Lapis pollae
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Il Lapis Pollae (marmo di Polla o cippo di Polla in lingua latina) è una iscrizione su lastra in marmo di 70 cm di altezza per 74 cm di larghezza rinvenuta nella località di San Pietro di Polla. Tale reperto rappresenta la più importante testimonianza scritta sulla strada romana che univa Capua a Reggio Calabria, comunemente nota come via Popilia.
Il suo testo può essere diviso in diverse parti:
- la prima parte presenta la struttura di un'iscrizione relativa ad opera pubblica, ricordando la costruzione della via, con i suoi ponti e i suoi milliari;
- la seconda ricorda le distanze tra il punto in cui l'iscrizione era collocata e le città di Nuceria e Capua verso nord, Muranum, Cosenza, Vibo Valentia, lo Stretto - si menziona qui la stazione di "Ad Statuam", probabilmente identica con la mansio "ad Columnam" (Colonna Reggina), di cui si è detto a proposito di uno dei percorsi dell'Itinerarium Antonini - e Reggio verso sud. Infine la distanza totale da Capua a Reggio;
- la terza assume i caratteri di un elogio, nel quale l'autore ricorda di aver restituito, nella sua qualità di governatore della Sicilia, ai legittimi proprietari 917 schiavi fuggitivi e di aver distribuito, per la prima volta, porzioni di terreno demaniale agli agricoltori, togliendolo ai pastori;
- la quarta ed ultima ricorda che l'anonimo magistrato che si era occupato della costruzione della strada aveva fondato nel luogo in cui si trovava la stele un foro ed un tempio.
| testo originale | traduzione |
|---|---|
|
|
|
Il magistrato purtroppo non è nominato o, più probabilmente, il suo nome era inciso su un altro blocco di testo andato perduto. Sono però possibili delle ipotesi, in base alla data di costruzione della strada:
- La datazione storica degli eventi ricordati nella parte terza dell'iscrizione (la rivolta servile sicialiana che è nota sia avvenuta del 135-132 a.C. e le distribuzioni del demanio pubblico a seguito della legge agraria di Tiberio Gracco) hanno portato il Mommsen ad individuare il magistrato in Publio Popilio Lenate, console del 132 a.C. Questa è di gran lunga l'ipotesi più accreditata.
- l'analisi dei suoi caratteri paleografici e linguistici portano altri a spostarne la datazione nella prima metà del II secolo a.C. e quindi ad identificare il costruttore in M. Popilio, console nel 173 a.C.
- il rinvenimento presso Vibo Valentia di un milliario con il testo "CCLX / T(itus) Annius T(iti) f(ilius) pr(aetor) (Inscriptiones Latinae Liberae Rei Publicae, I, 454a)" porta altri studiosi ad identificare nel console Tito Annio Lusco, in carica nel 153 a.C., il costruttore della strada.
- il tentativo di conciliare le due ultime ipotesi suggerisce la possibilità che Publio Popilio Lenate non sia riuscito a terminare la sua opera prima della scadenza del suo consolato del 132 a.C. e che dunque la strada sia stata terminata da uno dei pretori del 131 a.C., che si chiamava Tito Annio Rufo.
[modifica] Voci correlate
- Via Capua-Rhegium (Via Popilia)
