Web Analytics
Privacy Policy Cookie Policy Terms and Conditions Città del Lazio arcaico - Wikipedia

Città del Lazio arcaico

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

La lupa al Campidoglio
Questa voce
fa parte della serie
Storia di Roma
Voci principali
Fondazione di Roma
Regno Romano
Repubblica Romana
Impero Romano
Impero Romano d'Occidente
Impero Romano d'Oriente
Categorie:
Storia di Roma
Roma antica
Storia d'Italia

Le città del Lazio arcaico sono i numerosi centri urbani esistenti nell'antico Latium prima della progressiva conquista da parte di Roma. Le fonti antiche riportano circa cinquanta antichissime comunità, fiorite nel Latium vetus (e alcune nel Latium adiectum) durante l'età del bronzo, in gran parte distrutte o ridotte ai minimi termini nel corso della prima grande espansione territoriale romana dell'età monarchica, mentre altre furono annesse politicamente nel corso della successiva estensione dello stato romano, a partire dalla fine del V secolo a.C.

Indice

[modifica] Le città sopravvissute alla conquista romana

Le città più lontane, conquistate in epoca più recente divennero municipia, sia "optimo iure" che "latini nominis", restando talvolta città importanti fino alla piena età storica, e alcune anche oltre, fino a oggi. È il caso ad esempio di Tibur (Tivoli), Nomentum (Mentana), Praeneste (Palestrina), Lanuvium (Lanuvio), Velitrae (Velletri), Gabii, Ardea, Aricia (Ariccia), Tusculum (presso Frascati), e anche di Lavinium, di cui però rimase attiva e frequentata ancora in età imperiale solo l'area sacra[1].

[modifica] Le città scomparse

Altre città (le più numerose), invece scomparvero completamente in epoche più o meno arcaiche: si tratta in genere delle più vicine a Roma, che furono conquistate per prime e distrutte, e conosciamo spesso solo i loro nomi dalle fonti antiche.

[modifica] Fonti storiche

[modifica] Plinio il Vecchio

L'elenco più ampio di città scomparse del Lazio arcaico che ci sia stato tramandato è quello fornito da Plinio il Vecchio[2], che cita "53 populi" di cui alla sua epoca (I secolo d.C.) non rimaneva traccia; l'elenco non è tuttavia organico, essendo diviso in due parti: inizialmente vengono citate, senza un ordine preciso le città del Lazio in generale con il loro nome, mentre di seguito si elencano in ordine alfabetico le popolazioni cittadine dell'area albana, citate con il nome degli abitanti, definiti nell'insieme "populi albenses".

Nelle due liste si riscontrano evidenti discordanze: le città nominate non sono 53, ma 50, ed anche inserendo la città scomparse di Apiolae e di Amynclae, citate a parte, il numero deve essere probabilmente considerato un errore di Plinio. Solo di poche di queste città si è potuto individuare con una certa sicurezza il sito, e di pochissime esistono tracce più o meno importanti.

Le ultime due città citate da Plinio nel suo primo elenco, Norba e Sulmo (Sermoneta), a differenza di tutte le altre e anche di quelle del suo secondo elenco dei populi albenses, erano situate nel Latium adiectum, a notevole distanza da Roma e dall'area di più antico popolamento latino: la loro distruzione si ebbe solo nell'ambito della guerra civile tra Mario e Silla (I secolo a.C.) e non furono le uniche città del Lazio a scomparire durante l'età repubblicana.

Il secondo elenco di Plinio passa in rassegna i cosiddetti "populi albenses", ossia le comunità cittadine che abitavano nella regione del Mons Albanus (oggi Monte Cavo) o nelle zone limitrofe (Colli Albani). Questi popoli si erano riuniti con gli altri Latini del Latium vetus nella Lega latina, di cui era fulcro il santuario di Giove Albano sul mons Albanus, dove periodicamente si riunivano per celebrare la festa delle feriae latinae, con il sacrificio di un toro bianco, le cui carni venivano quindi consumate in un banchetto comunitario.

