Principe elettore
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Principe elettore (in latino: princeps elector imperii oppure elector) è una carica del Sacro Romano Impero, definita dalla Bolla d'Oro e assegnata ad un numero limitato di principi che costituivano il collegio elettorale al quale, a partire dal XIII secolo, spettava l'elezione dell'Imperatore.
[modifica] Composizione del collegio
Nel medioevo e nella prima età moderna il collegio era composto da sette principi tre dei quali erano ecclesiastici:
- l'arcivescovo di Magonza (Arcicancelliere imperiale)
- l'arcivescovo di Treviri
- l'arcivescovo di Colonia, che aveva anche la carica di Cancelliere d'Italia
Quattro erano invece i principi laici:
A partire dal XVII secolo il collegio fu ampliato e comprese anche
Il consiglio imperiale del 1803 disciolse i principati religiosi di Colonia e Treviri e trasferì i diritti del principato di Magonza al neo-fondato principato di Ratisbona-Aschaffenburg. I quattro nuovi principi che ottennero il diritto di voto che però non fecero in tempo ad esercitare per la dissoluzione dell'Impero erano:
- l'Arcivescovo di Salisburgo,
- il Duca di Württemberg,
- il margravio del Baden
- il Landgravio di Assia-Kassel.
I principi elettori avavano l'abitudine di riunirsi nell' Unione elettorale, che se pur non aveva uno status giuridico preciso, permetteva all'imperatore di limitarsi nella consultazione ai principi più importanti e non all'intera Dieta Imperiale, cioè a tutti gli stati e i principi dell'Impero, che erano numerosissimi. L'Unione elettorale non comprendeva l'elettore di Boemia, poiché spesso quest'ultimo era l'imperatore stesso, nella persona dell'arciduca d'Austria, re di Boemia e d'Ungheria (cioè un Asburgo).
La funzione del collegio elettorale ebbe una complicazione con la Riforma protestante: mentre i principi ecclesiastici rimasero cattolici, i principi laici diventarono protestanti tranne gli Asburgo.