosa, nella quale Crasso (Olivier) tenta di sedurre il giovane Antonino (Curtis), che da questo fatto trova ragione di scappare per poi unirsi ai ribelli; nella prima versione, effettivamente, Antonino figurava in casa di Cesare e più tardi, senza apparente ragione né spiegazione, insieme ai gladiatori.
Tra i tanti aneddoti, alcuni riguardano proprio il giovane Tony Curtis, che nella parte finale non poté più essere ripreso a figura intera in quanto si era fratturato una gamba durante le riprese, e parte dell'ingessatura comunque si intravede durante il colloquio notturno con Spartaco. Nella parte iniziale, invece, appare - evidentemente per una distrazione di tutto il set - mentre indossa dei normali pantaloni moderni sotto l'abito romano (camminando nella tenda di Spartaco).
Il film è anche ben fornito di altri blooper: a parte i numerosi soldati romani (nella vita, soldati dell'esercito spagnolo) combattenti con l'orologio al polso (il fatto fu poi pregnante fonte di ispirazione per la scena iniziale di Hollywood Party di Blake Edwards), vi sono molti avversari in scarpe da tennis. Tutti i combattenti, comunque, sono anche alquanto vitali: nella lunga carrellata sui ribelli morti durante la battaglia, uno dei "cadaveri" rialza la testa, poi, avvedendosi probabilmente della cinepresa che avanza, "muore" di nuovo. Ma anche prima, nella rivolta alla scuola dei gladiatori, c'è un morto che in mezzo alla confusione lestamente si rialza e se ne va per una porticina. Questi errori, insieme a molti altri, divennero presto conosciutissimi e contribuirono alla popolarità dell'opera, che ebbe immediato successo internazionale, sia di critica sia di pubblico.
Infine, Ustinov ebbe a raccontare in più occasioni, rendendo il fatto alquanto notorio, che un giorno, all'inizio delle riprese, si trovava con un nutrito gruppo di comparse vestite da soldati romani a salire per una collinetta per raggiungere il set. Le comparse, notava, pur senza esserne tenute marciavano al passo, per effetto di una reprimenda del regista Mann che le aveva sollecitate ad entrare più coscienziosamente nella parte. Inaspettatamente ed improvvisamente, da dietro la collina, sbucò in volo radente un aereo da turismo appena decollato da un vicino campo di aviazione. Ustinov ebbe la prontezza di gridare: "Al riparo, sono Greci!", e nonostante la demenzialità dello scherzo, tutte le terrorizzate comparse, in un attimo, erano sparite dalla strada, nascoste fra i cespugli.
[modifica] Curiosità
- Sebbene molto dell' impatto del film derivi dal fatto che fosse diretto dal celebre ed efficace Stanley Kubrick, la vera anima della pelliccola fu Kirk Douglas. In un' intervista, infatti, ammise con chiarezza che si era proposto per la parte di Charlton Heston nel film Ben Hur, ma al rifiuto da parte della produzione, che lo avrebbe preferito nella parte del tribuno romano Messala, decise di competere con Hollywood mettendo in piedi una produzione colossale basata sul tema epico e sociale.
- Kubrick volle apportare numerose innovazioni alla sceneggiatura per evitare scontata la produzione di questo ennesimo film epico, come per esempio alle scene d' amore con Varinia, in cui lei cede all' amato combattendo, e dando maggiore spessore alle figure di Licinio Crasso, Sempronio Gracco e Lentulo Battiato, da lui ritenuti gli emblemi dominanti di una società macchinosa e corrotta. Il regista, sebbene avesse un buon rapporto con Douglas, ebbe continui scontri con i produttori a causa del limitato potere in seno alla commissione.
- Il film è stato tratto da un libro di Howard Fast, Spartacus, edito nel 1952 e molto apprezzato nei circoli comunisti.
- Dalton Trumbo, sceneggiatore del film e vittima delle persecuzioni dell' implacabile senatore Mc Carthy, per infliggere una stoccata a coloro che lo inseguivano mise in bocca all' arrogante generale Crasso la celeberrima e minacciosa frase: "In ogni città e provincia sono state compilate le liste degli infedeli.".
- Il film fu bollato come socialmente pericoloso, pertanto fu varata un' insistente e ossessiva propaganda volta a boicottarlo, ma, a sorpresa, il Presidente degli Stati Uniti, John Fitzgerald Kennedy, lo andò a vedere e dichiarò che gli era piaciuto molto.
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