Alcune città elencate da Plinio tra quelle della zona albana, non risultano attestate in nessun'altra fonte, e in alcuni casi esistono dispute filologiche sulla corretta versione del loro nome.

[modifica] Altre fonti antiche

Dionigi di Alicarnasso nelle Romanae Antiquitates, in cui narra le vicende più antiche della storia di Roma, cita le 29 città della Lega latina che si erano coalizzate contro Roma: contrariamente a Plinio l'elenco comprende sia città in seguito scomparse, sia città ancora esistenti ai suoi tempi.

Anche il geografo Strabone cita il nome di alcune città del Lazio scomparse alla sua epoca (fine del I secolo a.C. - inizi del I secolo d.C.), ma senza fornirne un elenco organico: in particolare nomina[3] Collatia, Antemnae, Fidenae e Labicum come ridotte ai suoi tempi a semplici villaggi o a possedimenti agricoli privati. Cita inoltre Apiolae e Suessa descrivendo l'espansione romana nella pianura Pontina a danno dei Volsci, a cui tali città erano appartenute e, di seguito, parlando dello stanziamento degli Equi, cita Alba Longa, implicitamente considerata non più esistente. Tra le città presso i Colli Albani nomina Tellenae, che Plinio pochi decenni più tardi elenca tra le città ai suoi tempi scomparse.

Infine lo storico Tito Livio cita a più riprese molte antiche città latine poi scomparse, coinvolte nelle vicende più antiche di Roma narrate nei primi libri del suo "Ab Urbe Condita.

[modifica] I resti archeologici

Solo poche delle città citate dalle fonti sono sufficientemente conosciute anche per i resti archeologici (Satricum, Politorium, Tellenae, Ficana, Crustumerium, Corniculum, Antemnae, Collatia, Norbe, Fidenae, Pedum, Querquetulum), mentre per altre, anche quando nelle fonti storiche si riportino numerose notizie, permangono dubbi persino sulla precisa identificazione della località (Alba Longa, Apiolae, Pometia, Corioli).

[modifica] Le città dell'elenco pliniano

[modifica] Antemnae

Antemnae secondo il racconto tradizionale fu sottomessa da Romolo dopo la sconfitta del suo re Tito Tazio, che venne associato al regno romano. Venne citata nell'Eneide di Virgilio [4] tra le cinque città che prepararono le armi per la guerra contro Enea.

Il sito della città è stato identificato con l'altura situata in corrispondenza della confluenza del fiume Aniene nel Tevere, oggi all'interno della città di Roma ("Forte Antenne" nel parco di Villa Ada): il nome sarebbe derivato dalla locuzione ante amnes ("davanti ai fiumi")[5]. Era ancora prospera alla fine del IV secolo a.C., ma verso la fine della repubblica Strabone la ricorda tra le antiche città del Lazio ai suoi tempi decadute.

[modifica] Apiolae

Apiolae si trovava probabilmente nella pianura Pontina, forse sulle pendici dei Colli Albani, al confine tra Latini e Volsci. Viene menzionata da Plinio il Vecchio al di fuori delle due liste delle città scomparse del Lazio[6],sulla base di informazioni attribuite a Valerio Anziate, e da Strabone[7] come città volsca.

Sarebbe stata conquistata dal re di Roma Tarquinio Prisco[8] e con il bottino ricavato si sarebbe iniziata l'edificazione del tempio di Giove Capitolino o celebrati splendidi giochi[9], mentre la popolazione sarebbe stata trasferita sull'Aventino.

[modifica] Collatia

Collatia è collocata da Strabone a circa trenta stadi da Roma e viene citata tra le antiche città del Lazio abbandonate. Il sito esatto della città non è stato indentificato con certezza: secondo alcune ipotesi potrebbe essersi trovata presso l'attuale località di Lunghezza, a est di Roma, dove sono stati effettivamente scoperti i resti di un'antica città.

