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Museo dell'automobile Carlo Biscaretti di Ruffia

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Il Museo dell'automobile, intitolato a Carlo Biscaretti di Ruffia, ha sede a Torino in Corso Unità d'Italia 40, ed è considerato tra i più importanti musei europei sul tema. Il percorso espositivo è di circa un chilometro e tra i pezzi più pregiati comprende le prime vetture italiane, la Bernardi del 1896 e la Fiat del 1899, la Rolls Royce Silver Ghost, e le auto da corsa firmate Ferrari e Alfa Romeo.

Indice

[modifica] Storia

L'idea di costituire a Torino un Museo dell'Automobile risale al 1932, quando due anziani pionieri, Roberto Biscaretti di Ruffia e Cesare Goria Gatti, ne proposero ufficialmente per primi l'attuazione.
L'idea venne accolta con favore anche per la notorietà dei proponenti: entrambi sottoscrittori dell'atto di fondazione della FIAT e promotori della costituzione, sempre a Torino, dell'Automobile Club Italiano, hanno ricoperto incarichi di responsabilità nel nascente mondo dell'automobile. Nel 1933 Giuseppe Acutis, presidente dell'Associazione dei Costruttori di Autoveicoli, invitò Carlo Biscaretti di Ruffia e Giuseppe di Miceli, direttore dell'Automobile Club di Torino, ad organizzare una Mostra Retrospettiva nell'ambito del Salone di Milano, per sondare l'interesse degli appassionati in vista di eventuali sviluppi.
Carlo Biscaretti era stato fin da giovanissimo a fianco del padre Roberto, dedicando alla passione per i motori tutta la sua attività di artista, tecnico e giornalista. Riuscì così ad ottenere in prestito una trentina di vetture che furono presentate al Salone, dove ottennere molto successo.
Il 19 luglio 1933 la Città di Torino deliberò di fondare il museo, nominando un apposito comitato promotore. Pochi giorni dopo, la Città affidò a Carlo Biscaretti l'incarico di "ordinatore provvisorio", che sarebbe durato vent'anni.
Il problema principale era trovare una sede adatta. Le acquisizioni vennero concentrate inizialmente in un magazzino di via Andorno, nella ex Fabbrica Aquila Italiana (la collezione avrebbe poi cambiato indirizzo altre quattro volte prima di approdare a quello definitivo di corso Unità d'Italia) finché nel 1938 si giunse al trasferimento del materiale esistente, costituito ormai da un centinaio di vetture e telai, una biblioteca e un archivio, nei locali ricavati sotto le gradinate dello Stadio Comunale, aperti ufficialmente al pubblico nel maggio 1939.
La sistemazione non era però molto funzionale. Gli ambienti erano squallidi e poco agibili, con sbalzi di temperatura che scoraggiavano l'affluenza dei visitatori e danneggiavano i materiali. La scarsa pubblicità fece sì che il Museo fosse poco conosciuto e frequentato.
Durante la seconda guerra mondiale la collezione rimase pressoché intatta sia durante i bombardamenti sia durante la successiva presenza delle truppe alleate, ma la biblioteca e l'archivio andarono in parte distrutti o dispersi.
Dopo il conflitto, si ritornò a parlare di una nuova sistemazione e di una strutturazione definitiva dell'Ente. L'Associazione dei Costruttori cominciò ad interessarsi del Museo e nel luglio 1955 decise di promuovere la costruzione una nuova sede. Il terreno fu trovato in corso Unità d'Italia, di proprietà del Comune di Torino; i finanziamenti furono assicurati dalle fabbriche di automobili e dalla famiglia Agnelli, alle quali si aggiunsero presto le case di pneumatici, le compagnie petrolifere, le banche cittadine ed altri enti.

Mentre cominciavano i lavori per la costruzione, l'Ente "Museo dell'Automobile" nacque ufficialmente il 22 febbraio 1957 con rogito notarile, e fu riconosciuto con Decreto del Presidente della Repubblica l'8 ottobre dello stesso anno. Carlo Biscaretti di Ruffia fu nominato presidente del consiglo di amministrazione. Alla sua morte, avvenuta nel settembre 1959, il consiglio deliberò all'unanimità che l'istituzione portasse il suo nome, a ricordo del suo impegno per la costruzione del museo. Il museo fu solennemente aperto al pubblico il 3 novembre 1960.

Nel corso della sua storia, il museo si è arricchito di nuove sezioni: il Centro di Documentazione e la Biblioteca. Nel 1975 la biblioteca ed il centro si sono notevolmente arricchiti di libri, documenti originali e fotografie, grazie al lascito Canestrini. Il museo comprende anche un centro congressi con un auditorium da 400 posti.

