Roberto Segoni
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Roberto Segoni (Firenze, 1942 – Firenze, 2002) è stato un architetto e designer italiano.
Nel 1962 si diploma con la maturità artistica e si iscrive alla Facoltà di Architettura di Firenze; nel marzo del 1964 effettua la sua prima attività nell'Università come "allievo interno", presso l'Istituto di Architettura e Rilievo dei Monumenti tenuto dal professor Carlo Lucci.
Nel 1969 si laurea con gli Arch. Giuseppe Gori e l'Arch. Leonardo Savioli, sostenendo una tesi sul tema "il progetto della nuova Facoltà di Architettura di Firenze", pubblicata l'anno dopo sulla rivista "Casabella".
I risultati della sua tesi hanno dato luogo poi ad un dibattito, sia sulle riviste del settore che all'interno della Facoltà, per le proposte particolarmente suggestive ed innovative: lo "Space please" (il titolo della sua tesi) rappresentava dei luoghi con funzioni proprie e con proprie storie, assimilati da forme pure, mentre ipotizzava la realizzazione di oggetti architettonici deperibili, sottomessi alle oscillazione del gusto, al cambiamento dei modelli di comportamento e, di conseguenza, realizzati con materiali diversi da quelli tradizionali del progetto di architettura.
A partire dal 1967, aveva compiuto le prime esperienze di tipo professionale in architettura con il progetto per l'Hotel Augustus a Firenze e l'Hotel Alleluya a Punta Ala. Progettava in seguito, in collaborazione con altri, due abitazioni a Pistoia e a Sesto Fiorentino (1971-1972) e partecipava al concorso nazionale di idee per il Centro Direzionale di Reggio Emilia.
Il designer, come da lui veniva definito, "è un progettista attento ai fenomeni ed alle dinamiche che muovono l'ambiente naturale ed artificiale e che riesce a coniugare la cultura umanistica e la cultura tecnologica verso una progettazione che è pensata per migliorare la qualità della vita delle persone, compatibilmente all'uso appropriato delle risorse e al rispetto per l'ambiente”.
All'interno dell'opera di Roberto Segoni le origini delle sue conoscenze e della sua formazione tecnologica si ritrovano soprattutto in una serie di esperienze concrete nella fabbrica del padre Aldo; in essa si producevano componenti in gomma di ogni tipo: dai semplici manufatti artigianali alle più complesse applicazioni su macchine e strumenti per le più varie utilizzazioni, dagli apparecchi elettromedicali ai radars per la Marina Militare.
Qualche tempo dopo Segoni scriverà: "Aldo Segoni è titolare della STIGA, una ditta a dimensione artigiana, specializzata nella produzione di articoli in gomma realizzati con la tecnica dello stampaggio per vulcanizzazione. La ditta, fondata negli anni Cinquanta, unica nel suo genere e famosa non solo in Toscana per essere stata la prima azienda del settore specializzata in queste tecniche, ha funzionato anche come azienda guida per tutte le altre ditte toscane nate in epoca successiva che hanno intrapreso lo stesso tipo di lavorazione".
Dopo la laurea in architettura, Roberto Segoni venne nominato "assistente addetto alle esercitazioni" e svolse, così, attività seminariali ed effettuava revisione agli elaborati degli studenti.
Nel 1970 vinse una borsa di studio presso l'Università degli Studi di Firenze e nel 1971 vinse anche una borsa di studio annuale di ricerca e perfezionamento. In quel periodo avvenne l'incontro con il Prof. Giovanni Klaus Koenig che, nel frattempo, era diventato suo amico e maestro: li univa la comune passione per la cultura del progetto e in particolare il forte interesse per il mondo dei veicoli.
