Rienzi
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| Rienzi | |
| Titolo originale: | Rienzi |
| Lingua originale: | tedesco |
| Musica: | Richard Wagner |
| Libretto: | Richard Wagner |
| Fonti letterarie: | Rienzi, the Last of the Roman Tribunes, romanzo di Edward Bulwer-Lytton |
| Atti: | cinque |
| Epoca di composizione: | 1837-1840 |
| Prima rappresentazione: | 20 ottobre 1842 |
| Teatro: | Dresda, Königliches Hoftheater |
| Prima rappresentazione italiana: | 15 marzo 1874 |
| Teatro: | Venezia, Teatro La Fenice |
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Personaggi:
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Rienzi, l'ultimo dei tribuni (Rienzi, der Letzte der Tribunen) è il titolo della quarta opera di Richard Wagner, composta fra il 1837 e il 1840.
Portata in scena per la prima volta a Dresda, il 20 ottobre 1842, fu un trionfo per il compositore, all'epoca ancora pressoché sconosciuto, che, anche grazie a questo successo, si assicurò il posto di Kapellmeister nel Teatro di Corte. L'enorme popolarità raggiunta dall'opera si deve al fatto che essa, essendo una delle prime prove di Wagner, risente ancora degli stilemi della Grand Opera francese e dei suoi maggiori rappresentanti, Meyerbeer e Halévy. Fu proprio il primo, anzi, pregato dallo stesso Wagner, a raccomandare l'opera presso i teatri tedeschi da Parigi. Già dall'opera successiva, L'olandese volante, però, Wagner rinnegherà questo stile per muovere i suoi primi passi innovativi e veramente originali.
La trama dell'opera è ispirata alla vicenda storica di Cola di Rienzo, il notaio romano del '300 che negli anni centrali del secolo tentò di restaurare in città la repubblica sul modello dell'antica Roma.
Indice |
[modifica] Sinopsi
La vicenda si svolge a Roma, verso la metà del XIV secolo.
[modifica] Atto I
In una strada, il patrizio romano Orsini tenta di rapire Irene, sorella di Rienzi, ma viene fermato da Stefano Colonna e dai suoi. Mentre Adriano Colonna, figlio di quest'ultimo, si occupa della ragazza, le due famiglie rivali degli Orsini e dei Colonna si preparano a darsi battaglia, e nulla può il legato pontificio Raimondo per placarli. Solo l'intervento di Rienzi riesce a scongiurare il peggio. Mentre però egli proclama di fronte al popolo esultante un accorato appello alla pace e alla concordia, le famiglie nobili si accordano per il giorno seguente per darsi battaglia fuori dalle porte dell'Urbe. Venutone a conoscenza, Rienzi corre ai ripari, rivolgendosi al popolo: quando le due fazioni si troveranno all'esterno della cinta muraria, le porte dovranno essere chiuse, in modo da impedire loro il ritorno, a meno che non giurino obbedienza alla legge. Quindi ringrazia Adriano per aver salvato la sorella dall'aggressione. Il giovane è combattuto fra il desiderio di rimanere fedele alla sua famiglia e l'amore che prova per Irene. All'alba, al suono della tromba, mentre si sente l'organo della basilica del Laterano che accompagna le preghiere, il popolo si raduna. Il capo plebeo Cecco del Vecchio offre a Rienzi la corona di Roma: questi però la rifiuta, preferendo rimanere semplicemente tribuno romano. Le porte vengono chiuse e le due fazioni nobili si ritrovano in minoranza e impossibilitate a rientrare: decidono allora di fingere ubbidienza alla legge.