Secondo la tradizione sarebbe stata una colonia di Alba Longa, fondata dal re latino Silvio, discendente di Eneae avrebbe dato i natali a Lucio Tarquinio Collatino, semileggendario protagonista delle vicende legate alla nascita della repubblica a Roma.

[modifica] Corniculum

Corniculum è stata localizzata nella posizione dell'attuale località di Montecelio, nei Monti Cornicolani a cui avrebbe dato il nome. Nella zona sono stati rinvenuti materiali risalenti alletà del ferro e frammenti ceramici databili al VII-VI secolo a.C..

La città venne conquistata e distrutta da Tarquinio Prisco[10]. Secondo la tradizione era la città natale di Ocresia, la madre di Servio Tullio.

Presso Montecelio sono stati ritrovati vari materiali risalenti all'età del ferro e frammenti ceramici del VII-VI secolo a.C., che per alcuni hanno suffragato l'identificazione della città.

[modifica] Crustumerium

Crustrumerium o Crustumeria è stata identificata con il centro antico scavato nella località della Marcigliana, nella zona a nord di Roma, lungo la via Salaria.

Nelle citazioni delle fonte antiche il nome presenta diverse varianti: Tito Livio la nomina sia come Crustumeria[11], che come Crustumerium[12], mentre sono probabilmente forme poetiche per ragioni metriche le citazioni di Virgilio come Crustumeri[13] e di Silio Italico come Crustumium[14]. La città dava inoltre il nome alla campagna circostante, detta ager Crustuminus.

Le fonti la attribuiscono sia ai Latini che ai Sabini: secondo Diodoro Siculo sarebbe stata fondata da Alba Longa, mentre secondo Plutarco era una città sabina. Nell'Eneide di Virgilio viene elencata tra le cinque città che forgiarono le armi da utilizzare nella guerra contro Enea e Tito Livio la menziona nell'episodio del ratto delle sabine[15].

Sia Tito Livio[16] che Dionigi di Alicarnasso ne riportano la conquista da parte di Romolo, che ne avrebbe fatto in seguito una colonia romana, mentre la distruzione definitiva della città dovette avvenire alla fine del VI secolo a.C.[17], con il trasferimento della popolazione a Roma e la creazione della nuova tribù Crustumina

Gli scavi condotti nella città, nella Riserva naturale della Marcigliana, hanno portato alla luce resti di fortificazioni e numerose tombe, con corredi risalenti fino all'età del bronzo; tra i reperti di epoca più recente spiccano alcuni vasi a figure rosse di particolare pregio.

[modifica] Ficana

Ficana era collocata sulla sponda sinistra del fiume Tevere presso l'attuale Acilia, su un'altura che dominava strategicamente il fiume (Monte Cugno).

Secondo il racconto di Dionigi di Alicarnasso sarebbe stata distrutta una prima volta, insieme a Politorium e a Tellenae, dal re di Roma Anco Marzio, nel corso delle sue conquiste in direzione del mare durante il VII secolo a.C. e la popolazione sarebbe stata trasferita sull'Aventino. Ripopolata due anni dopo da popolazioni latine sarebbe stata definitivamente distrutta, abbattendone le mura ed incendiando gli edifici superstiti.

I resti archeologici tuttavia testimoniano che proprio nel corso del VI secolo a.C., dopo la conquista romana, l'abitato raggiunse la massima espansione, decadendo invece rapidamente tra il IV e il III secolo a.C., in corrispondenza con lo sviluppo di Ostia, fino ad essere del tutto scomparsa in epoca augustea.

Gli scavi condotti a Monte Cugno hanno riportato alla luce un muro di cinta con delle abitazioni e una necropoli. Tra i materiali dei corredi funeari si trovano diverse anfore con alto collo, spalla pronunciata e ricca decorazione incisa e plastica, di una tipologia attestata nel Latium vetus nel corso del VII secolo a.C..