Roberto Segoni ricordava il suo maestro con queste parole: 'Koenig, storico e critico di eccezionale valore, solito ad usare paradigmi per far meglio comprendere che ogni evento e ogni storia non vanno mai letti come un caso a sé, bensì connessi con le tante altre storie secondo un percorso sia sincronico che diacronico, era il primo ad ammettere che un critico non può fare anche il progettista e viceversa. Ma Koenig faceva eccezione anche in questo. Acuto e intelligente, sapeva impaginare magistralmente il progetto di un treno o di un tram disegnando con una rapidità incredibile, direttamente al tecnigrafo, a lapis, su carta lucida. Poi lo ripassava, spesso con i pennarelli colorati e, in qualche caso, a china. Altre volte invece, specialmente quando si trattava di tram, preferiva disegnare i progetti sui suoi famosi "quaderni gialli", sulle pagine quadrettate, accompagnando i disegni e i calcoli relativi, con tanto di note e osservazioni; veri e propri trattati sulla progettazione tramviaria" .
Negli anni successivi Roberto Segoni collaborò a seminari organizzati dalla cattedra di Koenig su tematiche specifiche riguardanti gli oggetti d'uso e, in modo particolare, i mezzi di trasporto. Gli ambiti di ricerca erano, infatti, riferiti soprattutto agli aspetti semiologici degli oggetti d'uso e allo studio della comunicazione applicata ai mezzi di trasporto. Sono di quegli anni gli studi e le ricerche sui sistemi e i mezzi di trasporto adottati dalle principali città europee, con viaggi di studio a Parigi (R.A.T.P.) e Monaco di Baviera (Messerschmitt-Bolkow-Blohm). Con quelle esperienze di studio e di lavoro la sua specializzazione si intensifica e già dal 1971 è chiamato, in qualità di consulente, a collaborare con aziende di trasporto pubblico e ditte costruttrici. Fra queste si ricordano l'ATM di Milano (per la quale, insieme a Koenig, progetta il famoso jumbo tram), GAI, FITRAM di La Spezia. SNAM di San Donato Milanese, Breda di Pistoia, FIAT-OM, INTERMETRO, Transystem e SOCIMI.
Nel 1972 Roberto Segoni ottenne il primo incarico come professore a contratto di "Composizione I" e nel 1973 ottenne l'incarico per l'insegnamento di "Plastica Ornamentale". Iniziava così il lungo periodo di studi e di ricerche nell'ambito dell'industrial design che egli cominciò a condurre nel campo dei vari sistemi di trasporto e, più in generale, sui veicoli. Risalgono a quel periodo i numerosi articoli scritti insieme al suo maestro su varie tematiche relative ai mezzi di trasporto pubblico, dall'evoluzione storica a quella tecnologica e morfologica.
Nel Corso di Plastica Ornamentale dedicava particolare cura all'analisi e alla lettura dell'oggetto d'uso attraverso il disegno e rilievo del prodotto e la restituzione grafica dello stesso, per comprenderne le logiche costruttive, l'uso dei materiali, i processi di produzione fino al disegno tecnico. Proprio nel programma del Corso di Plastica Ornamentale Segoni scrisse: "Per processi costitutivi dell'oggetto si intende l'insieme dì quelle operazioni che vanno dalla conoscenza della storia all'evoluzione dell'oggetto (o sistema di oggetti) presi in esame, alla loro attuale collocazione riferita al contesto ambientale nel quale gli oggetti sono posti. Ne derivano, come logica conseguenza, tutte quelle implicazioni di carattere socio-economico-culturale che permettono di analizzare i rapporti causa-effetto tra criteri progettuali che ne hanno concepito l'esistenza e i risultati che si sono ottenuti. La conoscenza delle varie fasi ed i relativi stadi evolutivi che un oggetto attraversa, indipendentemente dal procedimento con cui viene realizzato, sia esso artigianale o industriale, costituisce l'atto primo per l'acquisizione critico-operativa della problematica alla progettazione".