[modifica] Atto II
Presso una grande sala del Palazzo del Campidoglio. Rienzi e i senatori ordinano che sia annunciata al popolo la notizia dell'elezione del tribuno e la sconfitta dei nobili. Questi ultimi però, in realtà, stanno ordendo una congiura per uccidere Rienzi e riconquistare il potere. Adriano ha ascoltato i loro discorsi: cerca di richiamarli al giuramento di obbedienza che hanno prestato, ma il padre Stefano lo allontana. La folla si raduna in Campidoglio per festeggiare l'elezione di Rienzi: viene rappresentata una grandiosa pantomima in cinque parti (Introduzione, Danza di guerra, Lotta dei gladiatori, Entrata delle giovani vergini, Danza di festa). Durante le celebrazioni, Adriano ha modo di avvisare Rienzi del pericolo: così, quando Orsini si avvicina al tribuno per pugnalarlo, con suo grande stupore quest'ultimo resta incolume. Sotto la tunica, infatti, indossa una maglia di ferro. Il popolo grida vendetta e Rienzi proclama la condanna a morte per i traditori, ma Adriano prega Irene di intercedere presso il fratello affinché conceda la grazia; il tribuno, commosso, decide di risparmiare i condannati, a patto però che essi giurino nuovamente fedeltà.
[modifica] Atto III
La grande piazza del Foro. I nobili, ottenuta la grazia, hanno nuovamente infranto i patti. Il popolo, furibondo, riunitosi alle porte della città, attende gli ordini di Rienzi, che infine appare e ordina di prepararsi alla battaglia. Adriano si trova in compagnia di Irene, ed è sempre incerto sul da farsi. Si odono squilli di tromba e rintocchi di campane, risuona una marcia militare, Rienzi infiamma la folla con i suoi discorsi, il popolo canta un inno di battaglia. Come ultimo tentativo, Adriano prova a convincere Rienzi ad aspettare, vuole recarsi dal padre, Stefano Colonna, e cercare di convincerlo all'obbedienza; stavolta però Rienzi non lo ascolta. Ha inizio la battaglia. Anche Adriano vorrebbe andare a combattere, ma Irene lo trattiene. Le donne romane intonano litanie perché i loro uomini tornino sani e salvi. I nobili vengono sconfitti: i corpi di Orsini e di Colonna, uccisi in battaglia, vengono condotti di fronte a Rienzi. Adriano, disperato, si getta su quello del padre pronunciando dure parole di accusa contro Rienzi. Questi lo fa allontanare, e ordina di festeggiare la vittoria al suono delle campane. Il corteo marcia in trionfo verso il Campidoglio.
[modifica] Atto IV
La piazza di fronte alla basilica lateranense. Baroncelli, Cecco del Vecchio e altri cittadini romani commentano la notizia che l'ambasciatore tedesco è stato richiamato in patria dall’imperatore. A quanto pare, i nobili scampati alla battaglia hanno mandato messaggi alla corte imperiale e alla curia papale ad Avignone in cui avvisano che Roma è nelle mani di un ribelle violento ed eretico. Anche Adriano ora cova desideri di vendetta contro Rienzi, ma quando vede Irene di fianco a lui vacilla. Sta per iniziare la Messa solenne di ringraziamento per la vittoria nella battaglia: Rienzi sta per entrare in chiesa, ma preti e monaci lo maledicono, mentre il legato pontificio Raimondo pronuncia contro di lui la sentenza di scomunica. Il popolo è turbato e si disperde. Rimangono soli Rienzi, Irene ed Adriano. Il giovane tenta di convincere l'amata a fuggire con lui per non incorrere anche lei, in quanto sostenitrice di Rienzi, nella scomunica, ma Irene rimane fedele al fratello; Adriano si allontana. Intanto risuona ancora il lugubre coro dei preti e dei monaci.
[modifica] Atto V
Una stanza del Campidoglio. Rienzi è raccolto in preghiera, nella speranza che il popolo non lo abbandoni; giunge Irene, alla quale confida che solo due cose gli restano fedeli: il Cielo e la sorella. Anch'egli, come Adriano in precedenza, cerca di convincerla a fuggire per salvarsi. Giunge anche lo stesso Adriano, pentito del suo comportamento: Irene tuttavia è irremovibile e rifiuta di abbandonare il fratello. Intanto il popolo si avvicina minacciosamente, armato di torce. Rienzi si affaccia al balcone del Campidoglio e proclama la sua innocenza. Baroncelli e Cecco del Vecchio istigano però la folla a lapidare il tribuno e a bruciare il Campidoglio. Nel tentativo di mettere in salvo Rienzi e Irene, anche Adriano rimane ucciso dal crollo dell'edificio.