[modifica] Politorium

Politoriumè stata identificata con il centro arcaico rinvenuto negli scavi della località di Castel di Decima, nella periferia sud-est di Roma, sebbene manchi una conferma epigrafica che confermi la localizzazione.

I riferimenti alla città nelle fonti antiche sono numerosi: Catone[18]parlava della sua fondazione, mentre Tito Livio e Dionigi di Alicarnasso[19] ne citano la conquista e distruzione ad opera del re di Roma Anco Marzio, che ne avrebbe trasferito la popolazione sull'Aventino. Politorium fu dunque probabilmente conquistata e distrutta nel corso della prima espansione di Roma verso il mare nel VII secolo a.C., che portò alla caduta anche di Tellenae e di Ficana e che sarebbe culminata nella fondazione di Ostia, attribuita dalla tradizione allo stesso Anco Marzio.

Negli scavi di Castel di Decima sono stati riportati in luce i resti delle fortificazione della città e una necropoli principesca con ricchi corredi funebri: tra gli oggetti rinvenuti di particolare importanza è un bicchiere di ceramica corinzia, precisamente datato per lo stile della decorazione alla fine dell'VIII secolo a.C. e che testimonia dei rapporti culturali e commerciali con il mondo greco. Altre ceramiche di tipo greco, ma di probabile fabbricazione etrusca, attestano inoltre contatti con questo popolo. Di particolare rilievo tra i ritrovamenti anche una olla di ceramica locale ad impasto rosso con protomi (teste) di grifone applicate sulla spalla del vaso, un pezzo pregiato della fornitura per il banchetto, rinvenuto in una sepoltura femminile, che richiama modelli di origine orientale in bronzo.

[modifica] Satricum

Satricum era un'importante città latina situata presso il fiume Astura, non lontano da Anzio (attuale località "Le Ferriere"), riportata al primo posto nella lista di Plinio.

In età arcaica fu probabilmente la seconda città più grande del Latium Vetus dopo Alba Longa. Occupata nel IV secolo a.C. dai Volsci, fu incendiata e distrutta una prima volta dai Latini nel 377 a.C. e poi nuovamente distrutta dai Romani nel 346 a.C.[20]. Dionigi di Alicarnasso la cita nell'ambito delle 29 città latine alleate contro Roma[21].

Era sede di un'importante santuario dedicato alla Mater Matuta, che rimase frequentato anche dopo la distruzione della città, almeno fino al II secolo a.C.. Il santuario era sede inizialmente di un culto praticato all'aperto, sull'acropoli cittadina. Nel VI secolo a.C. venne eretto un primo tempio, sostituito da secondo edificio di maggiore ampiezza nel V secolo a.C., che continuò ad essere restaurato nei secoli successivi e del quale restano importanti resti.

Il sito è stato oggetto di scavi che hanno interessato l'abitato antico, con il santuario della Mater Matuta, e la necropoli, riportando alla luce una grande quantità di oggetti, , tra cui spiccano alcune stipi votive del santuario, e una nota epigrafe in latino arcaico.

[modifica] Suessa Pometia

Pometia o Suessa Pometia[22] è citata da numerosi autori antichi[23], ma rimane priva di precisa localizzazione: la moderna città di Pomezia, fondata negli anni Trenta, ne riprende infatti solo il nome.

Tito Livio e Strabone riportano le sue origini volsche e la conquista da parte del re di Roma Tarquinio il Superbo[24]. IIn seguito la città si consegnò agli Aurunci e quindi fu nuovamente presa dai Romani nei primi anni della repubblica. Le successive vicende della città sono ignote.

Sulla sua collocazione sono state formulate diverse ipotesi: alcuni la collocano nell'Agro pontino, che avrebbe ripreso il nome proprio dalla città (ager Pomentinus ovvero territorio di Pometia), in direzione dei Colli Albani, mentre secondo altri sarebbe identificabile con Satricum e questa sarebbe un'unica città, che avrebbe avuto il nome aurunco di Suessa, quello volsco di Satricum e infine quello latino di Pometia [25] .