II forte interesse per tutto ciò che è prodotto-progettato aveva portato Roberto Segoni e suo fratello Giuliano, all'inizio degli anni '70, ad affrontare una nuova esperienza progettuale nel settore motociclistico. Questo periodo è infatti caratterizzato da un risveglio dell'interesse collettivo per la moto, grazie a un insieme di eventi socio-culturali, che avevano fatto diventare questo veicolo un simbolo stesso della libertà. Le sue prime ricerche nel settore motociclistico iniziarono con lo studio della storia dell'evoluzione tecnica e stilistica della moto e con gli studi specifici delle varie tipologie costruttive, integrate dall'analisi semiologica e dai momenti storici che ne identificano l'evoluzione.
Risale a questo periodo la prima realizzazione di una moto da corsa, su meccanica della Laverda, che concretizzava le teorie e le esperienze condotte fino ad allora. Gli studi e le successive ricerche, affrontate sulla tecnica motociclistica, portarono al progetto e alla realizzazione della prima moto da corsa con telaio monoscocca realizzata in Italia. Quella moto fu pubblicata sulle più importanti riviste specializzate ed è stata riconosciuta come un'anticipazione costruttiva di grandissimo interesse; peraltro, gli studi e le esperienze di ricerca progettuale svolte nell'azienda "Segoni Corse" venivano trasferite abitualmente nella didattica.
Nel 1975, al Corso di Plastica Ornamentale, introduce per la prima volta il tema del "design della complessità" e, sempre in quell'anno, Roberto Segoni presenta le prime tesi di laurea seguite da lui. In quegli anni compie approfondite ricerche sui progetti di Renzo Picasso (ideatore di macchine e congegni caratterizzati dall'impiego di tecnologie avanzate, quali il Motovol e l'auto-scafopattino) e su Corradino D'Ascanio (conosciuto da tutti come il progettista della Vespa). Come ricorda Roberto Segoni in un suo saggio pubblicato da "Rassegna" dal titolo "Corradino D'Ascanio": nel segno dell'invenzione, "non tutti sanno che D'Ascanio, sedici anni prima, nel 1930, era riuscito per la prima volta al mondo a far volare l'elicottero"." Interessanti furono anche le indagini e le ricerche su Dante Giacosa, progettista della "nuova 500" FIAT: la pecularità e il forte interesse per gli inventori-progettisti permisero a Roberto Segoni di affermare che l'innovazione di prodotto e l'innovazione di processo "provengono dal trasferimento di saperi da un ambito progettuale ad un altro".
La ricerca e la didattica riferite a questo periodo sono tutte all'interno del tema il design per il collettivo: qui si afferma un altro concetto caro a Roberto Segoni: "fa ricerca nell'ambito del design si svolge solo attraverso il progetto". La didattica introdotta e sviluppata si è poi consolidata come il frutto di un continuo trasferimento di know-how tra la ricerca progettuale (che veniva svolta all'interno del suo Corso) e le peculiari dell'automobile, mettendo in evidenza le innovazioni meccaniche coniugate agli aspetti formali che ne determinavano le linee e la riconoscibilità.
Nel 1993, insieme al professor Egidio Mucci, crea il "Centro Studi Koenig" e ne diviene il presidente. L'attività del Centro è finalizzata alla ricerca e alla diffusione della cultura architettonica e del design con particolare attenzione allo sviluppo di quella del progetto.
Accanto alla straordinaria attività didattica e lavorativa e alla fama comprovata di progettista e designer creativo è giusto ricordare brevemente anche la ricchezza dei suoi scritti e della sua produzione grafica. Notevoli sono soprattutto gli articoli per le riviste specializzate nel design, scritti in tempi recenti, e un insieme di appunti personali che costituiscono il suo testamento scientifico-culturale, sintesi di trenta anni di attività accademica e professionale. Insieme ai colleghi e agli assistenti, negli ultimi anni, si è dedicato alla costituzione di due nuovi corsi di laurea, rispettivamente rivolti al design e alla moda.
Particolare attenzione ha rivolto comunque, alla struttura del Corso di Laurea in Disegno Industriale, del quale è stato presidente, articolandolo in: Product design, Interior design e Visual design. Egli ne ha descritto il processo formativo , scegliendo e distribuendo le discipline su tre anni di studio.
