Libro segreto di Giacomo
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Motivazione: mancano riscontri sulla veridicità. Segnalazione di Ultramontano
Attenzione – L'utente Retaggio ha chiesto di verificare che questa voce non costituisca una violazione di copyright perché apparente testo cartaceo. Se puoi, contribuisci adesso a verificarne la compatibilità con la licenza GFDL (vedi Aiuto:Copyright per maggiori dettagli). La voce è stata inserita nella categoria "Da controllare per copyright". Per eventuali note usa la pagina di discussione.
Il libro segreto di Giacomo fa parte del gruppo di libri ritrovati fortuitamente a Nag Hammadi in Egitto nel 1945. È un'unica copia di un testo copto trovato nel Codice III, ma il testo originale, scritto forse realmente in ebraico, così come affermato direttamente dal suo sconosciuto autore. Può essere datato tra la fine del I e l’inizio del II secolo. Secondo molti studiosi probabilmente il testo attuale non è completo ed è composto da almeno due sezioni originalmente distinte, questo spiega la discontinuità narrativa. La terminologia usata è prettamente di tipo gnostico. Esso è il rappresentante di una antica tendenza a costruire testi religiosi, attribuiti poi a personaggi famosi ed importanti per garantirne la diffusione. Il nostro infatti è attribuito a Giacomo, fratello, secondo una antica tradizione, di primo letto di Giuseppe con una moglie precedente a Maria.
Il testo, scritto in forma epistolare e personale, ci informa subito di alcune cose fondamentali e cioè che non è il primo testo attribuito al suddetto autore e che è stato scritto in caratteri ebraici.
La scena si svolge in un tempo indefinito tra la resurrezione e l’ascensione che avverrà di lì a poco sotto gli occhi solo di Pietro e Giacomo. Per l’appunto, l’autore intende dimostrare una particolare predilezione di Gesù verso quei due apostoli, i quali, vengono presi in disparte per ricevere gli ultimi speciali ammaestramenti, qui trascritti da Giacomo ad uso privato del suo misterioso interlocutore.
Da una prima analisi risulta chiaro l’influsso cabalistico, almeno per la prima parte, importante infatti per gli autori della cabala il concetto di riempimento e lo svuotamento. Senza tale concetto la prima parte del testo rimarrebbe incomprensibile, infatti viene espresso nei minimi particolari il concetto di riempimento dello spirito umano della sostanza divina e il successivo svuotamento, con lo scopo di generare nella creatura ulteriore desiderio di riempirsi di più al successivo riempimento seguito immancabilmente da un'altro svuotamento e così via.
«Allora Pietro rispose: "Signore, tre volte hai ci hai detto “Siate pieni”, ma noi siamo pieni."»
|
Successivamente troviamo la citazione di tre parabole, la prima e la terza vertono sul regno dei cieli, la seconda sulla parola.
Notevole e decisamente poco cattolico il desiderio di Gesù di abbandonare subito questa terra per ricongiungersi col Padre, fattore presente anche in altri componimenti gnostici sullo stesso argomento. Infatti il testo attribuisce al Salvatore:
«Perché volete farmi restare quando sono impaziente di andare? Mi avete costretto a rimanere con voi altri diciotto giorni per approfondire la conoscenza delle parabole.»
|
Oppure più avanti :
«Mirate, mi separerò da voi. Sono andato e non desidero rimanere con voi ancora a lungo»
|
Altra particolarità degna di nota, che pone tale scritto in un contesto antico è il riferimento quasi esclusivo a Gesù come al signore, e non con l’appellativo di Cristo, come spesso citato nelle lettere paoline, segno quindi per lo meno di una teologia non ancora matura, mentre l’autenticità dell’ uso della lingua ebraica è forse confermata dall’uso in una frase della parola “padrone”, che in ebraico significa anche Padre di famiglia e marito.
«Poiché gli altri discepoli ci hanno chiamato e ci hanno chiesto: "Cos’é che avete sentito dal Padrone?" E, "Cosa vi ha detto?" E, "Dov’é andato?'"»
|
La conclusione del testo sposta inoltre l’avvento in un tempo indefinito nel futuro:
«E quando udirono, credettero alla rivelazione, ma erano arrabbiati con quelli che sarebbero nati.»
|