Actinidia chinensis
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 Il frutto dell'actinidia (kiwi) |
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| Classificazione scientifica | |||||||||||||||||||||
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| Nomenclatura binomiale | |||||||||||||||||||||
| Actinidia chinensis Planch., 1847 |
L'Actinidia chinensis è un albero da frutto originario della Cina, ma largamente coltivato anche in Italia.
Indice |
[modifica] Storia
Le prime notizie su questa specie risalgono all'epoca della dinastia dei Ming (1200 a.C.). In Europa è stata introdotta intorno al 1850. Fra il 1904 e il 1910 è stata diffusa nell'America settentrionale, in Australia e in Nuova Zelanda, mentre in Italia le prime notizie documentate risalgono al 1934 quando compare nell'elenco di alcuni orti botanici. Dopo gli anni '30 è iniziata la coltivazione in frutteti specializzati in Nuova Zelanda e successivamente in California. In Italia la coltura industriale risale al '70 diffusa in Lazio (il basso Lazio è l'area più coltivata), Emilia, Veneto e Piemonte.
[modifica] Biologia
Nell'ambito delle 54 specie esistenti, solo Actinidia chinensis ha assunto importanza, e con minore importanza Actinidia arguta (da infiorescenze lasche e frutti piccoli come l'uva) e Actinidia kolomikta. Le attuali cultivar sono da ascrivere alla specie Actinidia chinensis varietà deliciosa.
L'Actinidia è una specie tendenzialmente policaule allo stato naturale, rampicante e con tralci lunghi (con nodi ed internodi) che si avvolgono attorno ai sostegni. Le radici sono carnose, poco consistenti e si dispongono nello stato più superficiale del terreno. I germogli nella fase iniziale hanno colorazione rossastra e si accrescono rapidamente. Le foglie, di colore verde intenso, lucide nella pagina superiore e tomentose in quella inferiore con peli di forma stellare e sono verde chiaro e hanno degli stomi molto grossi. Le gemme sono inserite all'ascella delle foglie e sono a legno o miste (ogni infiorescenza porta 1-4 fiori); sul tronco e sulle branche ci sono gemme avventizie che si rivelano utili per quando si vuole rinnovare la pianta (in seguito a danni da freddo).
L'Actinidia chinensis è una specie dioica: nei fiori femminili le antere sono atrofizzate, oppure portano polline sterile; nei fiori maschili l'ovario è abortito. Ci sono però cloni della cultivar Hayward con fiori ermafroditi. I fiori sono inseriti all'ascella delle prime 5-8 foglie del germoglio derivato da gemma mista. La fioritura avviene nella seconda metà di maggio con fiori bianchi con 5-8 petali ad impollinazione anemofila ed entomofila (buoni risultati produttivi con 4-6 alveari/ha). Ultimamente si ricorre anche ad impollinazione artificiale con polline raccolto in precedenza, sospeso in soluzioni zuccherine che vengono irrorate sui fiori (poco efficace rispetto ai pronubi).
Il frutto è una bacca che matura a fine ottobre (90-100g a maturità) la buccia di colore bruno-verdastro, tomentosa, la polpa verdastra dove troviamo tanti semi piccoli e neri (oltre 1.000), per raggiungere un calibro commerciale il frutto deve avere più di 500 semi. La polpa è zuccherina (12% di zuccheri totali sul peso secco), acidula, ricca di potassio, fosforo, magnesio e vitamina C. È un frutto climaterico, quindi può essere conservato.
[modifica] Esigenze colturali, allevamento, propagazione
L'Actinidia chinensis è una coltura molto adattabile ma mal sopporta temperature invernali inferiori a 12°C, e gelate primaverili (temperatura minima 10°C tra il 1 aprile e il 30 ottobre). La somma termica è di 1800-2500 gradi. Per questi motivi si è sviluppata più al sud, al nord Italia le coltivazioni devono essere fatte in aree adeguate per evitare abbassamenti termici (zone pedecollinari). Teme i terreni argillosi e quelli calcarei (è una specie calcifuga), mal si adatta al ristagno idrico. Non si fa scasso per evitare di riportare in superficie strati calcarei, si preferisce usare il ripuntatore.
La messa a dimora si fa a fine autunno, dopo aver messo in loco i pali di sostegno, e dove è necessario le reti antigrandine. Di solito si mette una pianta maschile ogni 8 femminili. L'irrigazione richiede dagli 8000-10000 mc/ha d'acqua durante il ciclo vegetativo (irrigazione a goccia o per aspersione), tenendo conto che ha un apparato fogliare molto espanso l'ET è elevata.