Roberto Segoni era un ricercatore ed uno sperimentatore del Disegno Industriale, la sua ricerca spaziava dalle auto d'epoca ai pugnali malesi; collezionava ogni tipo di armi leggere, dalla mitica colt 45 alla moderna Beretta 92. Restaurava automobili, recuperandole dallo stato di rottamazione. Quando parlava di Design lo faceva in maniera anticonformista rispetto al dibattito ormai consolidato negli anni sessanta alle triennali di Milano o ai saloni del mobile dove venivano esposte cucine, poltrone, sedie, letti ed oggetti firmati dai "maestri".
Quando Roberto Segoni raccontava, disegnando ai suoi studenti il progetto della sua prima motocicletta, tutti lo ammiravano e quanto illustrava le "vicende" del design, si vedevano aule gremite di gente, attenta e silenziosa che restavano per ore ad ascoltare ed a vedere le immagini emblematiche del mondo del prodotto industriale. Si ammirava il passaggio da Henry Ford con l'auto modello T del 1908, a Corradino D'Ascanio che progetta la Vespa nel '47 e Cesare Pallavicino che, un anno dopo gli oppone la Lambretta. Gillette che progetta il rasoio di sicurezza col manico perpendicolore alla lama nel 1903, una lametta "usa e getta" intercambiabile, piatta, flessibile e tagliente su entrambi i lati; Guzzi che nel 1950 realizza il Galletto, uno scooter dalle ruote grandi assolutamente innovativo ed Ermenegildo Preti che realizza Isetta con un unico portellone anteriore, una nonna delle attuali microvetture da città. Luigi Coloni che disegna i più avveniristici aerei per l'industria aeronautica californiana, la Douglas e che inventa il rendeing aeronautico, ovvero un modo iperrealista di disegnare i veicoli spaziali americani. Colleziona gli orologi più preziosi e particolari, e la penna stilografica più amata resta la Parker 51 che per la prima volta rivoluzionò la forma nel pennino coprendolo e proteggendolo con il corpo stesso della penna.
Nel 1979 otteneva la stabilizzazione dell'incarico di Plastica Ornamentale e. contemporaneamente, entrava a far parte del comitato scientifico-didattico dell'ISIA, del quale diverrà in seguito presidente.
Diventato professore ordinario di Disegno Industriale si dedica a perfezionare e aggiornare la struttura e i contenuti del proprio corso: di lì a poco alcune sue lezioni sarebbero diventate famose. Tutte le lezioni erano caratterizzate da una ricerca maniacale degli oggetti più significativi da mostrare, (il più delle volte, lui stesso li fotografava controllandone la qualità). L'industriai design era per lui un fenomeno che interessava tutte le scale di intervento, una disciplina che, a differenza di molte altre finalizzata agli studenti della Facoltà di Architettura, richiedeva una combinazione di sapere teorico e di esperienza pratica: queste entrano, infatti, in molti ambiti specifici e specialistici e portano a delineare una figura di progettista ben attento all'innovazione tecnologica, ai processi produttivi tipici della produzione in serie, al marketing, ai trends evolutivi, all'ergonomia e alla morfologia.
Negli ultimi anni di vita Roberto Segoni si è dedicato continuamente all'insegnamento e alla ricerca applicata alla didattica attraverso il progetto. Secondo il suo pensiero, il designer è colui che coniuga lo studio della forma al materiale e alla comunicazione, è colui che conosce, gestisce e controlla in qualità di "regista" tutte le fasi del progetto di un prodotto.
Negli anni Ottanta diventava socio del CAMET (Club Auto Moto d'Epoca Toscana) e partecipava da subito al suo Consiglio di Direzione: poco dopo veniva eletto presidente e, in questa veste, ha progettato molte iniziative dedicate alla diffusione della cultura automobilistica. Per Segoni il fenomeno automobile ha costituito un altro settore di studio e di ricerca nell'ambito del design della complessità: esso rappresenta la ricerca più avanzata e una grande varietà di competenze specialistiche.
