Ecoballa
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L'ecoballa è il nome comune dei blocchi di CDR, utilizzati come combustibile nei termovalorizzatori e costituiti, prevalentemente, da materiali plastici che - come derivati del petrolio - hanno un buon rendimento energetico.
Secondo le normative italiane vigenti (in particolare il d. lgs. n. 22/1997 e successive modifiche e integrazioni), le ecoballe vengono ottenute selezionando i rifiuti solidi e assimilabili, dopo aver eliminato - tramite diversi cicli di lavorazione - la frazione umida (la materia organica come gli scarti alimentari, agricoli, etc.), la frazione secca conferibile alla raccolta differenziata per il riciclaggio, eventuali rifiuti pericolosi ai fini della combustione. I rifiuti adatti, così selezionati, vengono, in seguito, triturati, essiccati e aggregati in grossi cilindri (chiusi con vari strati di pellicola plastica). La produzione deve avvenire in impianti idonei al contenimento delle emissioni di polveri e al deposito dei rifiuti nelle diverse fasi di trattamento.
Viene ammessa dalla legge, in fase di produzione dell'ecoballa, l'utilizzo, per non più del 50% in peso, di alcuni rifiuti riciclabili, quali le plastiche non clorurate, poliaccoppiati plastici (come gli imballaggi multimateriale plastica-alluminio o plastica-alluminio-carta), gomme sintetiche non clorurate, resine e fibre sintetiche contenenti cloro. La produzione di ecoballe, tuttavia, è, comprensibilmente, tanto più efficiente ed economica, quanto migliore è la selezione preventiva del rifiuto, operata, tramite la raccolta differenziata, direttamente da tutti i soggetti produttori di rifiuti solidi urbani.
Le ecoballe, infine, sono considerate rifiuti speciali e, come tali, possono essere liberamente smaltiti in Regioni diverse da quella di provenienza.