[modifica] Tellenae

Tellenae è stata identificata con il centro a cui apparteneva una necropoli rinvenuta dagli scavi persso la località di Trigoria, lungo l'attuale via Laurentina, nella periferia sud-orientale di Roma. Anche in questo caso mancano conferme epigrafiche per l'identificazione.

Strabone[26] la cita come prossima ai Colli Albani e, come per Politorium, Tito Livio]] e Dionigi di Alicarnasso[27] ne riportano la distruzione ad opera di Anco Marzio durante l'espasione verso il mare di Roma nel VII secolo a.C., mentre la popolazione sarebbe stata trasferita sull'Aventino.

[modifica] Altre città

Amitinum era un centro situato a est di Roma, sui monti Cornicolani, presso Corniculum, come sembra attestato dal rinvenimento di un'epigrafe[28] che cita un "pagus amentinus".

Antipoli si riferisce forse ad un insediamento arcaico sul Gianicolo, inserito solo più tardi all'interno della città [29].

Caenina si sarebbe trovata nelle strette vicinanze della Roma più arcaica[30] e secondo la leggenda sarebbe stata distrutta da Romolo, dopo averne ucciso il re Acro in un duello.

Camerium, detta anche Cameria, era una città latina situata a nord-est di Roma; è citata da varie fonti riguardanti l'età monarchica[31]. Dionigi di Alicarnasso tramanda che fu conquistata e distrutta nel 502 a.C.[32].

Medullum o Medullia secondo alcune ipotesi[33], sarebbe stata situata presso l'attuale Sant'Angelo Romano, sulla riva destra del fiume Aniene. Venne presto conquistata dai Romani [34].

Saturnia sarebbe stata identificabile all'interno della stessa Roma successiva: secondo Varrone[35] si sarebbe trovata sul Campidoglio, ai piedi del quale sarebbe esistito un santuario dedicato al dio Saturno, mentre Ovidio[36] attribuisce il nome a Roma stessa, legato al misterioso "nome segreto" della città.

Scaptia secondo Tito Livio [37] avrebbe dato il suo nome alla tribù Scaptia Per la sua collocazione si è ipotizzata la piana sottostante Tivoli, oppure l'attuale Passerano [38].

Tifata, citata al sesto posto nell'elenco pliniano e di ignota collocazione, avrebbe dato il nome alla "curia Tifata", istituita secondo la tradizione all'epoca di Romolo[39].

[modifica] Le città elencate tra i populi albenses

Alba Longa, identificata con Castel Gandolfo per il centro principale e strettamente legata al mito della fondazione di Roma[40] fu la principale città latina in epoca arcaica, sede del santuario federale di Iuppiter Albanus della Lega latina. Distrutta nella prima metà del VII secolo a.C.[41], ne sopravvisse tuttavia il santuario di Giove e diede il nome al mons Albanus (Monte Cavo) e al sottostante lago di Albano. In età romana il suo territorio, l'ager albanus, ospitò diverse ville, tra cui quella dell'imperatore Domiziano.

Bola, città degli Equi situata tra Labicum e Praeneste, citata da Virgilio nell'Eneide[42] e chiamata Bolae da Livio[43].

Corioli, città latina, probabilmente situata nell'agro Pontino, presso le pendici dei Colli Albani e non lontano da Lanuvium, fu conquistata dai Volsci nella pirma metà del V secolo a.C.. La città è legata alle vicende dell'eroe romano Coriolano, che da essa riprese il nome.

Fidenae, collocata immediatamente a nord di Roma, lungo la via Salaria, sarebbe stata secondo la tradizione colonia di Alba Longa e fu a lungo contesa tra Romani ed Etruschi di Veio e decadde in seguito a semplice villaggio[44].

Pedum era situata tra Tibur e Praeneste, presso l'odierna Gallicano nel Lazio. Venne conquistata dai Romani prima ad opera di Coriolano[45] e quindi definitivamente nel 338 a.C. e in seguito decadde.

