Carlo De Cristoforis
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Il patriota milanese Carlo De Cristoforis (1825-1859), veterano delle cinque giornate, economista, pubblicò un celebre testo di teoria militare. Capitano dei Cacciatori delle Alpi, cadeva eroicamente a San Fermo, a soli trentaquattro anni.
Indice |
[modifica] Esordi
Naque a Milano nel 1824, figlio di un professore di lettere che, tra i suoi allievi al liceo, aveva annoverato il Cattaneo e il Cantù e che era stato collaboratore del "Conciliatore".
[modifica] La prima guerra di indipendenza
Combattente alle cinque giornate del 1848 con il Manara. Compagno di Manara anche fra le montagne del Trentino nel 1848.
[modifica] Il ritorno degli Austriaci
Dopo il 1848, nei difficili anni seguiti al rientro degli Austriaci a Milano, si rifugiò negli studi di economia e sociologia. Economista, allievo esterno della Scuola Imperiale d’Applicazione di Stato Maggiore di Parigi, era ritenuto una delle più feconde menti lombarde del tempo. Fautore della teoria del "credito gratuito" del Proudhon, pubblicò, in vita, "Il credito bancario e i contadini (1851)".
Non tralasciò nemmeno l'azione politica, legandosi al cosiddetto “Comitato dell’Olona", guidato dal Carta (quello che aveva stampato il manifesto per cui venne fucilato l’Amatore Scesa). Nel 1853, compromessosi nella fallita insurrezione tentata il 6 febbraio 1853 a Milano, partì esule in Francia, Piemonte e Inghilterra.
[modifica] L'esilio
I fatti contribuirono ad allontanarlo definitivamente dal Mazzini: nel 1856 si arruoloò Sottotenente nella Legione Italiana organizzata in Piemonte ed a Malta dall’Inghilterra per la guerra di Crimea. Nel 1857 si parlò di lui come un possibile partecipante ad una spedizione nel Regno di Napoli cui parteciperebbero ex-mazziniani, quali il Sirtori. Quindi passò Londra nel 1858 quale professore supplente di fortificazioni e topografia nel Collegio Militare di Sumbury e poi professore titolare della stessa disciplina in un altro collegio militare dello Stato Maggiore.
Fra il 1849 e l’agosto 1857 stendeva il libro “Che cosa sia la guerra” (pubblicato solo nel 1860), per preparare i giovani colti all’alto compito d’inquadrare negli eserciti regolari italiani le nuove forze. Egli si mostrava più che mai scettico circa ogni utilizzazione delle forze popolari che non fosse attraverso l’esercito regolare, anzi l’esercito di qualità, sul modello francese, ossia un esercito con soldati a lunga ferma e divenuti alla fine simili a soldati di mestiere e privo di volontari.
[modifica] La seconda guerra di indipendenza
Nel 1859 veniva in Italia per combattere, ma il La Marmora lo credeva un sovversivo e non lo voleva nell’esercito regolare. Non riusciva ad ottenere un posto nello stato maggiore di Garibaldi né in quello dei Cacciatori degli Appennini di cui curava l’organizzazione il generale Ulloa. Si arruolava allora come semplice capitano comandante di compagnia nei Cacciatori delle Alpi cadeva eroicamente a San Fermo il 27 maggio 1859, a soli trentaquattro anni.