Nel 1993 costituisce la DES.TECH, insieme al socio, l'Arch. Paolo Pizzoccheri, che diventerà, fino alla propria morte, il centro di realizzazione delle proprie idee progettuali e diverrà un “Luogo di allenamento e scuola vivente” per molti allievi e insieme ai “collaboratori storici” del suo studio: l’Arch. Lorenzo Querci, l’Arch. Marco Calenzo, l’Arch. Ferruccio Loni, l’Arch. Bernardo Pagnini, oltre ai fedelissimi designers Fabio Carnevale e Gianmatteo Benedetti.
Il “target progettuale” che si propose la DES.TECH spaziava dall’ideazione di semplici elementi ( industriali o del fashion) fino al design automobilistico e ferroviario.
L'interesse per il treno era per Roberto Segoni ormai consolidato, e aveva origine da una grande passione per i mezzi di trasporto che si sommava poi ad una profondissima conoscenza storica ed evolutiva sia dei mezzi che del loro contesto. Questa considerevole conoscenza ferroviaria ha fatto sì che la collaborazione con FS sia avvenuta, oltre che a più riprese negli anni, anche su più piani, come ad esempio le carrozze realizzate per FNM e le locomotive di ultima generazione E412 ed E464.
Roberto Segoni possedeva una cultura tecnica enorme, che gli consentiva di ragionare di saldature, resistenza strutturale, carrelli e impianti come uno specialista, e contemporaneamente era dotato di un intuito geniale nel capire i problemi, che una certa soluzione avrebbe posto e per determinare tra tutte le soluzioni quella con i maggiori vantaggi.
Nel 1975 scriveva: "Lo spazio non è forma: non invecchia mai, così come non invecchiano mai gli spazi di Wright e Scharoum, al di là di ogni oscillazione del nostro gusto ". La cosa sbalorditiva era che, concetti estremamente moderni, come ad esempio il porre il cliente al centro delle attenzioni del progettista - che fanno parte delle più attuali impostazioni del Total Quality -, o l'organizzare lo spazio interno di un veicolo secondo schemi distributivi vicini a quelli dell'abitazione, furono da lui teorizzati già trent'anni fa, a dimostrazione sia delle grandi doti di Segoni in questo campo sia della qualità del suo lavoro di ricerca. Dunque emergono il tema del benessere, dell'ergonomia, che erano all'apice della sua scala di valori e che sono puntualmente riscontrabili in ogni lavoro si voglia esaminare. In quest'ottica, l'approccio metodologico del Segoni portava a studiare un veicolo non solo per zone funzionali ma pure secondo le fasi dì viaggio, e quindi occorreva approfondire con la medesima attenzione gli aspetti legati all'attesa, all'accesso, alla transitabilità, alla fruibilità: ne è un esempio, fra i molti, la banchina rialzata per la rete urbana di Milano del 1975.
Fra i moltissimi elementi di innovazione della locomotiva E412 da lui progettata, quelli effettivamente realizzati sono fondamentalmente due: il frontale e il banco di manovra. Nel frontale, la linea di delimitazione tra il muso in composito e la cassa in acciaio scannellato ha assunto, per la prima volta in una costruzione italiana, un andamento inclinato, estremamente dinamico, parallelo al profilo esterno dove è alloggiato, all'interno di una sede incassata, la superficie perfettamente piatta del cristallo frontale. Tra questi due piani paralleli un semplice raccordo a raggio costante, un raggio forte, pronunciato, talmente leggibile da fare sembrare raccordato tutto il corpo della locomotiva, che invece è un semplice solido di estrusione - estrusione sottolineata dalla scannellatura dei fianchi - che si interrompe su un piano inclinato rispetto alla normale.
[modifica] Collegamenti esterni
Riguardo Roberto Segoni:
Centro Studi GIOVANNI KLAUS KOENIG
La scuola fiorentina di design
Bibliografia Ferroviaria Italiana
La motocicletta - Evoluzione storica
Il progetto possibile.Verso una nuova etica del design