Il cuore dell'impero
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Il cuore dell'impero è l'undicesimo capitolo della Saga di Paperon de' Paperoni, maxiserie a fumetti realizzata dallo statunitense Don Rosa che narra la storia del papero più ricco del mondo.
Il cuore dell'impero |
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Titolo originale:
D.U.C.K.: su un pezzettino di carta che spunta dall'album dei ricordi nella vignetta d'apertura
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[modifica] Trama
Per stessa ammissione di Don Rosa, questo è stato il capitolo più difficile da realizzare in tutta la saga. La necessità principale del cartoonist del Kentucky, infatti, era quella di raccontare quasi trenta anni della vita di Paperone e quindi il come ed il perché sia diventato così spietato e scontroso da allontanarsi da tutto e tutti (così come lo si vede nell'apertura di Paperino e il Natale su Monte Orso). A quel punto la scelta cade sul porre al centro della vicenda l'unica azione disonesta della sua vita, commessa a causa dell'orgoglio e che successivamente lo porterà a vagare in giro per il mondo, nell'ossessiva ricerca di accumulare sempre maggiore denaro da inviare a Paperopoli e conservare nel suo Deposito.
E proprio nel Deposito inizia l'undicesimo capitolo della saga, quando Matilda ed Ortensia si preparano ad aprire una cassa proveniente dall'Africa: al suo interno c'è un cannone, residuato della guerra boera (che sarà poi il cannone col quale accoglierà i visitatori al Deposito) al cui interno c'è Paperone stesso, imbarcatosi all'interno della cassa per non pagare il biglietto del ritorno. In questa occasione, che sarà l'ultima per i prossimi ventisette anni a Paperopoli, conosce Miss Paperett, oggi sua fida segretaria, assunta dalle sorelle e dal fidanzato di Matilda, Quackmore, amministratore dell'ufficio.
Paperone, comunque, parte per l'Africa con le sorelle, dove inizia ad imbrogliare gli indigeni, senza, però, fare i conti con Matumbo, potente stregone che si oppone ai suoi spietati traffici. Il finanziere scozzese, non si da per vinto e, nonostante le proteste delle sorelle, decide di vendicarsi dell'umiliazione subita facendo assalire il villaggio di Matumbo da un gruppo di loschi figuri, che metteranno a ferro e fuoco le capanne degli abitanti. A quel punto Paperone, opportunamente travestito, si presenta a Matumbo e, con l'inganno, ottiene le terre su cui sorgeva il suo villaggio: Matumbo però lo riconosce e si prepara a mandargli contro una terribile e lunga maledizione.
Dopo questa infame azione, Paperone torna all'accampamento, ma non trova ad attenderlo le sorelle, bensì una lettera d'addio, la cui lettura gli causa una terribile lotta interiore: in una splendida pagina Don Rosa gli fa affrontare lo spirito di sé stesso bambino, e quindi pioniere e infine quello del padre. Vinto, così, dal rimorso, ritorna sui suoi passi nel tentativo di riportare indietro le sorelle, ma viene fermato da un gongoro, una sorta di zombie messogli alle calcagna da Matumbo. Paperone, allora, per salvarsi rimette le basette alla sua forma originaria (le aveva nascoste tra le piume per non farsi riconoscere), sfuggendo così alla minaccia della bambolina voodoo che lo avrebbe ridotto a dimensioni microscopiche.
Inizia, così, una lunga serie di peregrinazioni che per anni lo terrà lontano da Paperopoli: passa per primo sul Polo Nord, battendo sul tempo Robert Peary, senza prendersene il merito; quindi acquista alcune dozzine di uova fabergé dallo zar Nicola e successivamente recupera nel Bazzokistan il famoso rubino striato; si trova sul Titanic nel suo primo ed ultimo viaggio (tra l'altro l'affondamento potrebbe essere causato dall'arrivo sulla nave del gongoro!); va a caccia di tesori sommersi nei Caraibi, quindi in Guinea a piantare chiodi di garofano e si ritrova, improvvisamente, ad inseguire El Dorado, l'Uomo d'oro. In un viaggio in Asia, nei pressi di Baghdad, scopre, poi, di poter nuotare senza problemi tra le monete, quindi giunge in una piccola isola nel Sud Pacifico, dove finalmente riesce a liberarsi del gongoro per i trenta anni successivi.
Dopo aver conquistato il mondo, aver contribuito allo sviluppo industriale di Paperopoli, nel 1930 Paperone torna in città, accolto da una gran fanfara e da una folla di questuanti insistenti. Ciò che non si aspetta è l'accoglienza dei parenti, che, dopo anni passati in giro per il mondo senza alcuna notizia, gli risulta poco gradita. Scacciati tutti quanti, solo un calcio del nipote Paperino, figlio di Ortensia, e la solitudine del Deposito lo convincono a tornare ancora una volta sui suoi passi, solo per fermarsi di fronte alla classifica dei più ricchi della Terra: il nome in cima è il suo e nient'altro vale più di questo.
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