A nord fa troppo freddo, al sud troppo caldo e quindi si è concentrata al centro. Un impianto in piena produzione, considerando i frutti e il legno di potatura asporta 85kg di azoto, 25kg di fosforo, 135kg di potassio. Di solito i quantitativi sono inferiori perché il legno di potatura è trinciato e lasciato in loco. Non si concima con azoto a luglio perché si accumulerebbe nei frutti diminuendone la conservabilità. Utile una piccola concimazione azotata a fine raccolta (40-50 unità/ha) per favorire l'accumulo di sostanze di riserva negli organi legnosi e una conseguente migliore ripresa vegetativa.
La raccolta è manuale e si fa quando i frutti hanno raggiunto almeno 6,5 gradi brix (di solito la maturazione avviene 150 gg dopo la fioritura). Un altro indice di maturazione è la consistenza della polpa misurata con penetrometro (resistenza di almeno 60-80 Newton). La maggior parte del prodotto è destinata al consumo fresco, può essere conservato in celle frigorifere a 0-1°C dove viene allontanato l'etilene che farebbe subito maturare il frutto.
Prima l'Actinidia chinensis era propagata per seme e le piante ottenute erano innestate in vivaio (da marzo a giugno) con innesto a marza (spacco semplice e doppio) e innesto a gemma (alla maiorchina a fine agosto). La riproduzione per seme trova impiego solo nel miglioramento genetico (si ottiene il 50% di piante maschili). Oggi l'Actinidia chinensis si propaga per autoradicazione e micropropagazione (per via meristematica). Nel primo caso si usano talee legnose o semilegnose (con l'uso di ormoni rizogeni). La micropropagazione è molto usata entrano in ritardo in produzione, tale inconveniente è stato risolto tenendo le piante un anno in più in vivaio (le piante ottenute per via meristematica resistevano di più alle basse temperature). Le forme di allevamento più usate sono quelle a controspalliera (4 m tra le file) oppure a doppia pergoletta (4,5-5 m tra le file). Il più diffuso però rimane il tendone (4-5 m tra le file a seconda della facilità di esecuzione delle varie operazioni colturali). Sulla fila 3,5-4 m per la pergoletta, 4-5 m per il tendone, per la controspalliera basta 1 m. In Italia si coltiva a pergoletta a nord e a tendone al sud. Nel tendone le piante sono disposte a quadrato con una altezza da terra di 1,8-2 m.
Con la potatura di produzione si eliminano i capi a frutto che hanno già prodotto e si lasciano quelli che si sono sviluppati alla loro base. Si lasciano 10-14 gemme per tralcio (una carica complessiva di 100.000-140.000 gemme/ha). La potatura verde è fondamentale per questa specie e consiste nell'eliminare succhioni, diradare la vegetazione e cimare i germogli fruttiferi (5-6 foglie dall'ultimo frutto) al fine di favorire la pezzatura dei frutti. Le superfici destinate a kiwi in Italia sono al massimo. Comunque si coltivi il Kiwi produce sempre 200-250q/ha e oggi che gli appezzamenti sono molti il prezzo è sceso (l'imprenditore preferisce fare l'uva da tavola che costa un po' meno ma produce il doppio).
[modifica] Cultivar
- Maschili
- Matua: fioritura scalare 5 giorni prima di Haiward
- Tomuri: fioritura scalare 3 giorni prima di Haiward
- Femminili
- Hayward: lenta entrata in produzione, elevata rusticità, fioritura a fine maggio, polpa verde, frutti 90-100g, buona conservabilità, matura i primi di novembre
- Abbott: frutti 65-75g, poco serveboli, matura 10 giorni prima di Hayward
- Bruno, Allison, Elmwood
Si può dire che è l'unica specie monovarietale perché si coltiva solo la prima.
| Paese | Sup. coltivata | Produzione |
|---|---|---|
| Nuova Zelanda | 25.000 ha | 3.000.000 q |
| Italia | 20.000 ha | 2.500.000 q |
| U.S.A. | 3.500 ha | 500.000 q |
| Francia | 6.500 ha | 600.000 q |
[modifica] Curiosità
I felini, in special modo i gatti, sono attratti da questa pianta.
Commons contiene file multimediali su Actinidia chinensis