Querquetulum, citata anche da Dionigi di Alicarnasso[46], è forse identificabile con l'attuale Corcolle, tra Tivoli e Gallicano nel Lazio, nei pressi del quale sono venuti alla luce dei materiali dall'età del ferro fino al II secolo a.C., tra cui oggetti votivi riferibili a un tempio connesso con una fonte.

Tolerium, di incerta localizzazione, forse nei pressi di Praeneste[47]. Fece parte della Lega latina[48] e viene citata a proposito dell'episodio di Coriolano[49]. Scomparve probabilmente alla metà del V secolo a.C.

Vitellia, o Vetelia, si trovava sul confine tra Latini ed Equi e viene citata speculativamente da Svetonio per la somiglianza del nome con quello dell'imperatore Vitellio[50].

[modifica] Note

  1. Strabone (Strab., V, 3, 5)dice che il santuario era amministrato dagli Ardeati attraverso loro addetti.
  2. Plin., Nat.Hist., III, 68 e 69
  3. Strab., V. 3,2
  4. Verg., Aen. VII,629-631
  5. Var., L.L. V,28; Pseudo-Festo, 16 L
  6. Plin., Nat.Hist. III, 70
  7. Strab. V,3,4
  8. Dion.Hal. III,49
  9. Liv. I,35
  10. Liv., I,38 e 39; Dion.Hal., III,50 e IV,1; Ov., Fasti VI,627-628 e seguenti
  11. Livi., II,19
  12. Liv., I,38
  13. Verg., Aen. VII, 631
  14. Sil. VIII,367
  15. Liv., I,9 e 11
  16. Liv., I,38
  17. Liv., II,19
  18. Cato, Orig. 54P
  19. Liv., I,33; Dion.Hal. III,37-38 e 43
  20. Liv. VI,33 e VII,27
  21. Dion.Hal. V, 61
  22. Strabone, (V,3,4) la nomina come Suessa.
  23. Cato, Orig. 58,P ;Cic., Rep. II,44; Dion.Hal. IV,50 e VI,29
  24. Liv. I,53; Strab. V,231
  25. L'ipotesi è sostenuta da Conrad Michael Stibbe e da Filippo Coarelli
  26. Strabone, V.3,4
  27. Liv. I,33; Dion.Hal. III,38
  28. CIL VI,251
  29. Liv. I,33; Cass.Dio., XXXVII,23.
  30. Festo, 39 L
  31. Liv. I,38; Dion.Hal. II,50; III,51; Plut., Rom. 24
  32. Dion.Hal. V,21,40 e 49
  33. L'ipotetica localizzazione è sostenuta da Hubert Zehnacker
  34. Livio, I,33 e 38; Dionigi di Alicarnasso, II,36; III,1,34
  35. Var. L.L. V,42; vedi anche Dionigi di Alicarnasso, I,34; II,1 e Festo, 430 L
  36. Ov., Fasti, VI,31
  37. Liv. VIII,17
  38. Secondo un'ipotesi formulata da Hubert Zehnacker
  39. La notizia è tramandata dallo Pseudo-Festo (503 L).
  40. Ver., Aen. I,271; Liv. I,29-30
  41. Strab. V, 3,4
  42. Ver., Aen. VI,775
  43. Liv. IV,49
  44. Strab., Cic., Leg.Agr. II,96; Hor., Epist. I,11,8
  45. Liv. II,39; Dion.Hal. VIII,19 e 26; Plut., Cor. 28
  46. Dion.Hal. V,61
  47. Dionigi di Alicarnasso la cita in un passo (VIII,26) insieme a Pedum e probabilmente nella vicinanze di essa
  48. Dion.Hal., V,61
  49. Dion.Hal. VIII,17; Plut., Cor. 28)
  50. Svet., Vit. 1

