Brigate Comuniste
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Le Brigate Comuniste furono un gruppo armato di estrema sinistra formatosi in Lombardia attorno alla pubblicazione del periodico Rosso. Questo periodico a sua volta nacque nel 1973 dopo due importanti avvenimenti di quell'anno: lo scioglimento di Potere Operaio e la decisione da parte di Lotta Continua di non abbandonare la legalità. Alcuni reduci da PotOp ed alcuni membri delusi da LC iniziarono dunque le pubblicazioni di questa rivista attorno alla quale si formò un'area di militanti, di origine soprattutto operaia, che cominciò a compiere le prime azioni armate già dal 1974 firmandosi con sigle come "Lotta Armata per il Comunismo", "Mai Più Senza Fucile" e "Senza Tregua per il Comunismo". Il nome Brigate Comuniste nascerà solo nel 1976 e raggrupperà poi le attività di tali gruppi. Tra le azioni più importanti vanno ricordate il sabotaggio alla Internationa Telephone and Telegraph Corporation di Fizzonasco, nei pressi di Milano, accusata di aver appoggiato il golpe di Pinochet in Cile e l'irruzione alla Face Standard, sempre a Milano.
Suoi obbiettivi principali furono: la lotta al lavoro nero, allo spaccio di droga, contro stazioni delle forze dell'ordine, contro sedi delle Democrazia Cristiana, contro dirigenti d'azienda e soprattutto contro le istituzioni carcerarie, come dimostra la demolizione del costruendo carcere di Bergamo nel 1977. In nessuna di queste azioni vi furono vittime.
L'organizzazione subì una scissione nel 1977 allorché alcuni suoi membri furono tra i fondatori delle Formazioni Comuniste Combattenti. Nei mesi successivi i suoi militanti si dispersero in vari gruppi, soprattutto Proletari Armati per il Comunismo e Prima Linea, sicché nel 1979 il gruppo cessa di esistere.
Le Brigate Comuniste hanno operato in Campania, Emilia-Romagna, Lombardia e Piemonte e per la loro attività sono state inquisite 85 persone.
