Moderatismo
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Questa voce è solo un abbozzo (stub) del Progetto Politica. Se puoi, contribuisci adesso a migliorarla secondo le convenzioni di Wikipedia. Per l'elenco completo degli stub di Politica, vedi la relativa categoria.
Con il termine moderatismo si intendono le posizioni politiche degli individui che sostengono una posizione intermedia tra due punti di vista opposti o radicali.
Indice |
[modifica] Il "moderatismo" ed il "centro"
In politica, un "moderato" è un individuo che assume una posizione intermedia tra quelle generalmente appartenenti all'area di sinistra e del socialismo e quelle che si riconoscono nella destra e nel conservatorismo.
I "moderati" cercano una conciliazione tra i punti di vista dei partiti politici che si inquadrano in collocazioni radicali ed estreme, sono contrari agli sconvolgimenti e alle modificazioni radicali delle norme che regolano la società.
In Italia per es. si parlava di "governi moderati" quando si parlava dei governi centristi costituiti dalla cooperazione tra DC, PSDI, PRI e PLI. In un contesto all'interno del quale esistevano una destra "neo-fascista" (Msi) ed una sinistra "arrabbiata" e "filo-sovietica" (Pci e movimenti extra-parlamentari), esisteva anche una zona dello schieramento politico formato da coloro che non erano nè "arrabbiati", nè "ultra-reazionari": i cosiddetti "moderati".
Oggi invece esistono partiti moderati tanto nella coalizione di centro-sinistra (per. es. Udeur e DL-La Margherita) quanto nella coalizione di centro-destra (per es. l'UDC) ed in entrambi gli schieramenti, i partiti riconosciuti come "moderati" sono partiti di "centro".
Tanto la tradizione ("Governi centristi" o "moderati"), quanto la situazione attuale, ha quindi fatto sì che "moderatismo" restasse sostanzialmente sinonimo di "centrismo", esistono tuttavia i moderati sia nell'area di sinistra che nell'area di destra.
[modifica] Altri "moderati": a "sinistra" e a "destra"
Nonostante la parola "moderato" sia divenuta così sostanzialmente sinonimo di "centrista", durante gli anni '80, si è incominciato a parlere di "moderati di sinistra" e nei primi anni '90 si è poi iniziato a parlare di "moderati di destra", per distinguere le loro posizioni da quelle delle rispettive "estrema sinistra" ed "estrema destra".
[modifica] Sinistra moderata
All'area "moderata" della sinistra appartengono in genere partiti riformisti di stampo socialista-democratico. In Italia per es. l'area della sinistra moderata, soprattutto dagli anni '80 in poi, fu occupata dal Partito Socialista Italiano. Oggi si collocano sulle medesime posizioni principalmente i Socialisti Democratici Italiani e i Democratici di Sinistra.
La sinistra moderata è una particolare area politica che si trova in mezzo tra l'area di centrosinistra (un centro riformista) e l'area della "sinistra radicale" o "sinistra estrema". Infatti la sinistra moderata (o democratica) si colloca su posizioni più a sinistra rispetto alla prima area, ma più a destra rispetto alla seconda. In Italia per es., durante gli anni della "Prima Repubblica", su posizioni di centrosinistra si collocava il Partito Socialista Democratico Italiano, su posizioni di sinistra moderata erano il Partito Socialista Italiano e la corrente migliorista alla "destra" del PCI, mentre schierati su posizioni di sinistra estrema ( o sinistra radicale) erano la restante parte del Partito Comunista Italiano, l'aggregazione Democrazia Proletaria ed i gruppi giovanili di estrema sinistra.
[modifica] Destra moderata
All'area "moderata" della destra appartengono partiti di stampo conservatore.
In Italia per la verità, fino ai primi anni '90 non era presente un vero e proprio partito della destra moderata, bensì esisteva un partito di estrama destra (MSI) ed uno di centro, divenuto di centrodestra dagli anni '60 ai primi anni '70 (PLI). Con la crisi delle tradizionali coalizioni di governo "Pentapartito" e con le successive inchieste di "Tangentopoli", i partiti tradizionali vennero spazzati via. Nel frattempo però il Movimento Sociale Italiano (MSI), sotto la segreteria di Gianfranco Fini, cambiava nome divenendo Alleanza Nazionale (AN) e si presentava all'elettorato non più come un partito dichiaratamente "post-fascista", bensì come un partito conservatore e nazionalista di stampo europeo. In quel momento in Italia per la prima volta si era venuto a riempire quello spazio della destra moderata, rimasto a lungo scoperto, mentre l'area estrema della destra veniva occupato dalle correnti più tradizionaliste di AN, che non no avendone accettato la trasformazione di lì a poco si scinderanno divenendo partiti autonomi.