[modifica] Voci correlate

THIS WEB:

aa - ab - af - ak - als - am - an - ang - ar - arc - as - ast - av - ay - az - ba - bar - bat_smg - be - bg - bh - bi - bm - bn - bo - bpy - br - bs - bug - bxr - ca - cbk_zam - cdo - ce - ceb - ch - cho - chr - chy - closed_zh_tw - co - cr - cs - csb - cu - cv - cy - da - de - diq - dv - dz - ee - el - eml - en - eo - es - et - eu - fa - ff - fi - fiu_vro - fj - fo - fr - frp - fur - fy - ga - gd - gl - glk - gn - got - gu - gv - ha - haw - he - hi - ho - hr - hsb - ht - hu - hy - hz - ia - id - ie - ig - ii - ik - ilo - io - is - it - iu - ja - jbo - jv - ka - kg - ki - kj - kk - kl - km - kn - ko - kr - ks - ksh - ku - kv - kw - ky - la - lad - lb - lbe - lg - li - lij - lmo - ln - lo - lt - lv - map_bms - mg - mh - mi - mk - ml - mn - mo - mr - ms - mt - mus - my - mzn - na - nah - nap - nds - nds_nl - ne - new - ng - nl - nn - no - nov - nrm - nv - ny - oc - om - or - os - pa - pag - pam - pap - pdc - pi - pih - pl - pms - ps - pt - qu - rm - rmy - rn - ro - roa_rup - roa_tara - ru - ru_sib - rw - sa - sc - scn - sco - sd - se - searchcom - sg - sh - si - simple - sk - sl - sm - sn - so - sq - sr - ss - st - su - sv - sw - ta - te - test - tet - tg - th - ti - tk - tl - tlh - tn - to - tokipona - tpi - tr - ts - tt - tum - tw - ty - udm - ug - uk - ur - uz - ve - vec - vi - vls - vo - wa - war - wo - wuu - xal - xh - yi - yo - za - zea - zh - zh_classical - zh_min_nan - zh_yue - zu

Static Wikipedia 2008 (no images)

aa - ab - af - ak - als - am - an - ang - ar - arc - as - ast - av - ay - az - ba - bar - bat_smg - bcl - be - be_x_old - bg - bh - bi - bm - bn - bo - bpy - br - bs - bug - bxr - ca - cbk_zam - cdo - ce - ceb - ch - cho - chr - chy - co - cr - crh - cs - csb - cu - cv - cy - da - de - diq - dsb - dv - dz - ee - el - eml - en - eo - es - et - eu - ext - fa - ff - fi - fiu_vro - fj - fo - fr - frp - fur - fy - ga - gan - gd - gl - glk - gn - got - gu - gv - ha - hak - haw - he - hi - hif - ho - hr - hsb - ht - hu - hy - hz - ia - id - ie - ig - ii - ik - ilo - io - is - it - iu - ja - jbo - jv - ka - kaa - kab - kg - ki - kj - kk - kl - km - kn - ko - kr - ks - ksh - ku - kv - kw - ky - la - lad - lb - lbe - lg - li - lij - lmo - ln - lo - lt - lv - map_bms - mdf - mg - mh - mi - mk - ml - mn - mo - mr - mt - mus - my - myv - mzn - na - nah - nap - nds - nds_nl - ne - new - ng - nl - nn - no - nov - nrm - nv - ny - oc - om - or - os - pa - pag - pam - pap - pdc - pi - pih - pl - pms - ps - pt - qu - quality - rm - rmy - rn - ro - roa_rup - roa_tara - ru - rw - sa - sah - sc - scn - sco - sd - se - sg - sh - si - simple - sk - sl - sm - sn - so - sr - srn - ss - st - stq - su - sv - sw - szl - ta - te - tet - tg - th - ti - tk - tl - tlh - tn - to - tpi - tr - ts - tt - tum - tw - ty - udm - ug - uk - ur - uz - ve - vec - vi - vls - vo - wa - war - wo - wuu - xal - xh - yi - yo - za - zea - zh - zh_classical - zh_min_nan - zh_yue - zu -

