Basilide
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Basilide fu uno dei più antichi e importanti esponenti dello gnosticismo. Di origine siriana, visse ed insegnò ad Alessandria d'Egitto tra il 120 d.C. e la metà del secolo.
Le scarse notizie riguardandi la sua vita derivano dagli scritti di Ireneo ed Egemonio:
- Prendendo spunto da costo [Simon Mago e Menandro], Saturnino, che era antiocheno di Dafne, e Basilide esposero dottrine diverse, uno in Siria l'altro ad Alessandria. (Ireneo, Contro le eresie, I, 24)
- C'è stato fra i Persiani un predicatore anche più antico [di Mani], Basilide, non molto tempo dopo i nostri apostoli. (Egemonio, Atti di Archelao, 67).
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[modifica] Opere
Le conoscenze che si hanno delle sue opere derivano dagli scritti, in genere polemici, di scrittori cristiani; Basilide scrisse ventiquattro libri di commento ai Vangeli (Exegetica), un Vangelo di Basilide e sappiamo che compose anche Odi.
[modifica] Dottrina
Il pensiero gnostico di Basilide ci è noto attraverso i testi di Ippolito, di Ireneo, Clemente Alessandrino, Origene ed Eusebio. Basilide faceva derivare il suo insegnamento dall'apostolo Mattia; mentre secondo Clemente da Glaucia, discepolo di Pietro; infine Ireneo lo dice discepolo di Simone Mago e Menandro. Lo gnostico, cui credeva che la fede viene deposta da Dio soltanto nello spirito degli eletti, sostenne che la salvezza era un problema solo dell'anima, con la conseguenza che il corpo poteva soddisfare liberamente i propri desideri (da qui l'accusa di immoralità).
Il sistema dottrinale del pensatore, improntato ad un profondo pessimismo, secondo Ireneo (Contro le eresie, I, 24) si basava su una cosmogonia che vedeva dal Padre ingenerato nascere l'Intelletto, da questo il Logos, dal Logos il Pensiero, dal Pensiero la Sapienza e la Potenza, e da questi ultimi due: virtù, arconti e angeli, creatori del primo cielo. Da questi angeli nacquero altri angeli che costruirono il secondo cielo, e ancora altri angeli che hanno fatto un terzo cielo, poi il quarto, il quinto, fino al trecentosessantacinquesimo. Gli angeli dell'ultimo cielo, con al capo il Dio del Vecchio Testamento crearono il mondo materiale (Kaulakau = speranza su speranza) e gli uomini. Il Padre, vedendo la rovino di tutti gli uomini, sottomessi agli Israeliti protetti dal Dio veterotestamentario, decise di mandare l'Intelletto sotto forma di uomo (Cristo), e secondo Basilide sulla Croce morì non l'Intelletto ma un certo Simone di Cirene, in quanto Cristo stesso lo aveva trasformato “così che si credesse che fosse lui”; mentre Gesù aveva assunto l'aspetti di Simone e “stando ritto in piedi irrideva i crocifissori”, per questo “se qualcuno professa fede nel crocifisso, questi è ancora servo e sotto il potere di quelli che hanno creato i corpi: invece chi lo avrà rinnegato [il crocifisso], è libero dal potere di quelli e conosce la disposizione del Padre ingenerato.
Secondo Ippolito (Confutazioni, VII 20-7), che mette in relazione la gnosi di Basilide con il pensiero filosofico di Aristotele, all'inizio non v'era nulla ma il «Dio che non esisteva» creò il mondo da un seme che già tutto conteneva, in questo seme erano tre «filialità» del Dio supremo, la prima il Nous (Figlio) più perfetta, la seconda il Salvatore (Cristo spirituale), infine la terza ossia la parte divina relegata nel mondo materiale e imprigionata in alcuni uomini. Con la creazione del firmamento venne creato anche «il grande arconte», che credette che il firmamento limite dell'universo, ignorando il Dio supremo e tutto il mondo divino. L'arconte, abitatore dell'ottavo cielo (Ogdade) volle creare un figlio, ma questi era più sapiente e più potente dell'arconte stesso e consigliò l'arconte nella successiva opera di creazione. Dalle semenza nacque un altro arconte, anche lui si creò un figlio più sapiente e potente e creò il settimo cielo (Ebdomade) e proprio questo arconte parlò a Mosè e ispirò i profeti; ma la Redenzione avvenne solo per merito della luce «che scese giù dall'alto, dalla Ogdade, al giglio della Ebdomade, scese giù dalla Ebdomade su Gesù il figlio di Maria e questo, infiammato dalla luce che gli risplendette, ricevette l'illuminazione» e finché tutte le scintille divine non saranno ricongiunte col Padre supremo l'opera non avrà termine.
[modifica] Basilidiani
L'opera di Basilide continuò con suo figlio Isidoro, di cui sappiamo che scrisse un trattato Sull'anima avventizia e una Interpretazione del profeta Parchor. (Clemente Alessandrino).
[modifica] Bibliografia
- A. Hilgenfeld, Die Ketzergeschichte des Urchristentums, Leipzig 1884, p. 195 sgg.
- G. Quispel, L'homme gnostique. La doctrine de Basilide, in «Eranos Jahrbuch» XVI 1948, p. 89 sgg.
- U. Bianchi, Basilide, o del tragico, in «Studi e materiale di storia delle religioni» XXXVIII 1967, p. 78 sgg.
- A. Orbe, Los "apendices" de Basilide. (Un capitulo de filosofia gnostica), in «Gregorianum», LVII 1976, pp. 81-107; 251-84.
- R.M. Grant, Place de Basilide dans la théologie chrétienne ancienne, in «Revue des études augustiniennes» XXV 1979, pp. 81-107; 251-84.
- S Pétrement, Le Dieu séparé. Les origines du gnosticisme, Paris 1984, p. 459 sgg.
- Testi gnostici in lingua greca e latina, a cura di Manlio Simonetti, Milano 1993, p. 131 sgg.
