Juho Kusti Paasikivi
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Juho Kusti Paasikivi (Tampere, Finlandia, 1870-Helsinki, Finlandia, 1956) fu un diplomatico e uomo politico conservatore finlandese. Fu presidente del Consiglio di Stato dal 1944 al 1946 e presidente della Repubblica finlandese dal 1946 fino alla morte.
Laureato in giurisprudenza, divenne direttore generale della Tesoreria di Stato e aderì al Partito Finlandese (conservatore). Senatore (1907-1917), nel 1908 fu eletto presidente del Partito Finlandese e nominato ministro delle Finanze (1908-1909). Lealista, non condivise l'orientamento antirusso del Senato, e tra il 1913 e il 1914 abbandonò tutte le cariche ufficiali, compresa la presidenza del partito, per divenire direttore della banca Kansallis-Osake-Pankki (KOP), che amministrò abilmente fino al 1934.
Abbandonò definitivamente il suo lealismo dopo la Rivoluzione d'Ottobre e lo scoppio della guerra civile: aderì all'Unione Nazionale e si schierò per una politica indipendentista e anticomunista. Capo del Governo (maggio-novembre 1918), appoggiò il tentativo del reggente Pehr Evind Svinhufvud di instaurare una monarchia in Finlandia, ma si dimise quando questo non riuscì. Dopo la vittoria comunista in Russia, guidò la delegazione finlandese alle trattative che portarono alla pace di Tartu (14 ottobre 1920), con cui Lenin riconosceva definitivamente l'indipendenza finlandese. Tornò a occuparsi di diplomazia dopo l'avvio della politica di cooperazione nordica: ambasciatore a Stoccolma (1936-1939), cercò di incrementare i legami tra Svezia e Finlandia. Incaricato di gestire le trattative con l'Unione Sovietica che precedettero lo scoppio della Guerra d'inverno (ottobre-novembre 1939), partecipò anche a quelle per la pace di Mosca (1940). Ambasciatore a Mosca (1940-1941), si occupò dell'applicazione delle clausole del trattato di pace. Tenuto all'oscuro del riavvicinamento finno-tedesco, divenne ministro senza portafoglio durante la Guerra di Continuazione (1941-1944), ma dovette rendersi conto dell'impossibilità della vittoria nazista e cominciò a partecipare alle trattative per un armistizio. Il presidente Mannerheim lo allontanò dalla politica (1944), ma nello stesso anno dovette richiamarlo, per compiacere i sovietici, e affidargli la guida del governo (1944-1946), dal 1945 formato da una coalizione tra socialdemocratici, comunisti e agrari.
Dopo le dimissioni di Mannerheim (1946), Paasikivi fu eletto presidente della Repubblica per il resto del mandato e quindi riconfermato nel 1950. Nel 1947 firmò con gli Alleati la pace di Parigi, con cui la Finlandia cedette all'URSS Petsamo, l'Istmo di Carelia e la base di Porkkala. In politica estera seguì una politica moderata (linea Paasikivi) e mantenne il Paese in una situazione di equilibrio tra i blocchi, pur firmando con l'URSS un trattato di assistenza e cooperazione (1948) rinnovato ogni dieci anni fino alla dissoluzione dell'Unione Sovietica. Fece aderire la Finlandia al Consiglio Nordico e alle Nazioni Unite (1955), e nell'autunno dello stesso anno riottenne la base di Porkkala dai sovietici. Si occupò molto anche della politica interna, dirigendo la ripresa dell'economia, il pagamento delle riparazioni agli Alleati e la ricostruzione dei danni della guerra, come la sistemazione degli sfollati.
Paasikivi