Santa Giuseppina Bakhita
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Giuseppina Bakhita (Oglassa, Darfur, Sudan, 1869 - Schio, 8 febbraio 1947) è commemorata come santa della chiesa cattolica.
Il nome bakhita ovvero "fortunata" le venne imposto da coloro che la rapirono dal villaggio in cui era nata. Venduta più volte dai mercanti di schiavi sui mercati di El Obeid e di Khartoum, conobbe le umiliazioni, le sofferenze fisiche e morali della schiavitù.
Nella capitale sudanese venne comprata dal console italiano residente in quella città, Callisto Legnani, con lo scopo di renderle la libertà. Nella casa del console dove Bakhita lavorava da donna libera conobbe momenti di gioia e serenità.
Quando il diplomatico italiano dovette rientrare in patria, Bakhita, decise di accompagnarlo. Da Genova Bakhita si trasferì a Zianigo (frazione di Mirano) al servizio della famiglia Michieli, e successivamente presso le Figlie della carità (Canossiane) di Venezia dove dopo alcuni mesi di catecumenato ricevette, il 9 gennaio 1890, i sacramenti dell'iniziazione cristiana e assunse il nuovo nome di Giuseppina. L'8 dicembre 1896 Giuseppina si consacrava per sempre a Dio tra le Figlie della carità.
Giuseppina Bakhita è stata beatificata da papa Giovanni Paolo II il 17 maggio 1992 e canonizzata il 1º ottobre 2000.
[modifica] Collegamenti esterni
- Bibliografia ufficiale sul sito del Vaticano.
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