Negli ultimi anni sono diventati sempre più evidenti i limiti dell'edificio, soprattutto per la mancanza di spazi espositivi, ormai saturi. Inoltre nel 2004 la Fiat ha smesso di finanziare la gestione del museo. Per questa ragione la città di Torino ha modificato lo statuto del museo, entrando a far parte dei soci, e ha lanciato, nel 2005, un bando di concorso per la ristrutturazione e l'ampliamento della sede, con un preventivo di 4 milioni di euro. Lo studio di massima prevede la conservazione integrale della struttura originale (come richiesto dalla soprintendenza ai beni culturali), e la costruzione di un nuovo fabbricato che si svilupperà anche nel sottosuolo.

[modifica] L'edificio

La sede che dal 1960 ospita il Museo dell'Automobile di Torino è tra i pochi edifici costruiti appositamente per ospitarvi la collezione di un museo e rappresenta anche un esempio particolare di architettura moderna. Il progetto è opera dell'architetto Amedeo Albertini, autore, a Torino, anche del Palazzo SAI, dello Stabilimento Lavazza, e degli Uffici RIV; le strutture in cemento armato furono calcolate dall'ingegnere Ivailo Ludogoroff.
Il lavoro fu iniziato nell'aprile del 1958 e terminato, per quanto riguarda l'ossatura in cemento armato, nell'agosto del 1960. Furono impiegate complessivamente circa 2300 tonnellate di cemento e 630 tonnellate di acciaio sagomato.

La costruzione è composta da due fabbricati principali collegati da due costruzioni trasversali dette "maniche di collegamento". Le due maniche sono sostenute da altrettante "piramidi rovescie", ossia da quattro pilastri fortemente inclinati che rappresentano una delle soluzioni architettoniche più originali del complesso. Un altro elemento di richiamo è la grandiosa facciata convessa lunga 114 metri: essa è retta da una travata in ferro del peso di 60 tonnellate appoggiata su quattro grossi pilastri in calcestruzzo ed acciaio inossidabile.

All'interno dell'edificio sono esposte opere d'arte di grande pregio. Nell'atrio campeggia un grande pannello-mosaico in ceramica policroma, opera di Felice Casorati, a ricordo di coloro che hanno perso la vista nello sport automobilistico, ed è esposto il busto in bronzo di Carlo Biscaretti, firmato da Marco Bisi. Al primo piano si trovano le allegorie scultoree di Lancia, Alfa Romeo e Fiat e il bassorilievo raffigurante il senatore Giovanni Agnelli, opera di Cesare Merzagora.

La costruzione si sviluppa su tre piani, per un'area coperta di 5600 m², un'estensione totale su tre piani di 13.300 m² ed una cubatura di 72.000 m³. Si aggiungono inoltre 8.400 m² rappresentati da zone verdi e cortili. La superficie espositiva raggiunge i 10.000 m².

Prossimamente l'edificio verrà ristrutturato ed ampliato con una nuova struttura, in parte sotterranea.

[modifica] La collezione

Il museo comprende attualmente più di 200 vetture e telai e una ventina di motori, di circa ottanta marche diverse, per la maggior parte ormai scomparse, in rappresentanza di otto paesi (Italia, Francia, Gran Bretagna, Germania, Paesi Bassi, Spagna Stati Uniti, Polonia).

[modifica] Il centro documentazione

Il Centro di Documentazione raccoglie al suo interno schede tecniche e storiche, fotografie, documenti, atti societari, libretti di uso e manutenzione, tariffari, manuali per le riparazioni, depliant commerciali di vendita, schemi costruttivi, articoli, riferimenti bibliografici, albi d'oro, classifiche, biografie e tutto ciò di relativo all'automobile che è stato possibile raccogliere nel corso degli anni. Anche il Centro è diviso in sezioni, che riflettono la suddivisione tematica della Biblioteca: storia delle fabbriche, biografie, storia delle corse, storia della tecnica, varie, veicoli industriali, carrozzieri italiani e stranieri, saloni dell'automobile, musei dell'automobile.

Il fondo di fotografie è costituito da decine di migliaia di stampe in bianco/nero, originali d'epoca, di cui attualmente è in corso una catalogazione informatizzata per la creazione di una banca dati in collegamento con il Ministero per i Beni Culturali.

[modifica] La biblioteca

La Biblioteca raccoglie circa 7000 testi, la maggior parte dei quali fuori commercio e di difficile reperibilità. È divisa in sette sezioni (storia della locomozione, storia delle marche, delle corse, della tecnica, biografie, circolazione e traffico, economia e varie). La maggior parte dei volumi risale alla prima fase dell'industria automobilistica, dalla nascita fino agli anni Cinquanta.

[modifica] L'emeroteca

L'Emeroteca raccoglie riviste automobilistiche di molti paesi: italiane, francesi, inglesi, americane, belghe, cecoslovacche, spagnole, austriache, sudamericane, sudafricane, svizzere.

Come per la Biblioteca, il periodo a cui si riferisce la maggior parte delle testate conservate è quello dall'inizio della locomozione automobilistica fino agli anni Quaranta/Cinquanta, anche se di alcune riviste (l'italiana Quattroruote, la svizzera Revue Automobile) si proseguono tuttora le collezioni.

[modifica] Voci correlate

[modifica] Collegamenti esterni

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