Sicani

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Antichi popoli della Sicilia

Le poche, frammentarie e uniche notizie storiche sul popolo dei Sicani sono giunte ad oggi dai greci allorquando iniziarono ad insidiarsi in Sicilia nell'VIII secolo a.C.. Essi trovarono tre diversi popoli: i Sicani in occidente, i Siculi nella parte orientale e gli Elimi nella regione nord-occidentale.

[modifica] Storia

Da quanto riportato dagli storici greci e latini, possiamo dedurre che i Sicani, comparvero in Sicilia nel Neolitico (civiltà di Stentinello), furono una popolazione autoctona, o giunta dall'Iberia. Si stanziarono poco per volta su tutto il territorio della Sicilia chiamandola Sicania. Erano un popolo mite, dedito all'agricoltura (a loro è attribuita la scoperta del grano e la sua coltivazione, legato al mito di Cerere e della figlia Proserpina) e alla pastorizia.

Dopo i Sicani giunsero dalla Libia, stanziandosi nell'estrema parte occidentale dell'isola (Erice, Segesta), una mescolanza di esuli troiani e focesi, sfuggiti agli Achei, i quali si fusero con gli insediamenti sicani presenti in quella parte del territorio. Questa nuova mescolanza di genti, costituì il popolo degli Elimi.

Attorno al 1000 a.C., attraverso lo stretto di Messina giunse una nuova popolazione, i Siculi, che conosceva già il bronzo ed il ferro, era organizzata e numerosa, in fuga dal popolo campano degli Osci, con un nuovo e potente mezzo da guerra: il cavallo. I Siculi, e in parte alcune forti eruzioni dell'Etna, fecero ritirare le popolazioni dei Sicani nella parte sud-occidentale dell'isola, il nuovo confine territoriale, dopo una serie di trattati con i Siculi, fu il fiume Salso. Dove rimase fino all'arrivo dei Greci, fondendosi lentamente con essi.

[modifica] Le Fonti Storiche

Tucidide, vissuto verso la fine del V secolo a.C., è il più antico degli storici che trattano delle origini siciliane. Esso riporta quanto scritto da Antioco di Siracusa autore di una storia della Sicilia dalle origini fino al 424 a.C.. Così scrive:

«Si dice che i più antichi ad abitare una parte del paese fossero i Lestrigoni e i Ciclopi, dei quali io non saprei dire né la stirpe né donde vennero né dove si ritirarono... I primi abitatori dopo di loro sembra che siano stati i Sicani, a loro dire anteriormente ai Lestrigoni e ai Ciclopi per il fatto che erano autoctoni, mentre secondo verità erano Iberi scacciati dai Liguri dal fiume Sicano nell'Iberia. E quindi da loro l'isola fu chiamata Sicania, mentre prima era chiamata Trinacria: anche ora abitano la Sicilia, nelle parti occidentali... Giunti in Sicilia (i Siculi), grosso popolo com'erano, vinsero in battaglia i Sicani li scacciarono verso le parti meridionali e occidentali del paese e fecero si che la terra si chiamasse Sicilia invece di Sicania.»

(Tucidide VI,2,3,4 Storia)

Le origini del popolo sicano secondo Tucidide, quindi, sono iberiche, questo perché proprio nell'odierna Spagna esisteva un fiume che aveva tale nome: Sicano.

Dionigi di Alicarnasso (I,22), riportando un parere di Ellanico, ci narra che Siculi, Elimi e Ausoni giunsero in Sicilia tre generazioni prima della guerra di Troia (quindi intorno al 1270 a.C.) e cacciarono i Sicani, popolazione di pastori e agricoltori, nella parte occidentale dell'isola.

Diodoro Siculo narra l'arrivo di Liparo, figlio di Auson alle isole Eolie (V, 6,7), aggiungendo che i Sicani abitavano le alte vette dei monti e adoravano Venere Ericina.

E ancora notizie storiche sulle origini dei popoli siciliani le abbiamo da Pausania, e Strabone e in qualche riferimento della letteratura latina. L'importanza di questi autori, è dato dal fatto che essi utilizzarono, nella loro esposizione dei fatti, il lavoro di storici locali più antichi, quali Timeo di Tauromenio, Filisto di Siracusa e il già menzionato Antioco di Siracusa.

Da quanto detto e trascritto dagli storici si evidenzia che fra un autore e l'altro non ci sono grosse differenze riguardo alla successione degli stanziamenti e la distribuzione sul territorio, esistono, invero, solo problemi di datazione.

Diodoro Siculo indica l'inizio della Storia dei Sicani con il re Cocalo o Kokalos, il suo regno era Kamikos.

Quasi tutti gli storici greci e latini concordano col fatto che i Sicani fossero di origine iberica, solo Timeo (riportato da Diodoro V,6,1-3) indica i Sicani come popolazione autoctona, insediati in origine su tutta l'isola, dediti all'agricoltura, furono sospinti nelle parti occidentali a seguito di una forte eruzione dell'Etna che ricoprì vaste zone dell'isola, e dopo alcuni scontri con i Siculi giunsero ad una serie di trattati che definivano i confini dei reciproci territori.

Tutti gli storici concordano sul fatto che i Sicani fossero un gruppo etnico precedente ai Siculi e molto probablmente anche degli Elimi.

