Domanda aggregata
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La Domanda aggregata (AD) è la spesa, in beni e servizi, effettuata dai soggetti del sistema economico. I soggetti sono, in generale, le famiglie, le imprese, il settore pubblico (Stato ed enti locali) ed il settore estero. Quindi le componenti della Domanda sono: i Consumi (C) da parte delle famiglie, la spesa per Investimenti (I) da parte delle imprese, la spesa in beni e servizi da parte del settore pubblico (G) e le esportazioni nette (NX). La formulazione base della domanda aggregata è :
AD = C + I + G + NX
Graficamente la domanda aggregata è rappresentata in un sistema di assi cartesiani, dove sull'asse delle ascisse c'è il reddito (o prodotto) Y e sull'asse delle ordinate c'è il Livello generale dei prezzi P, da una retta decrescente. Perché all'aumentare del livello dei prezzi la domanda di beni e servizi diminuisce e quindi diminuisce anche il prodotto nazionale.
In realtà dovrebbe essere una curva, ma viene rappresentata con una retta per semplificare il modello.
Nei consumi vengono considerati tutti quei beni e servizi domandati dalle famiglie per l'utilizzo domestico. Anche un'automobile è una spesa di consumo per una famiglia ma viene considerata come investimento per convenzione. I consumi dipendono dal reddito corrente delle famiglie. Infatti la Funzione del consumo è:
C = Ĉ + cY
Ĉ sono i consumi autonomi, indipendenti dal reddito, cioè quei consumi necessari per la sopravvivenza. La Propensione Marginale al Consumo invece è "c" ed è quella parte di reddito spesa all'aumentare di una unità di reddito. Nuove teorie analizzano la propensione marginale al consumo da parte delle famiglie come la Teoria del Ciclo Vitale elaborata da Franco Modigliani, per la quale ha vinto il premio Nobel e la Teoria del Reddito permanente elaborata da Milton Friedman. Le quali, in generale, propongono il fatto che un lavoratore consumi in base al reddito che pensa di percepire per tutta la vita e la PMC di un aumento del reddito transitorio è bassa, di un aumento del reddito permanente è alta.
La spesa per investimenti da parte delle imprese prende in riferimento gli aquisti di macchinari, attrezzature, fabbricati ecc. Gli investimenti si dividono in: capitale fisso, in scorte (programmate e rimanenze) e in edilizia. Gli investimenti in capitale fisso riguardano gli acquisti di quei beni da utilizzare per le produzioni. Si effettuano investimenti in attrezzature nuove per ampliare lo stock di capitale fisico oppure per sostituire le vecchie, ormai logorate fisicamente od obsolete economicamente. Le scorte possono essere programmate (come la produzione di panettoni intorno a settembre-ottobre per poi venderli a dicembre) oppure rimanenze (i prodotti non venduti a causa di una errata valutazione delle scorte programmate). Gli investimenti in edilizia riguardano il settore immobiliare come fabbricati o capannoni. Dipendono dal livello del reddito, tasso di interesse (un suo aumento fa diminuire la spesa per investimenti dato che per effettuare investimenti è quasi sempre necessario prendere capitali in prestito e corrispondere ai finanziatori una remunerazione) e dalle aspettative (se le aspettative sono buone anche con un tasso di interesse elevato si effettuano investimenti e viceversa e dipendono dalla situazione economica congiunturale del paese e internazionale).