Static Wikipedia 2007:

aa - ab - af - ak - als - am - an - ang - ar - arc - as - ast - av - ay - az - ba - bar - bat_smg - be - bg - bh - bi - bm - bn - bo - bpy - br - bs - bug - bxr - ca - cbk_zam - cdo - ce - ceb - ch - cho - chr - chy - closed_zh_tw - co - cr - cs - csb - cu - cv - cy - da - de - diq - dv - dz - ee - el - eml - en - eo - es - et - eu - fa - ff - fi - fiu_vro - fj - fo - fr - frp - fur - fy - ga - gd - gl - glk - gn - got - gu - gv - ha - haw - he - hi - ho - hr - hsb - ht - hu - hy - hz - ia - id - ie - ig - ii - ik - ilo - io - is - it - iu - ja - jbo - jv - ka - kg - ki - kj - kk - kl - km - kn - ko - kr - ks - ksh - ku - kv - kw - ky - la - lad - lb - lbe - lg - li - lij - lmo - ln - lo - lt - lv - map_bms - mg - mh - mi - mk - ml - mn - mo - mr - ms - mt - mus - my - mzn - na - nah - nap - nds - nds_nl - ne - new - ng - nl - nn - no - nov - nrm - nv - ny - oc - om - or - os - pa - pag - pam - pap - pdc - pi - pih - pl - pms - ps - pt - qu - rm - rmy - rn - ro - roa_rup - roa_tara - ru - ru_sib - rw - sa - sc - scn - sco - sd - se - searchcom - sg - sh - si - simple - sk - sl - sm - sn - so - sq - sr - ss - st - su - sv - sw - ta - te - test - tet - tg - th - ti - tk - tl - tlh - tn - to - tokipona - tpi - tr - ts - tt - tum - tw - ty - udm - ug - uk - ur - uz - ve - vec - vi - vls - vo - wa - war - wo - wuu - xal - xh - yi - yo - za - zea - zh - zh_classical - zh_min_nan - zh_yue - zu

Static Wikipedia 2006:

aa - ab - af - ak - als - am - an - ang - ar - arc - as - ast - av - ay - az - ba - bar - bat_smg - be - bg - bh - bi - bm - bn - bo - bpy - br - bs - bug - bxr - ca - cbk_zam - cdo - ce - ceb - ch - cho - chr - chy - closed_zh_tw - co - cr - cs - csb - cu - cv - cy - da - de - diq - dv - dz - ee - el - eml - en - eo - es - et - eu - fa - ff - fi - fiu_vro - fj - fo - fr - frp - fur - fy - ga - gd - gl - glk - gn - got - gu - gv - ha - haw - he - hi - ho - hr - hsb - ht - hu - hy - hz - ia - id - ie - ig - ii - ik - ilo - io - is - it - iu - ja - jbo - jv - ka - kg - ki - kj - kk - kl - km - kn - ko - kr - ks - ksh - ku - kv - kw - ky - la - lad - lb - lbe - lg - li - lij - lmo - ln - lo - lt - lv - map_bms - mg - mh - mi - mk - ml - mn - mo - mr - ms - mt - mus - my - mzn - na - nah - nap - nds - nds_nl - ne - new - ng - nl - nn - no - nov - nrm - nv - ny - oc - om - or - os - pa - pag - pam - pap - pdc - pi - pih - pl - pms - ps - pt - qu - rm - rmy - rn - ro - roa_rup - roa_tara - ru - ru_sib - rw - sa - sc - scn - sco - sd - se - searchcom - sg - sh - si - simple - sk - sl - sm - sn - so - sq - sr - ss - st - su - sv - sw - ta - te - test - tet - tg - th - ti - tk - tl - tlh - tn - to - tokipona - tpi - tr - ts - tt - tum - tw - ty - udm - ug - uk - ur - uz - ve - vec - vi - vls - vo - wa - war - wo - wuu - xal - xh - yi - yo - za - zea - zh - zh_classical - zh_min_nan - zh_yue - zu