[modifica] Archeologia

Della scrittura utilizzata dai Sicani non si hanno tracce, nessun reperto archeologico che possa essere di supporto a quanto affermato dagli storici greci. Anche i ritrovamenti archeologici sono scarsi, quelli che si fanno risalire a prima del 1400 a.C. si limitano a piccoli orci in ceramica difficilmente collocabili in un contesto storico. I principali centri dei Sicani sono Iccara, Inico, Indara e Camico.

[modifica] Favara

nel 1956 in contrada "Ticchiara" sono stati rinvenuti resti di un villaggio preistorico. Ritrovamenti di tombe e un centinaio di vasi dipinti nello stile di Castelluccio, conservati nel museo Agrigentino di San Nicola.
Una tomba rinvenuta in contrada San Vincenzo, al confine nord del territorio di Favara, ha restituito vasi dì ceramica grigia non decorata, due grandi bacili in lamina bronzea e due grandi daghe.
Altre testimonianze a Monte Caltafaraci (rinvenuta ceramica acroma di impasto grigiastro) e a Rocca Stefano dove sono state rinvenute necropoli.

[modifica] Naro

A circa due chilometri di distanza da Naro, su di una rupe isolata, vi è un luogo che testimonia l’esistenza di un’antica fortezza, chiamata, oggi, Catellaccio, edificata dai Sicani nel 1240 a.C. circa; alcuni storici sostengono si tratti di Camico la capitale del leggendario regno di Cocalo, re dei Sicani. Anche se si tratta di una leggenda e Camico non è mai stata ritrovata, le fondamenta a blocchi monolitici direttamente scavati nella roccia e l'immaginazione popolare hanno alimentato la convinzione che il mitico regno di Cocalo fosse ubicato qui. Il castello sorge su un altopiano quadrilungo, anticamente doveva essere circondato da mura ciclopiche di cui oggi restano solo piccole parti, una torre, un’antica scala che forse conduceva alla porta della città e numerose grotte.

[modifica] Prizzi

La Montagna dei Cavalli. Il primo insediamento situato su questa montagna, è stato accertato dagli archeologi, risalente al periodo dei Sicani. Appare come un abitato indigeno insediatosi a partire dal VII secolo a.C. Appare ben difeso dalla natura dei luoghi. Dagli scavi si è potuto costatare che successivamente, il sito si è ingrandito con la colonizzazione dei greci e con i commerci con le colonie puniche.

[modifica] Aidone

A pochi chilometri da Aidone si trovano gli scavi archeologici di Morgantina. Si fanno risalire alla prima età del bronzo (1800-1400 a.C.) i resti più antichi di un villaggio costituito in capanne, sito su un vasto altopiano in prossimità di una sorgente d'acqua.

[modifica] Mazzarino

Con la comparsa dei Siculi i Sicani si spostarono nella parte occidentale dell'isola, il confine era costituito dal fiume Salso che divide la Sicilia in due parti. Sul monte Bubbonia è stata individuata la città di Maktorion. La loro presenza è testimoniata dalle necropoli scoperte nelle contrade San Giacomo. Monte Ficari, Monte Canalotto e Monte Mario. Il centro fu in seguito ellenizzato.

[modifica] Ispica

Un'antica cava su un altopiano presenta tracce di capanne circolari, le pareti rocciose intorno a questo sito ne facevano da difesa.

[modifica] Caltabellotta

Risalente alla metà del XIII sec. a.C. è la bellissima necropoli rocciosa di Caltabellotta e le catacombe sopra la valle del fiume Platani.

[modifica] Miti e Leggende

Degna di menzione è la famosa leggenda greca di Dedalo e Icaro, tramandata a noi da Diodoro Siculo. Dedalo prigioniero a Creta, fuggì fabbricandosi delle ali di cera assieme al figlio Icaro. L'ardimentoso figlio di Dedalo, volò troppo vicino al sole, facendo sciogliere la cera delle ali e precipitò. Dedalo invece riuscì, mantenendosi a volo radente, a giungere nella Sicilia occidentale, dove ricevette onoranze dal re dei Sicani Cocalo, per il quale costruì molte meraviglie meccaniche. Minosse, re di Creta, giunse con la sua flotta in Sicilia e chiese a Cocalo la consegna di Dedalo. Ma Cocalo ingannò Minosse invitandolo ad una festa, e lì lo fece uccidere mentre faceva il bagno. Allo stato dei fatti non vi è nessuna verità storica su quanto tramandato in questa leggenda. È un'invenzione dei coloni greco-sicelioti per legittimarsi il possesso delle terre strappate ai Sicàni con la forza delle armi.Le opere attribuite a Dedalo esistevano ancor prima dell' arrivo dei coloni greci ed esse vanno ricercate nel territorio di Caltabellotta. Camico è la rupe Gulèa, le stufe vaporose sono quelle di M. Kronio(Sciacca) la Kolymbethra è una vasca in cui venivano raccolte le acque termali del fiume Alabon, l'odierno Carabollace, e non il S. Gusmano, mentre il terrazzamento del tempio della dea Afrodite è un'invenzione di Pentatlo quando tentò inutilmente di occupare Erice.